Guerra: nuoce gravemente alla salute

02 ottobre 2003
Aggiornamenti e focus

Guerra: nuoce gravemente alla salute



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Le istituzioni governative negano l'esistenza della sindrome, ma è un dato di fatto che circa 160 mila veterani negli Stati Uniti - il 28% del totale - è stato inserito nei registri dei pazienti in cura dopo il conflitto del Golfo e al 46% del totale, 260 mila circa, è stata riconosciuta un'invalidità. Dati di molto superiori rispetto ai veterani della guerra del Vietnam. Non solo. Di recente il Dipartimento federale Americano dei reduci di guerra ha accettato di indennizzare 40 ex combattenti che soffrono di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), malattia presente nei veterani della guerra del Golfo con una percentuale doppia rispetto a quella del resto della popolazione. Ma è veramente così? Per confermare questi dati epidemiologici sull'ultimo numero di Neurology sono state pubblicate due ricerche che sono arrivate ad un'unica conclusione: le truppe "scese in campo" durante la guerra del Golfo del 1991 sono state esposte a sostanze che hanno danneggiato il sistema nervoso. Il dibattito è aperto.

Casi raddoppiati


I risultati sono piuttosto evidenti - secondo Ronnie Horner, autore di una delle due ricerche -. Il rischio di SLA, nei dieci anni successivi alla guerra, è approssimativamente raddoppiato. Tradotto in numeri significano 40 casi sui 700000 militari statunitensi schierati. Un numero piuttosto basso, compatibilmente con la rarità della malattia. Mancando oltretutto la causa specifica è difficile anche stabilire quale grado di preoccupazione debbano avere i reduci. La malattia, detta anche di Lou Gehrig dal nome di un noto giocatore di baseball statunitense colpito dal morbo, uccide i motoneuroni, le cellule del SNC effettrici del movimento. I pazienti si indeboliscono progressivamente ed sviluppno anche complicazioni respiratorie, un quadro che li conduce alla morte al massimo in sei anni. Il 10% dei casi sono ereditari, il rimanente 90% è classificato come sporadico, cioè di causa ignota. Ecco perché l'incidenza di casi di SLA tra i reduci della guerra del Golfo apre le porte alla possibilità di identificare un vettore della malattia. Ma ancora - sostengono i ricercatori - siamo lontani dalle cause. I dati emersi dalle interviste ai soldati devono essere ancora sviscerati, ma potrebbe non trattarsi di un unico agente responsabile, bensì di più agenti che hanno interagito in un breve intervallo di tempo. Il sospetto di Haley - autore della seconda ricerca - è che si possa trattare di gas nervino, presente in gran quantità nei depositi di armi chimiche irachene.

Colpa del Sarin?


Secondo una stima pubblicata nel giugno 2003 dal General Accounting Office statunitense l'esposizione delle truppe al Sarin sarebbe stata tre volte superiore a quella stimata dal Pentagono e questo a causa della demolizione di un deposito di gas nervino. Un numero superiore di soldati sarebbe così stato esposto. Già in passato era stata considerata l'ipotesi che la SLA fosse legata all'esposizione a pesticidi ed erbicidi ed il Sarin altro non è se non un pesticida umano. Inoltre è ormai assodato che anche un'esposizione blanda può causare danni cerebrali, in particolare in persone con una suscettibilità genetica. Non è da escludere così - secondo i ricercatori - che la SLA sia l'ultimo stadio della sindrome del Golfo. I dati a disposizione - riepiloga Haley - sono casi di sindrome del Golfo causati da un'agente nervino e una epidemia contenuta di Sla nei soggetti già con la sindrome. L'associazione viene da sé. I veterani colpiti dalla malattia si distinguono, poi, dalla maggiornaza dei pazienti per la giovane età; non è da escludere, quindi, che i casi possano aumentare con l'avanzare degli anni. Ma resta una malattia rara - concludono gli autori.

Pericolo ma limitato

Una nota di cautela viene, così, dall'editoriale che accompagna gli studi. Il numero dei casi di SLA è piuttosto basso e il fatto che il rischio dei veterani raddoppi non lo rende in ogni caso particolarmente cospicuo. L'esempio dell'editoriale rende l'idea. Se le possibilità di vincere la lotteria sono di una su un milione e qualcuno la raddoppia con un secondo biglietto, le nuove possibilità non aumentano così significativamente. Basterebbe - aggiunge l'editorialista - che qualche caso di SLA nel gruppo controllo fosse stato perso per rendere i numeri irrilevanti. Come a dire che la strada da percorrere per verificare i dati e capire di più sulla malattia è ancora lunga.

Marco Malagutti



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