L'integratore fa gioco di squadra

23 febbraio 2005
Aggiornamenti e focus

L'integratore fa gioco di squadra



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Molti guardano alle bevande da sportivi con un certo scetticismo, altri con fideistica adesione, tanto da ritenerle fondamentali anche per le prestazioni amatoriali. Di fatto queste bevande si distinguono dall'acqua minerale, per fare un esempio, perché contengono sia elettroliti (sodio, potassio eccetera) sia carboidrati, cioè zuccheri più o meno complessi. La ratio dell'aggiunta di carboidrati è articolata: nel caso delle attività di fondo, si ritiene che l'apporto di zuccheri migliori la capacità di risintetizzare l'ATP, una delle "macchine" con cui i muscoli producono energia, così da mantenere anche costante il livello di glucosio nel sangue (niente crisi ipoglicemica, in parole povere); nel caso degli sforzi brevi ma intensi, invece, l'apporto di carboidrati farebbe risparmiare il glicogeno muscolare, cioè la sostanza che è deputata a immagazzinare energia per il lavoro. Ora però potrebbe esserci di più: il ricorso a queste integrazioni durante l'esercizio potrebbe migliorare anche le prestazioni del sistema nervoso centrale, e quindi coordinazione, abilità motorie eccetera.

Corse, salti e sorsi


L'ipotesi è stata messa alla prova in una ricerca, a onor del vero sponsorizzata da uno dei maggiori produttori di integratori. Per la valutazione sono stati selezionati due gruppi di giovani, 10 donne e 10 uomini, abitualmente praticanti di sport di squadra. Per simulare la "partita", le persone dovevano compiere un certo numero di sforzi diversi, dal camminare al correre, compiere degli scatti e saltare almeno all'80% della loro capacità. La differenza tra le diverse attività era stabilita in base al consumo di ossigeno. Proprio come nelle competizioni, l'esercizio prevedeva delle pause durante le quali gli atleti potevano bere l'integratore o un placebo dal gusto identico, in quantità variabili da 5 ml per kg di peso a 8 ml/kg. Durante le soste e dopo il ristoro, si procedeva a una serie di test che misuravano l'efficienza del sistema nervoso centrale e di quello periferico: sprint di 20 metri, salti ma anche questionari per stabilire lil tono dell'umore, test per le funzioni cognitive, le abilità motorie, la precisione nei salti.

Anche l'umore migliora


In effetti qualche differenza si è vista: rispetto al placebo il drink ai carboidrati ha fatto sì che gli atleti mostrassero maggiore forza negli sprint di 20 metri, capacità di saltare più in alto miglioramento dell'umore e dell'abilità motoria verso la fine della simulazione, cioè nel momento in cui le prestazioni decadono significativamente. I risultati sono stati al limite della significatività. Che cosa aggiunge quindi questo studio? Intanto che vi è un miglioramento anche di altri aspetti diversi dalla pura forza muscolare e che questo avviene anche nella dinamica degli sport di squadra, come il basket o il volley, che non possono essere riportati né agli sport di fondo, come il ciclismo su strada o lo sci nordico, né agli sport di pura potenza come il salto con l'asta. Attenzione, però: quella che è stata dimostrato è una diminuzione della perdita di prestazioni, non che le prestazioni non calano per nulla: per i miracoli bisogna attrezzarsi.

Maurizio Imperiali



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