08 giugno 2005
Aggiornamenti e focus
Contro una cultura permissiva
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Il doping nello sport di alto livello rappresenta un problema che le organizzazioni nazionali e le Federazioni internazionali competenti cercano di debellare. Con successo? Non del tutto stando ai numeri statunitensi e alle ultime denunce secondo le quali si inizia a "caricare" i bambini di 11 anni per costruire atleti da olimpiade. In Italia i numeri ufficiali sono piuttosto bassi ma non è da escludere l'esistenza di molti casi sommersi. A conferma dell'entità del problema Medscape ha intervistato Andrew Pipe, un accademico canadese che ha lavorato come medico in 5 olimpiadi. Chi meglio di lui può conoscere la situazione? La denuncia è evidente. Da una parte l'abuso di steroidi come problema crescente, dall'altra l'assenza di test adeguati e di punizioni esemplari per gli atleti colpevoli.
Come noto gli steroidi anabolizzanti sono derivati sintetici del testosterone, l'ormone naturale maschile prodotto dai testicoli, studiati per stimolare la crescita muscolare, minimizzando gli effetti mascolinizzanti. Vengono usati dai professionisti di molte discipline per aumentare le performance sportive. Incrementano la massa muscolare, la forza e la capacità di sostenere sforzi intensi e di lunga durata, mentre non aumentano la capacità aerobica. I rischi? Dipende, dice Pipe, dalla natura dello steroide, dal metodo di assunzione e dal dosaggio. L'aspetto più evidente è dato dai problemi epatici. Gli anabolizzanti, soprattutto se assunti per bocca, possono determinare colestasi e ittero. Non solo, l'utilizzo per lunghi periodi sembra avere una correlazione positiva con l'insorgenza dell'adenocarcinoma del fegato. Ma sono noti, insiste il medico canadese, anche associazioni con i bassi livelli di colesterolo buono e fenomeni minori come l'acne. Infine sono segnalati molti casi di malattie cardiovascolari precoci. Può bastare? L'atteggiamento di chi intraprende una simile pratica dopante è quello di dire "Conosco un sacco di gente che usa questi prodotti e non ho mai visto simili conseguenze. E in più vanno così forte!". Inoltre manca l'esperienza clinica necessaria per sostenere in modo certo e definitivo alcuni degli effetti collaterali. Ci possono volere 10-20 anni di uso continuato di steroidi anabolizzanti ad alti dosaggi per vedere differenze. In più il fenomeno è evidentemente sommerso e sottaciuto per cui più complesso da studiare per i clinici. Il medico però può accorgersi di qualcosa che non va nel verso giusto dall'aumento improvviso del peso e della taglia fisica nonché dalla comparsa di acne in persone che prima non ne avevano mai nemmeno sentito parlare e ben lontane dalla pubertà. Ma anche l'aggressività aumentata è un tipico segnale. Il ruolo dei medici in questo senso è fondamentale, in particolare per quegli sport in cui esistono regole molto chiare sull'uso di farmaci. Il medico sportivo, dice a gran voce Pipe, ha la grossa responsabilità di incoraggiare uno sport sano e scelte leali. Invece, purtroppo, spesso sono i medici a prescrivere le sostanze dopanti.
E i test come dovrebbero essere fatti? Secondo il medico canadese le organizzazioni professionali sportive dovrebbero avvalersi di approcci al controllo del doping analoghi a quelli utilizzati per gli atleti olimpici. Un'agenzia indipendente, come la ben nota Wada, che si occupi sia del test sia delle sanzioni. Questa sarebbe una maniera per avere programmi di alta qualità e test di alta qualità. Al momento, infatti, il fenomeno è più diffuso di quanto si creda. E non esiste un doping sicuro. Sempre che si voglia, sottolinea Pipe, che lo sport resti competizione tra atleti in carne e ossa e non tra farmacologi. L'aspetto più inquietante, sostiene Pipe, è la sola idea che il doping venga somministrato già ai bambini con una struttura ossea ancora in formazione, con i rischi che questo comporta, come per esempio l'impossibilità di raggiungere la loro altezza definitiva in un'età particolarmente cruciale. Mentre lo sport, conclude, dovrebbe essere un'opportunità per migliorare la salute. Già dovrebbe...
Marco Malagutti
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Rischi da steroidi
Come noto gli steroidi anabolizzanti sono derivati sintetici del testosterone, l'ormone naturale maschile prodotto dai testicoli, studiati per stimolare la crescita muscolare, minimizzando gli effetti mascolinizzanti. Vengono usati dai professionisti di molte discipline per aumentare le performance sportive. Incrementano la massa muscolare, la forza e la capacità di sostenere sforzi intensi e di lunga durata, mentre non aumentano la capacità aerobica. I rischi? Dipende, dice Pipe, dalla natura dello steroide, dal metodo di assunzione e dal dosaggio. L'aspetto più evidente è dato dai problemi epatici. Gli anabolizzanti, soprattutto se assunti per bocca, possono determinare colestasi e ittero. Non solo, l'utilizzo per lunghi periodi sembra avere una correlazione positiva con l'insorgenza dell'adenocarcinoma del fegato. Ma sono noti, insiste il medico canadese, anche associazioni con i bassi livelli di colesterolo buono e fenomeni minori come l'acne. Infine sono segnalati molti casi di malattie cardiovascolari precoci. Può bastare? L'atteggiamento di chi intraprende una simile pratica dopante è quello di dire "Conosco un sacco di gente che usa questi prodotti e non ho mai visto simili conseguenze. E in più vanno così forte!". Inoltre manca l'esperienza clinica necessaria per sostenere in modo certo e definitivo alcuni degli effetti collaterali. Ci possono volere 10-20 anni di uso continuato di steroidi anabolizzanti ad alti dosaggi per vedere differenze. In più il fenomeno è evidentemente sommerso e sottaciuto per cui più complesso da studiare per i clinici. Il medico però può accorgersi di qualcosa che non va nel verso giusto dall'aumento improvviso del peso e della taglia fisica nonché dalla comparsa di acne in persone che prima non ne avevano mai nemmeno sentito parlare e ben lontane dalla pubertà. Ma anche l'aggressività aumentata è un tipico segnale. Il ruolo dei medici in questo senso è fondamentale, in particolare per quegli sport in cui esistono regole molto chiare sull'uso di farmaci. Il medico sportivo, dice a gran voce Pipe, ha la grossa responsabilità di incoraggiare uno sport sano e scelte leali. Invece, purtroppo, spesso sono i medici a prescrivere le sostanze dopanti.
Giovani da tutelare
E i test come dovrebbero essere fatti? Secondo il medico canadese le organizzazioni professionali sportive dovrebbero avvalersi di approcci al controllo del doping analoghi a quelli utilizzati per gli atleti olimpici. Un'agenzia indipendente, come la ben nota Wada, che si occupi sia del test sia delle sanzioni. Questa sarebbe una maniera per avere programmi di alta qualità e test di alta qualità. Al momento, infatti, il fenomeno è più diffuso di quanto si creda. E non esiste un doping sicuro. Sempre che si voglia, sottolinea Pipe, che lo sport resti competizione tra atleti in carne e ossa e non tra farmacologi. L'aspetto più inquietante, sostiene Pipe, è la sola idea che il doping venga somministrato già ai bambini con una struttura ossea ancora in formazione, con i rischi che questo comporta, come per esempio l'impossibilità di raggiungere la loro altezza definitiva in un'età particolarmente cruciale. Mentre lo sport, conclude, dovrebbe essere un'opportunità per migliorare la salute. Già dovrebbe...
Marco Malagutti
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