04 aprile 2008
Aggiornamenti e focus
Incontinenza da definire
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L'incontinenza urinaria è un disturbo piuttosto frequente nella popolazione femminile, che riguarda in funzione delle casistiche fino al 55% delle donne. Se l'esito è alla fine lo stesso, cioè l'emissione involontaria di urina, le cause sono diverse e, a seconda della causa è possibile attuare interventi efficaci. A oggi si conoscono diverse forme di incontinenza: da sforzo, da percezione continua dello stimolo, che tecnicamente si chiama anche mitto urgente, una forma mista, che comprende le due precedenti, l'incontinenza da superflusso, dovuta alla pressione dell'urina all'interno della vescica dopo che questa si è distesa al massimo della capacità e che di norma è dovuta alla presenza di un'ostruzione, per esempio il prolasso degli organi interni della pelvi. Infine vi è l'incontinenza funzionale, spesso dovuta a deficit cognitivi o a difficoltà motorie, ma che non è detto che si accompagni a problemi delle basse vie urinarie (è evidente che se una persona ha forti difficoltà a camminare è possibile che non riesca a trattenersi fino a raggiungere il bagno).
Anche senza ricorrere ai test urologici più complessi, anche la visita da parte del medico di medicina generale, ricorda un articolo della rivista statunitense JAMA, può arrivare a identificare correttamente la natura del disturbo. Per cominciare, aiuta molto la stessa epidemiologia: le più frequenti sono l'incontinenza da sforzo, il mitto urgente e quella mista; inoltre, nelle donne più giovani, dalla mezza età a scendere, la più frequente è la forma da sforzo, con circa i due terzi dei casi. Col crescere dell'età, invece, aumenta la frequenza del mitto urgente e nelle più anziane questa forma e quella mista costituiscono fino ai tre quarti dei casi diagnosticati. Detto questo, distinguere tra le due forme, anche prima della visita dello specialista è fattibile, anche attraverso alcune domande ben poste. Per esempio chiedere se le perdite si verificano quando si tossisce o si starnutisce, o quando si sollevano dei pesi. Una risposta affermativa è predittiva del fatto che si tratti di incontinenza da sforzo: così come è indicativa del mitto urgente la risposta affermativa alla domanda se le perdite sono precedute o accompagnate da uno stimolo particolarmente forte. Ovviamente sono stati sviluppati diversi questionari che consentono di distinguere anche situazioni meno nette. Un altro aspetto da valutare è la quantità delle perdite: nell'incontinenza da sforzo sono generalmente contenute, mentre sono più abbondanti nel mitto urgente; tuttavia è evidente che la quantità di urine perse durante un episodio di incontinenza dipende anche da altri fattori come la quantità di urina presente nella vescica. Peraltro, sulla base dei questionari è assai più facile individuare con certezza la presenza del mitto urgente, mentre per l'incontinenza da sforzo il valore è inferiore, soprattutto se si hanno risposte negative.
Già più utile, in questi casi è attuare un semplice test che consiste nel far tossire la paziente o nel farle praticare la manovra di Valsalva, che consiste nell'espellere aria dai polmoni tenendo chiusi naso e bocca. In questo caso se il test è positivo, si ha la perdita, è molto probabile che vi sia un incontinenza da sforzo, resta però il fatto che un'eventuale assenza di perdite durante il test non la esclude. L'esame ginecologico standard, per il controllo della pelvi, e del tono dei muscoli del pavimento pelvico è senz'altro utile, soprattutto per verificare se l'incontinenza non possa essere dovuta a un prolasso. Massima attenzione, comunque, va posta quando si tratta di donne molto anziane e quando si sospetta che possa trattarsi di incontinenza da superflusso. Infatti, i trattamenti standard del mitto urgente possono essere controproducenti e condurre alla ritenzione.
Sveva Prati
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Anche un test semplice è utile
Anche senza ricorrere ai test urologici più complessi, anche la visita da parte del medico di medicina generale, ricorda un articolo della rivista statunitense JAMA, può arrivare a identificare correttamente la natura del disturbo. Per cominciare, aiuta molto la stessa epidemiologia: le più frequenti sono l'incontinenza da sforzo, il mitto urgente e quella mista; inoltre, nelle donne più giovani, dalla mezza età a scendere, la più frequente è la forma da sforzo, con circa i due terzi dei casi. Col crescere dell'età, invece, aumenta la frequenza del mitto urgente e nelle più anziane questa forma e quella mista costituiscono fino ai tre quarti dei casi diagnosticati. Detto questo, distinguere tra le due forme, anche prima della visita dello specialista è fattibile, anche attraverso alcune domande ben poste. Per esempio chiedere se le perdite si verificano quando si tossisce o si starnutisce, o quando si sollevano dei pesi. Una risposta affermativa è predittiva del fatto che si tratti di incontinenza da sforzo: così come è indicativa del mitto urgente la risposta affermativa alla domanda se le perdite sono precedute o accompagnate da uno stimolo particolarmente forte. Ovviamente sono stati sviluppati diversi questionari che consentono di distinguere anche situazioni meno nette. Un altro aspetto da valutare è la quantità delle perdite: nell'incontinenza da sforzo sono generalmente contenute, mentre sono più abbondanti nel mitto urgente; tuttavia è evidente che la quantità di urine perse durante un episodio di incontinenza dipende anche da altri fattori come la quantità di urina presente nella vescica. Peraltro, sulla base dei questionari è assai più facile individuare con certezza la presenza del mitto urgente, mentre per l'incontinenza da sforzo il valore è inferiore, soprattutto se si hanno risposte negative.
Attenzione nella terza età
Già più utile, in questi casi è attuare un semplice test che consiste nel far tossire la paziente o nel farle praticare la manovra di Valsalva, che consiste nell'espellere aria dai polmoni tenendo chiusi naso e bocca. In questo caso se il test è positivo, si ha la perdita, è molto probabile che vi sia un incontinenza da sforzo, resta però il fatto che un'eventuale assenza di perdite durante il test non la esclude. L'esame ginecologico standard, per il controllo della pelvi, e del tono dei muscoli del pavimento pelvico è senz'altro utile, soprattutto per verificare se l'incontinenza non possa essere dovuta a un prolasso. Massima attenzione, comunque, va posta quando si tratta di donne molto anziane e quando si sospetta che possa trattarsi di incontinenza da superflusso. Infatti, i trattamenti standard del mitto urgente possono essere controproducenti e condurre alla ritenzione.
Sveva Prati
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