12 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
L'autogestione funziona
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In diverse situazioni patologiche di tipo cronico, come nell'asma o nel diabete, è dimostrato che sono efficaci anche interventi di autogestione per aiutare il malato nella soluzione dei problemi. Lo stesso vale nel sesso maschile per i sintomi delle basse vie urinarie, come i disturbi minzionali relativi a svuotamento e riempimento. Disturbi che affliggono molti uomini soprattutto dopo i 65 anni, quando arrivano a riguardarne la metà, e che comportano limitazioni delle attività quotidiane e riduzione della qualità di vita. Secondo uno studio di autori londinesi l'autogestione insegnata a pazienti con questi sintomi può essere molto efficace come prima linea, più dell'approccio standard basato in prima battuta sull'atteggiamento di vigile attesa: questo ovviamente esclusi i casi con indicazione assoluta alla chirurgia, come ritenzione persistente, sintomatologia severa o disfunzione renale.
Durante la fase di vigile attesa, che in genere sfocia in una progressione di trattamenti farmacologici e anche chirurgici, di routine vengono consigliate modificazioni dello stile di vita che contribuiscano a migliorare la situazione. Per questo gli autori dello studio, pubblicato sul Bmj, hanno messo a punto uno specifico programma di training che raccoglie le raccomandazioni internazionali in materia, con l'obiettivo di ridurre la sintomatologia ed eliminare o dilazionare l'escalation terapeutica. Questo anche per rispondere meglio, come ricorda l'editoriale di commento, alla crescente esigenza dei pazienti di avere un ruolo anche attivo nella gestione della salute, e alla preferenza nel caso specifico per misure conservative nel timore di effetti indesiderati delle terapie, in particolare sulla funzionalità sessuale (per questo molti uomini inizialmente non si rivolgono al medico).
I 140 partecipanti al trial randomizzato, tutti over 40 con sintomi non complicati e avviati a controlli urologici specialistici dai loro medici di famiglia sono stati divisi in due gruppi, trattati uno con solo approccio standard e l'altro con approccio standard più autogestione. I secondi suddivisi in piccoli sottogruppi hanno seguito alcune sessioni nelle quali sono stati istruiti a modificazioni dello stile di vita e comportamentali: come assicurare un apporto di liquidi adeguato, ridurre l'assunzione in situazioni come lunghi spostamenti o la sera prima di dormire, preferire bevande decaffeinate, evitare o diminuire gli alcolici di sera se la minzione notturna è fastidiosa, effettuare tecniche (come pressione perineale o esercizi del pavimento pelvico) per aumentare la durata o il volume della minzione, assicurarsi che lo svuotamento sia completo, scongiurare la presenza di stipsi; erano previsti poi l'informazione sui disturbi urinari e i sintomi di ipertrofia prostatica benigna, la rassicurazione sull'assenza di evidenze riscontrabili di tumore prostatico ed eventuali aggiustamenti di altre terapie con effetti sul sistema urinario.
Le valutazioni a tre, sei e dodici mesi hanno mostrato l'efficacia dell'aggiunta del self-management, in misura doppia rispetto a quanto osservato per i sintomi in studi randomizzati con farmaci contro placebo; gli insuccessi terapeutici (con peggioramento dei sintomi e necessità di ricorrere ai farmaci) sono stati molto inferiori, i sintomi sono stati meno severi e i soggetti meno preoccupati e con una migliore qualità di vita. Una spiegazione del successo dell'intervento è anche che gli effetti in questo caso sono immediatamente evidenti e questo innesca un circolo virtuoso, a differenza di quanto avviene per le modificazioni dello stile di vita in altre condizioni, per esempio l'ipertensione. Peraltro solo il 20% dei trattati unicamente con approccio standard è ricorso in seguito a terapia medica o chirurgica; lo studio presenta poi alcuni limiti, come il fatto che nel gruppo con intervento di autogestione ci fossero soggetti più istruiti che nell'altro. I risultati vanno ora confermati da un trial multicentrico.
Elettra Vecchia
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Ritardare l'escalation terapeutica
Durante la fase di vigile attesa, che in genere sfocia in una progressione di trattamenti farmacologici e anche chirurgici, di routine vengono consigliate modificazioni dello stile di vita che contribuiscano a migliorare la situazione. Per questo gli autori dello studio, pubblicato sul Bmj, hanno messo a punto uno specifico programma di training che raccoglie le raccomandazioni internazionali in materia, con l'obiettivo di ridurre la sintomatologia ed eliminare o dilazionare l'escalation terapeutica. Questo anche per rispondere meglio, come ricorda l'editoriale di commento, alla crescente esigenza dei pazienti di avere un ruolo anche attivo nella gestione della salute, e alla preferenza nel caso specifico per misure conservative nel timore di effetti indesiderati delle terapie, in particolare sulla funzionalità sessuale (per questo molti uomini inizialmente non si rivolgono al medico).
I 140 partecipanti al trial randomizzato, tutti over 40 con sintomi non complicati e avviati a controlli urologici specialistici dai loro medici di famiglia sono stati divisi in due gruppi, trattati uno con solo approccio standard e l'altro con approccio standard più autogestione. I secondi suddivisi in piccoli sottogruppi hanno seguito alcune sessioni nelle quali sono stati istruiti a modificazioni dello stile di vita e comportamentali: come assicurare un apporto di liquidi adeguato, ridurre l'assunzione in situazioni come lunghi spostamenti o la sera prima di dormire, preferire bevande decaffeinate, evitare o diminuire gli alcolici di sera se la minzione notturna è fastidiosa, effettuare tecniche (come pressione perineale o esercizi del pavimento pelvico) per aumentare la durata o il volume della minzione, assicurarsi che lo svuotamento sia completo, scongiurare la presenza di stipsi; erano previsti poi l'informazione sui disturbi urinari e i sintomi di ipertrofia prostatica benigna, la rassicurazione sull'assenza di evidenze riscontrabili di tumore prostatico ed eventuali aggiustamenti di altre terapie con effetti sul sistema urinario.
Efficacia doppia rispetto ai farmaci
Le valutazioni a tre, sei e dodici mesi hanno mostrato l'efficacia dell'aggiunta del self-management, in misura doppia rispetto a quanto osservato per i sintomi in studi randomizzati con farmaci contro placebo; gli insuccessi terapeutici (con peggioramento dei sintomi e necessità di ricorrere ai farmaci) sono stati molto inferiori, i sintomi sono stati meno severi e i soggetti meno preoccupati e con una migliore qualità di vita. Una spiegazione del successo dell'intervento è anche che gli effetti in questo caso sono immediatamente evidenti e questo innesca un circolo virtuoso, a differenza di quanto avviene per le modificazioni dello stile di vita in altre condizioni, per esempio l'ipertensione. Peraltro solo il 20% dei trattati unicamente con approccio standard è ricorso in seguito a terapia medica o chirurgica; lo studio presenta poi alcuni limiti, come il fatto che nel gruppo con intervento di autogestione ci fossero soggetti più istruiti che nell'altro. I risultati vanno ora confermati da un trial multicentrico.
Elettra Vecchia
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