La terapia del carcinoma

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

La terapia del carcinoma



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Negli ultimi vent'anni il tasso di sopravvivenza per il carcinoma della prostata è aumentato considerevolmente dal 67% all'89%, e questo è dovuto, oltreché a una maggiore educazione del pubblico e alle nuove tecniche diagnostiche, a una terapia più aggressiva.
Decidere quale sia il trattamento migliore non è sempre semplice e occorre prendere in considerazione diversi fattori, i più importanti dei quali sono senz'altro l'età del paziente, le sue condizioni generali e il grado e lo stadio del tumore. Questi ultimi due parametri indicano le probabilità che il tumore metastatizzi e se questo si è già diffuso al di fuori della prostata. Va anche detto che, poiché il carcinoma prostatico evolve spesso lentamente, il medico potrebbe ritenere opportuno non procedere subito ad alcun trattamento, preferendo sottoporre il paziente a controlli periodici per rilevare tempestivamente l'eventuale diffusione del tumore.

Il trattamento chirurgico


Si distinguono quattro tipi di trattamento per il cancro della prostata, la cui scelta è funzione sia della dimensioni del tumore sia della sua eventuale diffusione.

Resezione transuretrale
Si tratta di un trattamento inevitabile per rimuovere quella parte di tumore che ostruisce l'uretra, il canale che trasporta l'urina dalla vescica al pene. Dopo l'intervento si è di nuovo in piedi nel giro di 24 ore. Un sondino o catetere verrà collocato in vescica per drenare l'urina in un apposito sacchetto.

Prostatectomia radicale
Si tratta dell'eliminazione totale della prostata per via chirurgica. Questa procedura si esegue di solito solo nei casi in cui il carcinoma non si sia diffuso ad altri organi e in pazienti di età inferiore a 70 anni. È piuttosto frequente il ricorso alla terapia ormonale prima dell'intervento per far "indietreggiare" il tumore, cioè ridurne il volume, e rendere così più semplice l'intervento.

Orchiectomia
Si tratta dell'asportazione di uno o di entrambi i testicoli, riducendo in tal modo la concentrazione dell'ormone sessuale maschile, il testosterone. L'intervento è piuttosto semplice, eseguibile ambulatorialmente in anestesia locale. Si tratta spesso del trattamento più indicato per i pazienti di età avanzata che non hanno alcun desiderio di condurre una vita sessuale attiva. La terapia ormonale, di cui si parlerà in seguito, può sostituire l'orchiectomia chirurgica, anche se la maggior parte dei farmaci ha gli stessi effetti collaterali.

Criochirurgia
La tecnica di criochirurgia consiste nell'inserimento di 5-7 aghi dentro la prostata fino a coprire tutta la zona tumorale da distruggere. Gli aghi vengono poi sostituiti da alcuni dilatatori per permettere l'ingresso di sonde che provocano il raffreddamento, che uccide le cellule tumorali all'interno della ghiandola. Il tutto, eseguito in anestesia peridurale viene controllato con ecografia per essere certi che siano stati distrutti tutti i tessuti tumorali. L'intervento dura circa 45 minuti, il paziente viene dimesso il giorno dopo, e dovrà portare solamente un catetere per 1-2 settimane.

La radioterapia


La radioterapia consiste nell'uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali, cercando al tempo stesso di danneggiare il meno possibile le cellule normali. Il trattamento radioterapico del carcinoma della prostata prevede di solito l'irradiazione esterna, ma in alcuni casi si può procedere anche a irradiazione interna. Anzi, di quest'ultima tecnica, nota come brachiterapia, è stata decantata l'efficacia, all'ultimo Congresso europeo di urologia a Vienna. La brachiterapia si applica impiantando nella ghiandola prostatica piccolissimi "semi" radioattivi che rilasciano dosi molto elevate di radiazioni, in grado di distruggere il tumore senza danneggiare le strutture adiacenti alla ghiandola. Vengono così preservate in molti casi le funzioni sessuali e si evita l'incontinenza, due tra i più comuni effetti collaterali. Si tratta di una tecnica ancora poco utilizzata solo il 5% dei pazienti della penisola (contro il 15% di altri Paesi europei) ha oggi la possibilità di avere a disposizione questa alternativa di cura. Il 95% dei pazienti, dunque, viene ancora trattato con terapia chirurgica tradizionale o con radiazioni esterne.

L'ormonoterapia

La crescita del carcinoma della prostata è legata all'attività del testosterone, l'ormone sessuale maschile. Riducendo il livello di testosterone in circolo è possibile rallentare la crescita o ridurre le dimensioni del tumore e spesso i sintomi scompariranno completamente. Un tipo comune di terapia ormonale consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano la secrezione degli ormoni maschili da parte dei testicoli. Questi preparati si chiamano down-regulator ipofisari e si somministrano per iniezione sotto cute, di norma in combinazione con anti-androgeni in compresse, in quanto si ritiene che il trattamento misto sia più efficace. Gli anti-androgeni (ciproterone acetato, flutamide) sono sostanze che inibiscono la secrezione degli ormoni da parte dei testicoli. Inevitabilmente quasi tutte le terapie ormonali causano l'impotenza sessuale, che normalmente si protrae per tutta la durata del trattamento.

Chemioterapia

Consiste nell'impiego di particolari farmaci anticancro, detti citotossici o antiblastici, per distruggere le cellule tumorali. ma e' meno usata per il trattamento del carcinoma prostatico rispetto agli altri tumori.

Marco Malagutti



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