10 novembre 2004
Aggiornamenti e focus
Un infuso di benessere
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Il rimedio della nonna per eccellenza, la panacea di tutti i dolori mestruali, di pancia e di stomaco, la camomilla torna alla ribalta, con le sue proprietà ora scientificamente dimostrata. Oscurata dalle moltissime altre erbe attualmente in uso nella fitoterapia, questo infuso dimostra le sue potenzialità curative in un piccolo studio che sulla base di analisi piuttosto sofisticate ha evidenziato i benefici che se ne possono trarre.
Nell'immaginario collettivo, una tazza di camomilla va consumata quando si fa fatica a prendere sonno, quando si è agitati, quando ci sono dolori mestruali o crampi, oppure disturbi allo stomaco. Insomma apparentemente l'efficacia sembra legata per lo più al calore dell'acqua e all'azione genericamente "calmante" dell'infuso. Ma sembrerebbe che la sua azione non si fermi qui e si spinga più in profondità a dimostrazione che sono le sostanze contenute nella pianta che agiscono su diversi fronti. Lo studio è stato condotto su un piccolo campione di 14 volontari, sette uomini e sette donne, che per due settimane consecutive hanno bevuto cinque tazze di camomilla al giorno. La pianta usata è la Matricaria recutita, cioè la camomilla comune con cui si ottiene un infuso profumato e gradevole.
Per sei settimane sono stati raccolti campioni di urine, iniziando cioè due settimane prima dell'inizio dell'assunzione di camomilla e proseguendo nelle due successive. Il profilo dei metaboliti presenti è stato rilevato usando la spettroscopia a elevata risoluzione insieme a metodi chemiometrici. Ne è emerso che nei periodi di assunzione dell'infuso c'era un significativo aumento dei livelli urinari di ippurato, noto come antisettico urinario e prodotto del metabolismo dei fenoli, composti presenti in alcune piante associati a un'azione antibatterica. Tale evidenza darebbe spiegazione del perché la camomilla aiuti il sistema immunitario e combatta le infezioni associate al raffreddore.L'incremento interessava anche il livelli di glicina, un aminoacido che ha dimostrato di essere di aiuto per gli spasmi muscolari, il che spiegherebbe l'efficacia per i dolori mestruali o gli spasmi dello stomaco. La stessa azione calmante sembra averla anche sui nervi, da cui il blando effetto sedativo.Altro elemento interessante rilevato dai ricercatori è il perpetrarsi di tale situazione anche nelle due settimane successive al consumo di camomilla, durante le quali i livelli di concentrazione dei due composto si mantenevano alti.Per quanto ridotto il campione, questi risultati sono un importante contributo a un ambito di ricerca che richiede ulteriori accertamenti e conferme. Non è un caso che le aziende farmaceutiche stiano ponendo sempre più l'attenzione verso questi prodotti per capire se in fondo in fondo funzionano davvero.
Simona Zazzetta
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Camomilla non solo per dormire
Nell'immaginario collettivo, una tazza di camomilla va consumata quando si fa fatica a prendere sonno, quando si è agitati, quando ci sono dolori mestruali o crampi, oppure disturbi allo stomaco. Insomma apparentemente l'efficacia sembra legata per lo più al calore dell'acqua e all'azione genericamente "calmante" dell'infuso. Ma sembrerebbe che la sua azione non si fermi qui e si spinga più in profondità a dimostrazione che sono le sostanze contenute nella pianta che agiscono su diversi fronti. Lo studio è stato condotto su un piccolo campione di 14 volontari, sette uomini e sette donne, che per due settimane consecutive hanno bevuto cinque tazze di camomilla al giorno. La pianta usata è la Matricaria recutita, cioè la camomilla comune con cui si ottiene un infuso profumato e gradevole.
Una spiegazione c'è
Per sei settimane sono stati raccolti campioni di urine, iniziando cioè due settimane prima dell'inizio dell'assunzione di camomilla e proseguendo nelle due successive. Il profilo dei metaboliti presenti è stato rilevato usando la spettroscopia a elevata risoluzione insieme a metodi chemiometrici. Ne è emerso che nei periodi di assunzione dell'infuso c'era un significativo aumento dei livelli urinari di ippurato, noto come antisettico urinario e prodotto del metabolismo dei fenoli, composti presenti in alcune piante associati a un'azione antibatterica. Tale evidenza darebbe spiegazione del perché la camomilla aiuti il sistema immunitario e combatta le infezioni associate al raffreddore.L'incremento interessava anche il livelli di glicina, un aminoacido che ha dimostrato di essere di aiuto per gli spasmi muscolari, il che spiegherebbe l'efficacia per i dolori mestruali o gli spasmi dello stomaco. La stessa azione calmante sembra averla anche sui nervi, da cui il blando effetto sedativo.Altro elemento interessante rilevato dai ricercatori è il perpetrarsi di tale situazione anche nelle due settimane successive al consumo di camomilla, durante le quali i livelli di concentrazione dei due composto si mantenevano alti.Per quanto ridotto il campione, questi risultati sono un importante contributo a un ambito di ricerca che richiede ulteriori accertamenti e conferme. Non è un caso che le aziende farmaceutiche stiano ponendo sempre più l'attenzione verso questi prodotti per capire se in fondo in fondo funzionano davvero.
Simona Zazzetta
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