25 maggio 2005
Aggiornamenti e focus
Reumatici attenti al naturale
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La questione è sempre la stessa. Naturale non significa innocuo, bisogna, perciò, porre molta attenzione nel ricorso a prodotti fitoterapici. Questa volta a finire sul banco degli imputati sono le alternative soft per chi soffre di artrite reumatoide. Del resto è comprensibile che di fronte a una malattia cronica e alla conseguente necessità di assumere farmaci a lungo termine, quando non per sempre, si cerchino alternative. E infatti secondo uno studio, pubblicato sugli Annals of Rheumatic Disease, sono proprio gli artritici a ricorrere più facilmente alle medicine alternative. Nella casistica dello studio, condotta sui pazienti di un solo centro, il 44% faceva ricorso a cure erboristiche. Senza rischi? Non esattamente.
I rimedi naturali più consumati in caso di artrite sono l'echinacea, il gingko biloba, l'artiglio del diavolo, lo zenzero e l'aglio. Al di là dell'efficacia di queste piante medicinali, la preoccupazione maggiore di chi ha compiuto lo studio era la possibilità che vi fossero interazioni pericolose con i farmaci che comunque chi soffre di artrosi dovrebbe assumere. In effetti in linea di principio l'echinacea interagisce con quasi tutti i cosiddetti farmaci di fondo impiegati per contrastare l'aggravamento della malattia. Si tratta di sostanze immunomodulanti che sono metabolizzate nel fegato e se si associa l'echinacea si corre il rischio di intossicare questo organo. Quanto all'artiglio del diavolo e alle altre citate, si hanno interazioni con gli antinfiammatori (dall'aspirina in su) che normalmente vengono assunti per contrastare il dolore articolare. In questo caso aumenta la possibilità che si presentino emorragie gastrointestinali, che già sono un effetto collaterale conosciuto dell'uso a lungo termine degli antinfiammatori.
Ai pazienti è stato chiesto anche se fossero consapevoli di eventuali effetti collaterali o di interazioni con i farmaci e se avessero consultato il medico o il farmacista prima di intraprendere la terapia soft. Ebbene nel campione di pazienti indagato, in effetti l'11% del campione stava assumendo un cocktail controindicato. Si trattava di 26 persone, 24 delle quali era assolutamente all'oscuro della circostanza anche se 10 avevano chiesto informazioni al proprio medico curante prima di cominciare ad assumere le erbe medicinali. Se lo studio sottolinea l'eccessiva disinvoltura con cui il paziente fa da sé fidando nel fatto che si tratta di "sostanze naturali", gli autori raccomandano però ai colleghi reumatologi di accertarsi di tutte le sostanze che i loro pazienti assumono sia quando cominciano la terapia sia quando introducono dei cambiamenti.
Marco Malagutti
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I rimedi naturali più consumati in caso di artrite sono l'echinacea, il gingko biloba, l'artiglio del diavolo, lo zenzero e l'aglio. Al di là dell'efficacia di queste piante medicinali, la preoccupazione maggiore di chi ha compiuto lo studio era la possibilità che vi fossero interazioni pericolose con i farmaci che comunque chi soffre di artrosi dovrebbe assumere. In effetti in linea di principio l'echinacea interagisce con quasi tutti i cosiddetti farmaci di fondo impiegati per contrastare l'aggravamento della malattia. Si tratta di sostanze immunomodulanti che sono metabolizzate nel fegato e se si associa l'echinacea si corre il rischio di intossicare questo organo. Quanto all'artiglio del diavolo e alle altre citate, si hanno interazioni con gli antinfiammatori (dall'aspirina in su) che normalmente vengono assunti per contrastare il dolore articolare. In questo caso aumenta la possibilità che si presentino emorragie gastrointestinali, che già sono un effetto collaterale conosciuto dell'uso a lungo termine degli antinfiammatori.
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Ai pazienti è stato chiesto anche se fossero consapevoli di eventuali effetti collaterali o di interazioni con i farmaci e se avessero consultato il medico o il farmacista prima di intraprendere la terapia soft. Ebbene nel campione di pazienti indagato, in effetti l'11% del campione stava assumendo un cocktail controindicato. Si trattava di 26 persone, 24 delle quali era assolutamente all'oscuro della circostanza anche se 10 avevano chiesto informazioni al proprio medico curante prima di cominciare ad assumere le erbe medicinali. Se lo studio sottolinea l'eccessiva disinvoltura con cui il paziente fa da sé fidando nel fatto che si tratta di "sostanze naturali", gli autori raccomandano però ai colleghi reumatologi di accertarsi di tutte le sostanze che i loro pazienti assumono sia quando cominciano la terapia sia quando introducono dei cambiamenti.
Marco Malagutti
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