09 maggio 2022
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Covid-19, più antibiotico-resistenza a causa della pandemia
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Durante la pandemia le prescrizioni di antibiotici sono aumentate, anche in ospedale, in maniera esponenziale e, spesso, in modo inopportuno. Sono questi i risultati di uno studio presentato al Congresso Europeo di Microbiologia clinica e Malattie Infettive (ECCMID) di Lisbona.
I reparti di terapia intensiva degli ospedali negli ultimi due anni hanno visto aumentare i tassi di resistenza antimicrobica (AMR) in modo significativo. Lo studio, svolto su 271 ospedali statunitensi, ha, infatti, contestualmente rilevato aumenti significativi delle prescrizioni di antibiotici e durate più lunghe del trattamento antibiotico tra tutti i ricoveri ospedalieri, e anche in quei pazienti che erano sottoposti a coltura batterica negativa. Un dato particolarmente vero nei pazienti positivi al Sars-CoV-2: a più di un terzo di loro è stato somministrato un antibiotico senza cultura batterica positiva.
I pazienti sono stati classificati in base a quando sono stati ricoverati: prima della pandemia (dal 1 luglio 2019 al 29 febbraio 2020), o durante la pandemia (dal 1 marzo 2020 al 30 ottobre 2021) in base al loro stato Covid-19 (positivo alla Pcr per Sars-CoV-2 o test antigenico durante o entro 7 giorni prima del ricovero).
Sono stati registrati tutti i ricoveri con almeno un'infezione batterica AMR (definita come coltura positiva per patogeni resistenti agli antibiotici). I ricercatori hanno valutato i tassi di AMR per 100 ricoveri prima e durante la pandemia di Covid-19 ed hanno esaminato se le infezioni farmacoresistenti fossero state acquisite nel contesto dell'esordio in comunità (definito come una coltura raccolta meno di 2 giorni dopo il ricovero) o nel contesto dell'esordio ospedaliero (più di 2 giorni dopo il ricovero).
In totale, 1.789.458 pazienti sono stati ricoverati in ospedale nel periodo pre-pandemia e 3.729.208 durante la pandemia. Il numero di pazienti ricoverati in ospedale con almeno un'infezione antibiotico resistente è stato di 63.263 nel periodo pre-pandemia e 129.410 durante la pandemia. Nonostante il tasso di AMR era di 3,54 prima della pandemia e 3,47 per 100 ricoveri durante la pandemia, i pazienti risultati positivi alla Covid-19 avevano livelli di AMR più elevati rispetto ai pazienti ricoverati prima della pandemia: 4,92 per 100 ricoveri. È particolarmente indicativo il dato sui tassi di infezioni resistenti insorte in ospedale: prima della pandemia era pari a 0,77 per 100 ricoveri, mentre durante la pandemia era salito a 0,86.
Durante la pandemia, al 57,8% dei pazienti positivi a SARS-CoV-2 sono stati prescritti antibiotici, ma di questi solo l'11,9% dei ricoveri Covid-19 aveva una coltura batterica positiva. Nel complesso prepandemico, al 35% dei ricoveri sono stati prescritti antibiotici. La durata della terapia antibiotica prima dell'arrivo del Covid-19 è stata in media di 3,5 giorni rispetto a una media di 3,8 giorni complessivi nella pandemia e, addirittura, 5,7 giorni nei pazienti risultati positivi al nuovo coronavirus.
Covid-19 e infezioni ospedaliere
"Questi nuovi dati evidenziano l'importanza di monitorare da vicino l'impatto di Covid-19 sui tassi di resistenza agli antimicrobici", afferma la Dott.ssa Karri Bauer, a capo dello studio. "È particolarmente preoccupante che la resistenza agli antibiotici sia aumentata durante la pandemia di SARS-CoV-2. Le infezioni acquisite in ospedale sono una delle principali preoccupazioni, con tassi di resistenza agli antimicrobici significativamente più alti durante la pandemia rispetto a prima".
Alla richiesta di un commento indipendente, Jason C. Gallagher, professore presso la Temple University School of Pharmacy di Philadelfia, ha detto: "Non sorprende che ci fosse più resistenza antimicrobica nei pazienti con Covid-19 rispetto a quelli senza. Anche se gli antibiotici non funzionano per il Covid, sono spesso prescritti e l'uso di antibiotici è un importante fattore di rischio per la resistenza antimicrobica. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che i medici a volte sono preoccupati per le coinfezioni con batteri, anche se rare, e perché i pazienti ospedalizzati con Covid grave possono contrarre altre infezioni durante il trattamento".
Fonte: Doctor33
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Covid-19 e aumento prescrizioni antibiotici
I reparti di terapia intensiva degli ospedali negli ultimi due anni hanno visto aumentare i tassi di resistenza antimicrobica (AMR) in modo significativo. Lo studio, svolto su 271 ospedali statunitensi, ha, infatti, contestualmente rilevato aumenti significativi delle prescrizioni di antibiotici e durate più lunghe del trattamento antibiotico tra tutti i ricoveri ospedalieri, e anche in quei pazienti che erano sottoposti a coltura batterica negativa. Un dato particolarmente vero nei pazienti positivi al Sars-CoV-2: a più di un terzo di loro è stato somministrato un antibiotico senza cultura batterica positiva.
Covid-19 e terapia antibiotica
I pazienti sono stati classificati in base a quando sono stati ricoverati: prima della pandemia (dal 1 luglio 2019 al 29 febbraio 2020), o durante la pandemia (dal 1 marzo 2020 al 30 ottobre 2021) in base al loro stato Covid-19 (positivo alla Pcr per Sars-CoV-2 o test antigenico durante o entro 7 giorni prima del ricovero).
Sono stati registrati tutti i ricoveri con almeno un'infezione batterica AMR (definita come coltura positiva per patogeni resistenti agli antibiotici). I ricercatori hanno valutato i tassi di AMR per 100 ricoveri prima e durante la pandemia di Covid-19 ed hanno esaminato se le infezioni farmacoresistenti fossero state acquisite nel contesto dell'esordio in comunità (definito come una coltura raccolta meno di 2 giorni dopo il ricovero) o nel contesto dell'esordio ospedaliero (più di 2 giorni dopo il ricovero).
In totale, 1.789.458 pazienti sono stati ricoverati in ospedale nel periodo pre-pandemia e 3.729.208 durante la pandemia. Il numero di pazienti ricoverati in ospedale con almeno un'infezione antibiotico resistente è stato di 63.263 nel periodo pre-pandemia e 129.410 durante la pandemia. Nonostante il tasso di AMR era di 3,54 prima della pandemia e 3,47 per 100 ricoveri durante la pandemia, i pazienti risultati positivi alla Covid-19 avevano livelli di AMR più elevati rispetto ai pazienti ricoverati prima della pandemia: 4,92 per 100 ricoveri. È particolarmente indicativo il dato sui tassi di infezioni resistenti insorte in ospedale: prima della pandemia era pari a 0,77 per 100 ricoveri, mentre durante la pandemia era salito a 0,86.
Durante la pandemia, al 57,8% dei pazienti positivi a SARS-CoV-2 sono stati prescritti antibiotici, ma di questi solo l'11,9% dei ricoveri Covid-19 aveva una coltura batterica positiva. Nel complesso prepandemico, al 35% dei ricoveri sono stati prescritti antibiotici. La durata della terapia antibiotica prima dell'arrivo del Covid-19 è stata in media di 3,5 giorni rispetto a una media di 3,8 giorni complessivi nella pandemia e, addirittura, 5,7 giorni nei pazienti risultati positivi al nuovo coronavirus.
Covid-19 e infezioni ospedaliere
"Questi nuovi dati evidenziano l'importanza di monitorare da vicino l'impatto di Covid-19 sui tassi di resistenza agli antimicrobici", afferma la Dott.ssa Karri Bauer, a capo dello studio. "È particolarmente preoccupante che la resistenza agli antibiotici sia aumentata durante la pandemia di SARS-CoV-2. Le infezioni acquisite in ospedale sono una delle principali preoccupazioni, con tassi di resistenza agli antimicrobici significativamente più alti durante la pandemia rispetto a prima".
Alla richiesta di un commento indipendente, Jason C. Gallagher, professore presso la Temple University School of Pharmacy di Philadelfia, ha detto: "Non sorprende che ci fosse più resistenza antimicrobica nei pazienti con Covid-19 rispetto a quelli senza. Anche se gli antibiotici non funzionano per il Covid, sono spesso prescritti e l'uso di antibiotici è un importante fattore di rischio per la resistenza antimicrobica. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che i medici a volte sono preoccupati per le coinfezioni con batteri, anche se rare, e perché i pazienti ospedalizzati con Covid grave possono contrarre altre infezioni durante il trattamento".
Fonte: Doctor33
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