Le radici del passato

23 giugno 2019

Le radici del passato



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Il cambiamento del paesaggio, lo stravolgimento delle certezze di un mondo antico che lascia il posto il fervore della modernità. Un'irruenza, quella del contemporaneo, che si impone superando o travolgendo ciò che le sbarra la strada, spesso un simbolo di un tempo lontano, di un passato ormai soppiantato dal fascino delle nuove opportunità. Da qui il sentimento ambivalente che accompagna l'uomo delle Rivoluzioni Industriali: il desiderio del progresso, del concretizzarsi delle potenzialità della mente umana in un costante tentativo di imbrigliare la forza della natura e piegarne le leggi; il rimpianto per un passato più semplice, frugale ma verace, un'aurea aetas dove la tradizione proteggeva valori di secolare saggezza. È in questa cornice di dissidio che si inserisce L'olmo secolare, ultima opera di Gian Mario Villalta, poeta e scrittore di Pordenone, e testo di apertura della collana Il Bosco degli Scrittori di Aboca.
L'albero al confine tra due poderi nella campagna friulana diventa il centro di una narrazione che mira a indagare la relazione che lega tradizione familiare, con i legami e gli affetti, ai luoghi della memoria, dove il presente si intreccia con il ricordo. Una sicurezza, quella che scaturisce quando una comunità si raccoglie attorno a un simbolo facendone un punto di riferimento, minata da un evento da una drammatica carica distruttiva: un rogo consuma l'albero sotto le cui fronde la comunità ha a lungo vissuto, seminando dubbio e incertezza non solo sulle ragioni di chi ha appiccato l'incendio, ma anche sul futuro della collettività.
Villata, autore di poesie e critico (oltre ad aver pubblicato la raccolta Vanità della Mente, vincitrice del Premio Viareggio nel 2011, e Telepatia, Premio Carducci nel 2016, ha contribuito alla cura del volume della collana "I Meridiani", destinato ad Andrea Zanzotto, Le poesie e le prose scelte, e del doppio "Oscar" che raccoglie gli Scritti sulla letteratura), propone una narrazione che indaga la natura e l'uomo, alla ricerca della radice comune, le cui tracce si confondono in un terreno soggetto ai cambiamenti dettati dalla modernità. La terra d'origine diventa un luogo sradicato dalle nuove prospettive di vita donate all'uomo nella forma di un progresso che, seppur proficuo, richiede un costo molto alto: la perdita dell'identità collettiva, l'ombra proiettata dalla fiamma della tecnologia.
L'indagine sull'uomo e sulla natura apre una collana destinata a ospitare una serie di opere accomunate dalla volontà di ritrovare il legame a lungo sopito, un'armonia destinata a favorire la ricostruzione dell'ecosistema e la sopravvivenza stessa del genere umano. Il Bosco degli Scrittori diventa "un luogo dove tutti gli scrittori possono esercitare la scrittura utilizzando tutti i tesori del bosco", traendo dalla realtà linfa vitale per i propri racconti come gli alberi la traggono dal terreno.

Gian Mario Villalta
L'olmo grande
Edizioni Aboca




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