21 gennaio 2011
Interviste, Speciale Tosse nel bambino
Mucolitici: no ai bimbi sotto i due anni
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di Simona Zazzetta
Una recente informativa dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) invita usare con cautela i farmaci mucolitici, cioè quei medicinali che fluidificano il muco in eccesso nelle vie respiratorie per facilitarne l'eliminazione, e a non somministrarli ai bambini al di sotto dei 2 anni di età. Leo Venturelli, del direttivo della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), spiega ai lettori di Dica33 le motivazioni e l'importanza della scelta, già adottata in Francia un anno fa.
Dottor Venturelli, che cosa ha spinto l'Aifa verso questa scelta?
Non ci sono dati scientifici certi e condivisi che dimostrino l'efficacia clinica dei farmaci mucolitici e il presupposto per usare un farmaco è che porti dei benefici e che non faccia male alla salute. Tale presupposto, nel caso dei bambini sotto i due anni di età, può venir meno, poiché i loro bronchi hanno un calibro più piccolo, tale da andare incontro a congestione se il muco si scioglie. Inoltre, in alcuni bambini si è notata una maggiore sensibilità a sostanze presenti in questi medicinali, con conseguente broncospasmo, cioè una riduzione del calibro dei bronchi. Dal momento che non si tratta di farmaci salva-vita, e visto che il bilancio rischi-benefici nell'uso pediatrico è sfavorevole, l'Aifa dice di avere prudenza perchè sono stati segnalati questi effetti collaterali.
Quali sono le alternative da usare in questa fascia di età?
In genere, si chiede al medico o al farmacista un farmaco mucolitico in presenza di catarro, naso chiuso dovuto al forte raffreddore o tosse, per poter respirare meglio. Ma è importante sapere che ci sono valide alternative, naturali economiche e senza effetti collaterali. Per esempio, l'acqua è un fluidificante naturale e può essere bevuta per mantenere idratato il bambino, usata per lavaggi nasali o inalata mediante suffumigi e aerosol. L'ideale per mantenere l'igiene delle vie respiratorie, è fare lavaggi con una soluzione fisiologica che non è altro che acqua e sale. Ai bambini sopra l'anno di vita può essere somministrato anche il miele a cucchiaini, che ha azione fluidificante e sedativa e riduce gli accessi di tosse provocati dall'arrossamento della gola. Inoltre, vanno adottati comportamenti corretti, come non fumare in casa, perchè il fumo peggiora la tosse del bambino, sollevare la testa del bambino durante il sonno. Durante la notte, il bambino non va coperto troppo né tenuto in una stanza troppo calda e secca. Il caldo secco aumenta la congestione al naso, mentre è ottimale un ambiente con un'umidità relativa tra il 40 e il 60%.
Quindi in caso di tosse è sufficiente adottare questi rimedi?
È importante che i genitori comprendano che la tosse è un meccanismo di difesa dell'organismo per liberarsi di qualcosa che infastidisce le vie respiratorie. Ma la tosse è anche un sintomo che non va combattuto ma valutato con attenzione, e se dura più di una settimana o ha le caratteristiche della tosse asmatica o si associa a febbre bisogna rivolgersi al medico per comprenderne le cause ed eventualmente, su sua prescrizione, ricorrere a farmaci adeguati, come per esempio, agli antibiotici per le infezioni batteriche o gli antiasmatici per le bronchiti con broncospasmo.
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Una recente informativa dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) invita usare con cautela i farmaci mucolitici, cioè quei medicinali che fluidificano il muco in eccesso nelle vie respiratorie per facilitarne l'eliminazione, e a non somministrarli ai bambini al di sotto dei 2 anni di età. Leo Venturelli, del direttivo della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), spiega ai lettori di Dica33 le motivazioni e l'importanza della scelta, già adottata in Francia un anno fa.
Dottor Venturelli, che cosa ha spinto l'Aifa verso questa scelta?
Non ci sono dati scientifici certi e condivisi che dimostrino l'efficacia clinica dei farmaci mucolitici e il presupposto per usare un farmaco è che porti dei benefici e che non faccia male alla salute. Tale presupposto, nel caso dei bambini sotto i due anni di età, può venir meno, poiché i loro bronchi hanno un calibro più piccolo, tale da andare incontro a congestione se il muco si scioglie. Inoltre, in alcuni bambini si è notata una maggiore sensibilità a sostanze presenti in questi medicinali, con conseguente broncospasmo, cioè una riduzione del calibro dei bronchi. Dal momento che non si tratta di farmaci salva-vita, e visto che il bilancio rischi-benefici nell'uso pediatrico è sfavorevole, l'Aifa dice di avere prudenza perchè sono stati segnalati questi effetti collaterali.
Quali sono le alternative da usare in questa fascia di età?
In genere, si chiede al medico o al farmacista un farmaco mucolitico in presenza di catarro, naso chiuso dovuto al forte raffreddore o tosse, per poter respirare meglio. Ma è importante sapere che ci sono valide alternative, naturali economiche e senza effetti collaterali. Per esempio, l'acqua è un fluidificante naturale e può essere bevuta per mantenere idratato il bambino, usata per lavaggi nasali o inalata mediante suffumigi e aerosol. L'ideale per mantenere l'igiene delle vie respiratorie, è fare lavaggi con una soluzione fisiologica che non è altro che acqua e sale. Ai bambini sopra l'anno di vita può essere somministrato anche il miele a cucchiaini, che ha azione fluidificante e sedativa e riduce gli accessi di tosse provocati dall'arrossamento della gola. Inoltre, vanno adottati comportamenti corretti, come non fumare in casa, perchè il fumo peggiora la tosse del bambino, sollevare la testa del bambino durante il sonno. Durante la notte, il bambino non va coperto troppo né tenuto in una stanza troppo calda e secca. Il caldo secco aumenta la congestione al naso, mentre è ottimale un ambiente con un'umidità relativa tra il 40 e il 60%.
Quindi in caso di tosse è sufficiente adottare questi rimedi?
È importante che i genitori comprendano che la tosse è un meccanismo di difesa dell'organismo per liberarsi di qualcosa che infastidisce le vie respiratorie. Ma la tosse è anche un sintomo che non va combattuto ma valutato con attenzione, e se dura più di una settimana o ha le caratteristiche della tosse asmatica o si associa a febbre bisogna rivolgersi al medico per comprenderne le cause ed eventualmente, su sua prescrizione, ricorrere a farmaci adeguati, come per esempio, agli antibiotici per le infezioni batteriche o gli antiasmatici per le bronchiti con broncospasmo.
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