03 aprile 2009
Aggiornamenti e focus
A morte il batterio
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Letteralmente antibiotico significa contro la vita e, infatti, l'antibioticoè una sostanza chimica prodotta da un microrganismo per uccidere (o impedire la crescita) altri microrganismi. È un efficiente sistema di difesa e conquista del territorio: una colonia di batteri sintetizza e libera una sostanza velenosa per gli altri microrganismi, questi non potranno vivere nell'area circostante e la colonia continuerà a moltiplicarsi ed espandersi liberamente. Queste armi sono abbastanza specifiche, ogni famiglia di microrganismi ha le sue, che sono efficaci solo contro le specie che potrebbero minare la sopravvivenza della famiglia stessa. Scoperto questo meccanismo si trattava di identificare e isolare gli antibiotici diretti contro batteri patogeni per l'uomo: il primo fu la penicillina. Inizialmente gli antibiotici si ottenevano in modo naturale, ma la produzione era scarsa, si passò allora alla fermentazione industriale. Questo processo riproduce, in condizioni ottimali e su larga scala, la crescita di quei batteri di cui si desidera l'antibiotico, così che la quantità di prodotto può essere decisa a priori. Le molecole degli antibiotici sono grandi e complesse, escluse rare eccezioni sintetizzarle in laboratorio sarebbe troppo costoso, quindi per inserire delle modifiche nella loro struttura si variano i costituenti del mezzo di coltura. In pratica alimentando i batteri con "cibi" diversi si ottengono antibiotici meno tossici, con una maggior durata d'azione, somministrabili per bocca e così via, direttamente per fermentazione.
Le famiglie di antibiotici sono molte: penicilline, cefalosporine, aminoglicosidi, tetracicline, macrolidi, chinoloni, glicopeptidi. Una prima distinzione riguarda lo spettro d'azione: si definiscono ad ampio spettro d'azione le classi attive contro diverse specie di batteri, le altre classi hanno, invece, azione selettiva su un ristretto numero di microrganismi. Indipendentemente dal bersaglio, i meccanismi con cui agiscono gli antibiotici sono sostanzialmente due: la distruzione della parete cellulare del batterio oppure l'intralcio con i suoi processi di duplicazione. Nel primo caso l'esito è la morte del batterio (attività battericida) che, privato del suo involucro, esplode. Nella seconda ipotesi, invece, muoiono solo i batteri che si trovano in fase di replicazione, gli altri sopravvivono in uno stato quiescente (attività batteriostatica), cioè meno aggressivo; sarà poi il sistema immunitario a eliminarli definitivamente.
Gli antibiotici servono a combattere le infezioni batteriche, e non quelle virali, ragion per cui sono efficaci contro una tonsillite o una faringite (le affezioni delle prime vie aeree che si manifestano con la comparsa di placche biancastre sul fondo della cavità orale) o anche contro una meningite, ma del tutto inutili contro raffreddore o influenza, che sono sostenute da virus. Solo il medico, eventualmente coadiuvato da accertamenti diagnostici, può distinguere se un'infezione è batterica o virale, ecco perché gli antibiotici si possono acquistare solo su prescrizione medica. Dal punto di vista farmacologico l'antibiotico è una risorsa molto rara perché cura la malattia eliminandone le cause, i batteri, e portando il paziente a completa guarigione. Rara e potente, quindi, dato che la maggior parte dei farmaci è dotata di sola azione sintomatica, si limita cioè ad alleviare i sintomi di una certa malattia. Affinché l'antibiotico possa rendere inoffensivi tutti i nemici occorrono alcuni giorni, o settimane, a seconda della gravità dell'infezione; prima regola da seguire allora è quella di terminare sempre la terapia prescritta. Sospendere l'assunzione del farmaco ai primi segni di miglioramento sarebbe una pericolosa leggerezza: sentirsi meglio non è indice che tutti i batteri siano morti, ma solo che l'infezione sta regredendo; bisogna assolutamente continuare per il numero di giorni prescritto dal medico. L'antibiotico si assume ogni 8-12-24 ore e questi intervalli sono fondamentali: ogni molecola ha una sua durata d'azione, ossia un intervallo di ore in cui la sua efficacia è massima, scaduto questo termine (prima è inutile) bisogna assumere nuovamente il farmaco, per non lasciare il tempo ai batteri di organizzare delle difese. Rispettando posologia giornaliera e durata del trattamento ci si assicura una lotta continua, 24 ore su 24, ai microrganismi e la vittoria è quasi sempre garantita.
Effetti collaterali, controindicazioni
Tra gli effetti secondari il più temuto è la reazione allergica, che può manifestarsi con un semplice eritema cutaneo o con il più grave shock anafilattico. Quale che sia l'entità dei sintomi, occorre sospendere immediatamente l'assunzione del farmaco, avvisare il medico ed evitare di riprendere lo stesso farmaco, o farmaci appartenenti alla stessa famiglia, nel futuro. Meno grave, ma più frequente, è la comparsa di diarrea a seguito di terapie antibiotiche prolungate; succede che il farmaco uccide i batteri patogeni e anche quelli normalmente presenti nell'intestino, con conseguente scompenso del bilancio idrico. A dosaggi normali e per periodi di tempo ragionevoli gli antibiotici sono, in genere ben tollerati, tuttavia sono metabolizzati dal fegato e smaltiti dai reni, perciò vanno somministrati con cautela a chi soffre di malattie a questi due organi.
Elisabetta Lucchesini
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Come funzionano
Le famiglie di antibiotici sono molte: penicilline, cefalosporine, aminoglicosidi, tetracicline, macrolidi, chinoloni, glicopeptidi. Una prima distinzione riguarda lo spettro d'azione: si definiscono ad ampio spettro d'azione le classi attive contro diverse specie di batteri, le altre classi hanno, invece, azione selettiva su un ristretto numero di microrganismi. Indipendentemente dal bersaglio, i meccanismi con cui agiscono gli antibiotici sono sostanzialmente due: la distruzione della parete cellulare del batterio oppure l'intralcio con i suoi processi di duplicazione. Nel primo caso l'esito è la morte del batterio (attività battericida) che, privato del suo involucro, esplode. Nella seconda ipotesi, invece, muoiono solo i batteri che si trovano in fase di replicazione, gli altri sopravvivono in uno stato quiescente (attività batteriostatica), cioè meno aggressivo; sarà poi il sistema immunitario a eliminarli definitivamente.
Quando e come si usano
Gli antibiotici servono a combattere le infezioni batteriche, e non quelle virali, ragion per cui sono efficaci contro una tonsillite o una faringite (le affezioni delle prime vie aeree che si manifestano con la comparsa di placche biancastre sul fondo della cavità orale) o anche contro una meningite, ma del tutto inutili contro raffreddore o influenza, che sono sostenute da virus. Solo il medico, eventualmente coadiuvato da accertamenti diagnostici, può distinguere se un'infezione è batterica o virale, ecco perché gli antibiotici si possono acquistare solo su prescrizione medica. Dal punto di vista farmacologico l'antibiotico è una risorsa molto rara perché cura la malattia eliminandone le cause, i batteri, e portando il paziente a completa guarigione. Rara e potente, quindi, dato che la maggior parte dei farmaci è dotata di sola azione sintomatica, si limita cioè ad alleviare i sintomi di una certa malattia. Affinché l'antibiotico possa rendere inoffensivi tutti i nemici occorrono alcuni giorni, o settimane, a seconda della gravità dell'infezione; prima regola da seguire allora è quella di terminare sempre la terapia prescritta. Sospendere l'assunzione del farmaco ai primi segni di miglioramento sarebbe una pericolosa leggerezza: sentirsi meglio non è indice che tutti i batteri siano morti, ma solo che l'infezione sta regredendo; bisogna assolutamente continuare per il numero di giorni prescritto dal medico. L'antibiotico si assume ogni 8-12-24 ore e questi intervalli sono fondamentali: ogni molecola ha una sua durata d'azione, ossia un intervallo di ore in cui la sua efficacia è massima, scaduto questo termine (prima è inutile) bisogna assumere nuovamente il farmaco, per non lasciare il tempo ai batteri di organizzare delle difese. Rispettando posologia giornaliera e durata del trattamento ci si assicura una lotta continua, 24 ore su 24, ai microrganismi e la vittoria è quasi sempre garantita.
Effetti collaterali, controindicazioni
Tra gli effetti secondari il più temuto è la reazione allergica, che può manifestarsi con un semplice eritema cutaneo o con il più grave shock anafilattico. Quale che sia l'entità dei sintomi, occorre sospendere immediatamente l'assunzione del farmaco, avvisare il medico ed evitare di riprendere lo stesso farmaco, o farmaci appartenenti alla stessa famiglia, nel futuro. Meno grave, ma più frequente, è la comparsa di diarrea a seguito di terapie antibiotiche prolungate; succede che il farmaco uccide i batteri patogeni e anche quelli normalmente presenti nell'intestino, con conseguente scompenso del bilancio idrico. A dosaggi normali e per periodi di tempo ragionevoli gli antibiotici sono, in genere ben tollerati, tuttavia sono metabolizzati dal fegato e smaltiti dai reni, perciò vanno somministrati con cautela a chi soffre di malattie a questi due organi.
Elisabetta Lucchesini
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