18 settembre 2013
Aggiornamenti e focus
Troppo sale nel pane. Da ridurre per combattere le malattie non trasmissibili
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Il sale aumenta il rischio di malattie renali e cardiovascolari, quello di ammalarsi di cancro dello stomaco e favorisce l'obesità. Partendo da questo concetto Graham MacGregor, professore di medicina cardiovascolare al Centro di Medicina Ambientale e Preventiva dell'Università Queen Mary di Londra, Regno Unito, e coordinatore di uno studio pubblicato su Bmj online, sostiene che, nonostante il contenuto di sale del pane confezionato venduto nel Regno Unito sia sceso del 20 per cento negli ultimi dieci anni, sia necessario ridurlo ancora di più.
Diminuire l'assunzione di sale nella popolazione è una tra le misure più efficaci per migliorare la salute pubblica: oggi ne consumiamo molto oltre il fabbisogno fisiologico. Tanto che l'Oms (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) ne raccomanda la riduzione come una delle azioni prioritarie per combattere le malattie non trasmissibili. L'assunzione media di sale, in Gran Bretagna, si è ridotta del 15 per cento dal 2001, con un guadagno stimato di 9.000 vite l'anno e un conseguente risparmio di costi annuale di circa 1,5 miliardi di sterline.
Tra gli alimenti di grande importanza per la riduzione del sale c'è il pane, componente essenziale della dieta e contemporaneamente fornitore di cloruro di sodio (1,07 grammi per persona al giorno).
Anche in Italia era stata promossa, alcuni anni fa, una campagna congiunta tra Ministero della salute, Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) e Associazione panificatori per ridurre la quantità di sale nell'alimento base della dieta mediterranea, ma alla campagna di sensibilizzazione non sono seguite valutazioni sistematiche degli esiti.
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