Dove sono finiti i miei farmaci?

17 febbraio 2014
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Dove sono finiti i miei farmaci?



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Un terribile mal di testa o un improvviso bruciore allo stomaco e nemmeno una compressa che ci aiuti a farli passare. A tutti è capitato almeno una volta di non trovare nel proprio armadietto dei medicinali la pastiglia contro questi piccoli disturbi, ma quando a mancare sono farmaci di prima necessità e a essere "vuote" sono le farmacie, la questione si complica e le conseguenze possono essere anche molto gravi.

A pensarci bene si tratta di una situazione che va contro la stessa costituzione nazionale, dal momento che nell'articolo 32 si legge «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».

Eppure i dati dimostrano che in Italia il problema della carenza di farmaci esiste: antidepressivi, farmaci per il disturbo d'ansia generalizzata, per il dolore neuropatico o per l'ipertensione, antiepilettici, antiasmatici, farmaci contro il Parkinson e farmaci antitumorali sono solo alcune voci che compaiono nell'elenco dei farmaci scomparsi o comunque difficili da trovare.

«In realtà non è così semplice compilare questo tipo di elenco» spiega Paolo Vintani, vicepresidente Federfarma Milano, Monza e Lodi «a seconda dei periodi e delle realtà territoriali la lista cambia, ma di certo include anche terapie delle quali il paziente non può fare a meno come per esempio gli anticoagulanti (eparina) e alcuni farmaci contro il cancro».

Ma se le case farmaceutiche producono farmaci in quantità sufficiente - come afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria - e i grossisti li distribuiscono alle farmacie in base alle loro disponibilità - secondo le parole dell'Associazione distributori farmaceutici - come è possibile che molti medicinali compaiano e scompaiano dalle farmacie lasciando il paziente a bocca asciutta?

Una delle principali imputate è la cosiddetta esportazione parallela: si tratta di acquistare farmaci in Italia, dove anche grazie al lavoro dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono reperibili a un prezzo contenuto, e rivenderli poi all'estero con possibilità di guadagnare dal 20 al 60 per cento in più rispetto al prezzo originale. Già lo scorso mese di luglio Federfarma Lazio aveva denunciato la situazione alla procura della Repubblica e finalmente sembra che qualcosa si sia mosso. È stato infatti approvato dall'ultimo consiglio dei ministri del Governo Letta un provvedimento che contiene anche indicazioni e misure per contrastare il fenomeno della carenza di farmaci.

«Ho proposto alcune disposizioni per garantire che i farmaci essenziali siano sempre presenti sul territorio nazionale [...] per soddisfare le esigenze di cura dei pazienti» ha spiegato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Tra le novità, il Governo affida all'Aifa il compito di redigere un elenco di farmaci per i quali sarà possibile limitare le esportazioni per un periodo di tempo anche limitato, per garantire la disponibilità ai pazienti italiani.

Un primo importante passo per mettere un freno a un fenomeno che danneggia in primo luogo i cittadini. «Il punto centrale è uno solo» afferma con forza Vintani«il farmaco non è solo una merce, è garanzia di salute e quindi la sua produzione e la sua distribuzione non possono essere regolate come se il prodotto finale fosse solo una merce».

In un contesto tanto complicato, può quindi capitare che una donna con il tumore del seno si ritrovi nella spiacevole situazione di presentarsi alla solita farmacia e sentirsi dire che il farmaco non è disponibile. Che fare in questi casi?

Il primo passo è del farmacista che si preoccupa di chiamare diversi suoi fornitori per riuscire a recuperare il farmaco richiesto. Se il tentativo fallisce, il cittadino deve armarsi di pazienza e rivolgersi a diverse farmacie e se anche questo sforzo non va a buon fine è il caso di tornare dal medico per cercare assieme a lui una soluzione. Magari esiste un farmaco che può sostituire quello originariamente prescritto.

«L'importante è non prendersela con il farmacista o con il medico, perché entrambi lavorano per uno scopo comune: il bene del paziente» spiega Vintani, che poi aggiunge: «E magari queste situazioni potranno aiutare i singoli cittadini a controllare con maggiore attenzione il proprio consumo di farmaci». Troppo spesso infatti ci si dimentica una confezione nel cassetto o si tende ad avere in casa una scorta eccessiva di medicinali. «Grazie ai dati raccolti dalle farmacie, le Aziende sanitarie locali sono in grado di controllare uso e abuso di farmaci, ma il cittadino in questo caso ha un ruolo di primo piano» conclude Vintani.



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