27 settembre 2017
Aggiornamenti e focus
I teenager di oggi sono poco preparati alla vita reale
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Guidare l'auto, uscire per il primo appuntamento, cercarsi un lavoretto per essere indipendenti sono attività sempre meno comuni tra i teenager che tendono a posticipare le tappe fondamentali per il passaggio dalla età pediatrica a quella adulta. Sono queste in estrema sintesi le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Child development da un gruppo di ricercatori guidati da Jean Twenge, professore di psicologia alla San Diego State University.
«I dati che abbiamo raccolto sembrano dimostrare che i ragazzi di oggi maturano più lentamente di quanto accadeva qualche decennio fa» spiega l'autrice che assieme ai colleghi ha analizzato i dati raccolti in sondaggi nazionali a stelle e strisce effettuati nell'arco di 40 anni, tra il 1976 and 2016, per un totale di oltre 8 milioni di teenager (13-19 anni) coinvolti. Le analisi mostrano che negli anni i teenager sono diventati meno disposti a provare attività "da adulti" come per esempio guidare, lavorare, avere un appuntamento romantico, bere alcolici o fare sesso.
«Per certi versi questo è un bene, poiché ci si tiene alla larga da comportamenti potenzialmente pericolosi come l'abuso di alcol» afferma Twenge che poi aggiunge: «Ma c'è anche il rovescio della medaglia: i ragazzi oggi sono meno preparati "alla vita reale" e a gestire in autonomia le proprie attività e il proprio tempo».
I numeri parlano chiaro: per esempio negli anni successivi al 2010 solo il 55 per cento dei ragazzi che frequentavano gli ultimi anni delle superiori aveva avuto un lavoro retribuito, rispetto al 75 per cento circa dei coetanei dagli anni '70 agli anni '90. E le percentuali si confermano anche in altri ambiti: negli anni '70 e '80 oltre il 90 per cento dei ragazzi degli ultimi anni delle scuole superiori aveva consumato alcol, mentre dopo il 2010 la percentuale si attesta al 67 per cento.
«Non è facile stabilire se questa tendenza a ritardare il passaggio all'età adulta sia un bene o un male» precisano gli autori, ricordando alcune delle possibili cause alla base del fenomeno. «Internet e il tempo trascorso in attività virtuali di socializzazione potrebbe avere un ruolo importante, ma al fenomeno contribuisce anche l'atteggiamento dei genitori sempre più protettivi e meno disposti a lasciare che i figli "camminino con le proprie gambe"» concludono.
Fonte: Child Dev. 2017 Sep 18. doi: 10.1111/cdev.12930.
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«I dati che abbiamo raccolto sembrano dimostrare che i ragazzi di oggi maturano più lentamente di quanto accadeva qualche decennio fa» spiega l'autrice che assieme ai colleghi ha analizzato i dati raccolti in sondaggi nazionali a stelle e strisce effettuati nell'arco di 40 anni, tra il 1976 and 2016, per un totale di oltre 8 milioni di teenager (13-19 anni) coinvolti. Le analisi mostrano che negli anni i teenager sono diventati meno disposti a provare attività "da adulti" come per esempio guidare, lavorare, avere un appuntamento romantico, bere alcolici o fare sesso.
«Per certi versi questo è un bene, poiché ci si tiene alla larga da comportamenti potenzialmente pericolosi come l'abuso di alcol» afferma Twenge che poi aggiunge: «Ma c'è anche il rovescio della medaglia: i ragazzi oggi sono meno preparati "alla vita reale" e a gestire in autonomia le proprie attività e il proprio tempo».
I numeri parlano chiaro: per esempio negli anni successivi al 2010 solo il 55 per cento dei ragazzi che frequentavano gli ultimi anni delle superiori aveva avuto un lavoro retribuito, rispetto al 75 per cento circa dei coetanei dagli anni '70 agli anni '90. E le percentuali si confermano anche in altri ambiti: negli anni '70 e '80 oltre il 90 per cento dei ragazzi degli ultimi anni delle scuole superiori aveva consumato alcol, mentre dopo il 2010 la percentuale si attesta al 67 per cento.
«Non è facile stabilire se questa tendenza a ritardare il passaggio all'età adulta sia un bene o un male» precisano gli autori, ricordando alcune delle possibili cause alla base del fenomeno. «Internet e il tempo trascorso in attività virtuali di socializzazione potrebbe avere un ruolo importante, ma al fenomeno contribuisce anche l'atteggiamento dei genitori sempre più protettivi e meno disposti a lasciare che i figli "camminino con le proprie gambe"» concludono.
Fonte: Child Dev. 2017 Sep 18. doi: 10.1111/cdev.12930.
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