Antibiotici, sette regole per usarli nel modo corretto

22 gennaio 2020
Aggiornamenti e focus

Antibiotici, sette regole per usarli nel modo corretto



Tags:
Ai primi sintomi di mal di gola, raffreddamento, o problemi alle vie urinarie, una domanda comune è: «devo usare l'antibiotico?».

Questa tipologia di farmaci si è rivelata un'arma efficacissima nel contrastare le infezioni batteriche, ma un uso scorretto sta mettendo a rischio il loro utilizzo.
Il fenomeno della antibiotico resistenza è, infatti, in crescita: la capacità tipica dei batteri di rendersi resistenti agli antibiotici è una forma di difesa molto sofisticata che sta rendendo inefficaci alcuni dei farmaci a disposizione. Tanto da parlare di emergenza a livello mondiale.

Per contrastare questi fenomeno, una delle strategie è quella di un corretto uso da parte di tutti. Ecco le regole da seguire:
  1. Usali solo quando servono, cioè in caso di infezione batterica: non sono infatti utili né efficaci in caso di infezione batterica, come raffreddore o influenza
  2. Usali solo se prescritti dal medico: gli antibiotici non sono tutti uguali, sarà il medico a prescrivere il farmaco adatto all'infezione in corso.
  3. Non usarli con il 'fai da te', o perché consigliati da un amico. Ricordati che sono farmaci da assumere solo dietro prescrizione medica.
  4. Chiedi al medico e al farmacista come conservarli: alcune forme farmaceutiche vanno conservate in frigo.
  5. Chiedi al medico e al farmacista quando e come assumerli. Alcune molecole vanno assunte una volta al giorno, altre più frequentemente. È bene anche rispettare gli intervalli orari, indicati.
  6. Non smettere la cura ai primi miglioramenti. È necessario utilizzare i dosaggi adeguati, per il numero di giorni indicati dal medico prescrittore, anche se i sintomi sono scomparsi e anche se la cura prevede molti giorni di assunzione
  7. Non utilizzare antibiotici avanzati a casa, senza chiedere al medico. A volte può capitare che avanzi qualche compressa di antibiotico, non vanno utilizzate solo perché il medico in passato li ha prescritti: potrebbe trattarsi di una infezione diversa e per ogni infezione batterica c'è una molecola adatta.

La storia degli antibiotici


L'utilizzo degli antibitoci ha contribuito moltissimo al progresso della medicina, diminuendo la mortalità in caso di malattie infettive batteriche (come meningiti, polmoniti, tifo, tubercolosi) e le complicanze infettive legate a traumi, ferite e interventi chirurgici.

La prima grande scoperta di un antibiotico si deve a Alexander Fleming che nel 1928 scoprì casualmente la penicillina, sostanza prodotta dalla muffa Penicillium notatum, in grado di inibire lo sviluppo di numerose specie di batteri e successivamente sviluppata come farmaco da Howard Florey e Ernst Chain negli anni '40 e '50.
Gli antibiotici possono essere di origine naturale quando sono estratti da batteri e funghi (Penicillium, Cephalosporium, Streptomyces), di origine semisintetica quando la struttura base, ottenuta per estrazione, viene modificata chimicamente in laboratorio (ampicillina, meticillina, claritromicina etc) o di origine chimica quando vengono interamente sintetizzati in laboratorio (chinoloni, monobattami, cloramfenicolo etc).
Nel corso degli anni diversi farmaci antibiotici sono stati immessi sul mercato; attualmente gli antibiotici maggiormente usati nella pratica clinica sono i composti â-lattamici (che comprendono penicilline, cefalosporine, carbapenemi ed altre â-lattamine ), le tetracicline, i macrolidi, i chinoloni e gli aminoglicosidi.

Nuove speranze contro la resistenza agli antibiotici


Si tratta di due nuove molecole capaci di combattere temutissime infezioni batteriche causate come quelle causate dallo Stafilococco aureus multi-resistente e il famigerato Pseudomonas aeruginosa. Un gruppo di scienziati francesi le ha ottenute a partire da una tossina batterica.
Inoltre non sembrano a loro volta in grado di indurre lo sviluppo di nuove resistenze farmacologiche, quindi promettono di restare efficaci a lungo termine.
Il risultato raggiunto dall'équipe francese di Brice Felden di Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale) e Université de Rennes 1 insieme a scienziati del Rennes Institute of Chemical Sciences (ISCR).è stato reso noto sulla rivista PLOS Biology.



Salute oggi:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa