Sì gli antibiotici, ma solo quando servono davvero

23 maggio 2016
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Sì gli antibiotici, ma solo quando servono davvero



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Gli antibiotici hanno rivoluzionato la medicina nel secolo scorso contribuendo in modo determinante anche al netto miglioramento dell'aspettativa di vita dai primi anni del '900 a oggi. Se utilizzati però in modo scorretto o eccessivo, questi preziosi farmaci non solo possono rivelarsi inutili, ma in alcuni casi possono risultare addirittura dannosi, ponendo le basi per la resistenza agli antibiotici che tanto preoccupa gli esperti di tutto il mondo. Uno studio statunitense da poco pubblicato sulla rivista Jama ha cercato di fare il punto della situazione sull'utilizzo di antibiotici, scoprendo che molte delle prescrizioni potrebbero in effetti essere evitate in quanto inutili.

«Almeno il 30 per cento degli antibiotici prescritti negli ambulatori medici, nei pronto soccorso o in ospedale non sono davvero necessari e la percentuale sale al 50 per cento se si guarda solo alle problematiche respiratorie acute» esordisce Katherine Fleming-Dutra, pediatra ed epidemiologa dei Centers for disease control and prevention statunitensi e autrice della ricerca. Per arrivare a questi risultati, l'esperta ha analizzato i dati riportati in un sondaggio nazionale sulle cure mediche del 2010-2011, dal quale è stato possibile estrapolare dati relativi a oltre 184mila visite ambulatoriali. «Nel 2011 sono state dispensate circa 262 milioni di prescrizioni ambulatoriali di antibiotici, ma finora non era noto quante di queste fossero davvero appropriate» continua la ricercatrice che dall'analisi ha dedotto che ben una prescrizione su tre si sarebbe potuta evitare in quanto non appropriata, sulla base delle attuali linee guida, per la condizione medica per la quale è stata effettuata.

Quali sono i casi nei quali l'antibiotico deve essere prescritto? E quando invece risulta inutile? Per rispondere a queste domande è importante innanzitutto capire come agiscono gli antibiotici. Si tratta di farmaci che colpiscono in particolare i batteri, agendo attraverso diversi meccanismi d'azione, ma che risultano del tutto inutili quando si è di fronte a un'infezione causata da un virus. «Non si dovrebbero mai prescrivere antibiotici per un comune raffreddore o per un mal di gola di origine virale» afferma Fleming-Dutra ricordando che tali condizioni guariscono meglio senza antibiotici e ricorrendo magari a farmaci capaci di alleviare i sintomi. Dallo studio però emerge che proprio le infezioni acute delle vie respiratorie sono le patologie per le quali si osserva il maggior numero di prescrizioni "inutili" di antibiotici: 111 sul totale annuo di 221 prescrizioni per 1.000 persone.

Prescrivere un antibiotico quando non è necessario non è solo uno spreco di denaro e un eccesso terapeutico. «I dati dimostrano che questa tendenza alimenta la pericolosa generazione di batteri antibiotico-resistenti, ceppi di batteri che non muoiono anche se viene utilizzato l'antibiotico contro il quale non dovrebbero avere armi di difesa efficaci» spiega l'autrice, precisando che questi "super-batteri" causano 2 milioni di infezioni e 23mila decessi ogni anno negli Stati Uniti. «Molte delle prescrizioni inutili potrebbero essere evitate migliorando il dialogo tra medico e paziente» spiega in un editoriale di commento Sara Cosgrove, professore associato di malattie infettive ed epidemiologia alla John Hopkins University di Baltimora. I pazienti arrivano dal medico chiedendo "un antibiotico che li faccia sentire meglio" e a questo punto il medico, che vuole che il suo paziente sia soddisfatto del servizio ricevuto, prescrive l'antibiotico. «Spiegando con chiarezza che questa non è la via da seguire e che ci sono altri farmaci sintomatici molto efficaci (a differenza degli antibiotici) le prescrizioni inutili potrebbero senza dubbio diminuire» conclude l'esperta.



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