Malattia renale cronica: troppo sale mette a rischio cuore e vasi

08 giugno 2016
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Malattia renale cronica: troppo sale mette a rischio cuore e vasi



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Cercar di ridurre il sale nella dieta quotidiana è una pratica intelligente ed efficace per tutti coloro che vogliono mantenere in buona forma cuore e vasi, ma lo è a maggior ragione per chi soffre di problemi ai reni e in particolare di quella che viene chiamata malattia renale cronica (o nefropatia cronica), un danno renale presente da almeno tre mesi. Secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Jama, i pazienti con nefropatia cronica che seguono una dieta quotidiana molto ricca in sale hanno un rischio maggiore di sviluppare problemi cardiovascolari come insufficienza cardiaca, ictus e infarto del miocardio.

«Negli Stati Uniti sono molte le persone con problemi renali cronici e con problemi cardiovascolari» spiega Jiang He, della Tulane University di New Orleans e coordinatore dello studio sottolineando l'importanza di chiarire il ruolo del sale e i suoi effetti sulla salute di cuore e vasi in chi ha già patologie renali. Per raggiungere il loro obiettivo, He e colleghi hanno coinvolto nella ricerca oltre 3.700 partecipanti e li hanno seguiti per diversi anni misurando inizialmente il livello di sodio nelle urine e tenendo poi sotto controllo la comparsa di eventi cardiovascolari, in particolare insufficienza cardiaca congestizia, ictus e infarto del miocardio.

«Sulla base dei livelli di sodio riscontrati nelle urine, abbiamo diviso i partecipanti allo studio in 4 gruppi» afferma l'autore che nel corso di 6,8 anni di follow-up mediano ha potuto osservare molti eventi cardiovascolari. «L'incidenza cumulativa dei tre eventi è stata del 29,8 per cento nel gruppo con i livelli più alti di sodio rispetto a 18,4 per cento in quello con i livelli più bassi» precisa.

Guardando nel dettaglio si nota che anche le incidenze dei singoli eventi sono risultate più alte nel gruppo con livelli più elevati di sodio (e quindi maggior consumo di sale) rispetto al gruppo con livelli più bassi: circa 23 per cento rispetto a 13 per cento per lo scompenso cardiaco, 11 per cento rispetto a 8 per cento per l'infarto del miocardio e 6 per cento rispetto a 3 per cento per l'ictus. «Un minore consumo di sodio potrebbe ridurre il rischio di problemi cardiovascolari in pazienti con malattia renale cronica, ma è fondamentale personalizzare i trattamenti e le soluzioni adottate» commenta Naveed Masani, del Winthrop-University Hospital di Mineola (Usa), ricordando che lo studio non dimostra un rapporto causa-effetto, ma solo un'associazione.



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