Cibi transgenici

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Cibi transgenici



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Tutto ha inizio nei giorni conclusivi del mese di marzo. Le analisi effettuate presso l'Istituto zooprofilattico di Torino, su una partita di sementi di mais e soia provenienti dagli Stati Uniti, hanno dato esito positivo. Semi transgenici. Inevitabile la coda di polemiche che ne è seguita, anche perché la Monsanto, azienda produttrice del carico sospetto, si è trovata di fronte a varie alternative: ritorno immediato delle partite di sementi negli USA, distruzione immediata o blocco nei magazzini di stoccaggio della Monsanto stessa. Pare invece, secondo le accuse, che abbia optato per la commercializzazione di una parte considerevole della prima partita di sementi di soia, mentre si stavano ancora facendo le analisi. Un'accusa piuttosto grave, per la quale gli organismi competenti, Ministero dell'Agricoltura in primis, si sono mobilitati, che ha fra l'altro riaperto la questione OGM sul territorio nazionale. Ma di cosa si tratta esattamente? E i rischi che si corrono in relazione ad una loro adozione sono commisurati ai benefici attesi? Interrogativi pesanti che vanno a toccare vari aspetti: etici, sociali, economici, ambientali, sanitari.

Cosa sono gli OGM


Le manipolazioni genetiche, perché di questo si sta parlando, sono un argomento noto, perlomeno come potenzialità, dagli anni '70. È negli anni '80 però che negli USA prima e poi in altri paesi anche europei, si sono create aziende, industrie e multinazionali in questo settore. Negli Stati Uniti in particolare il settore delle manipolazioni genetiche si è prima sviluppato nel settore bio-medico, poi anche in quello agro-alimentare. Una premessa importante riguarda la distinzione tra manipolazioni genetiche e biotecnologie, termini spesso erroneamente sovrapposti. Le biotecnologie esistono da quando l'uomo è diventato prima allevatore, e poi agricoltore, perché biotecnologie indica semplicemente una tecnica che utilizza un fenomeno biologico; quindi processi piuttosto comuni come fare la birra, o l'aceto, o lo yogurt sono tutte biotecnologie. In poche parole si tratta di finalizzare processi determinati da microorganismi, per ottenere un processo tecnologico che in natura non si verificherebbe. Tutt'altro discorso è quello che concerne gli Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Il presupposto è l'acquisizione a livello scientifico della scoperta che esistono dei processi molecolari per cambiare porzioni di informazione genetica corrispondenti a geni trasferibili da una specie a qualunque altra. Si può definire quindi OGM un organismo nel quale è stato inserito un gene estraneo a quell'individuo, a quella popolazione, a quella specie. Generalmente si inseriscono geni di specie assolutamente diverse, ma è possibile utilizzare anche geni della stessa specie. Con questo trasferimento si ottiene un nuovo individuo cosiddetto transgenico. Da qui si arriva anche ai cibi transgenici cioè derivati da organismi geneticamente modificati. Inutile sottolineare che l'applicazione delle manipolazioni genetiche nei vari settori solleva parecchie questioni, e non è priva di rischi potenziali.

Le manipolazioni genetiche nel settore biomedico


Partendo dal settore biomedico, dove ci sono state le prime applicazioni di manipolazioni genetiche, la prima in assoluto consiste nel modificare dei batteri con dei geni, prevalentemente di origine umana.

Modifiche sui batteri

L'obiettivo è quello di far produrre ai batteri proteine tipiche della specie umana. In questo modo, per esempio, è stata ottenuta l'insulina di origine umana, che i diabetici usano normalmente. Quando si modifica geneticamente un microorganismo un pericolo c'è: perché se si diffondesse nell'ambiente naturale, producendo una proteina umana in quantità e luoghi sbagliati, potrebbe avere effetti disastrosi sulla specie umana. Ecco spiegato perché queste operazioni vengono effettuate in ambienti confinati, dove è necessario utilizzare una serie di cautele per entrare nel luogo dove si opera. Il rischio complessivo quindi è paragonabile a quello di qualsiasi medicinale messo in commercio. Un rischio che è controbilanciato, quando ovviamente il medicinale è ben sperimentato, dal vantaggio nel combattere un pericolo maggiore, almeno si spera, del rischio che deriva dal medicinale stesso. Un discorso analogo vale per un altro tipo di intervento medico, ovvero la terapia genica.

Terapia genica

In questo caso si interviene sull'informazione genetica di cellule e di tessuti e organi di individui che presentano geni che o non funzionano, o danno predisposizione a certe malattie non necessariamente ereditarie, ma che si acquisiscono grazie alla predisposizione. Molti studi sono in corso, ma al momento una sola malattia ereditaria, una malattia rarissima che costringe a vivere in ambiente sterilizzato, viene curata con la terapia genica. Gli sforzi della ricerca si concentrano nel frattempo su malattie a larga diffusione come i tumori o l'AIDS. Non va però dimenticato che inserire un gene in un sistema complesso non comporta necessariamente che questo si manifesti, ciò vuol dire che si deve studiare bene la possibilità che nell'interazione tra geni ci sia il manifestarsi del gene desiderato, il che è tutt'altro che facile. Anche nel caso della terapia genica i rischi sono compensati teoricamente dalla possibilità di guarire, è quindi sempre necessario valutare attentamente rischi e benefici, anche se in questo caso riguardano solo l'individuo interessato e non tutto l'ambiente, perché le modifiche sono a livello cellulare.

Clonazione

Un'ultima applicazione delle manipolazioni genetiche nel settore della salute, largamente dibattuta ultimamente, riguarda la possibile clonazione, sia animale sia umana. In questo caso infatti si tratta di intaccare il patrimonio genetico umano, in maniera permanente, per finalità mediche. Questa potenziale manipolazione determina una serie di rischi, di cui è superfluo parlare in questa sede, il più eclatante dei quali riguarda la possibile commercializzazione del corpo umano.

Gli alimenti transgenici

La seconda area fondamentale in ambito biotecnologico riguarda il settore agroalimentare, oggetto del recente scontro tra le associazioni ambientaliste e la multinazionale Monsanto. Esiste infatti un problema di impatto diretto delle manipolazioni genetiche in agricoltura per quanto riguarda ambiente e salute.

Danni ambientali

Quando si utilizzano piante e animali transgenici, che vengono immessi nell'ambiente naturale, il processo è irreversibile e non controllabile come avviene in ambiente confinato. Il problema riguarda il fatto che ancora non si è in grado di prevedere che cosa succederà all'ambiente inserendovi piante ed animali transgenici. Lo spettro, costantemente evocato dalle associazioni ambientaliste, è l'inquinamento genetico con un carattere che intacca gli equilibri ambientali e che trasferendosi in direzioni non prevedibili e non volute può avere così effetti sconvenienti. Ne consegue un rischio per la biodiversità del pianeta, la sua vera ricchezza. La prospettiva, piuttosto inquietante (e al momento fantascientifica per la verità) è quella di un pianeta dove tutti sono uguali, clonati, nel quale per una singola malattia si rischia la l'estinzione della specie, in quanto tutti hanno le stesse difese immunitarie.

Danni alla salute

Oltre ai rischi ambientali potrebbero presentarsi rischi diretti per la salute dell'uomo con il consumo di cibi transgenici. Per esempio, inserendo nei cibi nuove proteine a cui è possibile reagire con intolleranze e allergie; o ancora potrebbe accadere che, insieme al gene per il carattere desiderato (p.e. per la resistenza agli insetti), si inserisca anche un gene marcatore (quello che serve a verificare se la modificazione è andata a buon fine) che potrebbe dare resistenza agli antibiotici. Infine il rischio potenziale più inquietante riguarda l'instabilità del patrimonio genetico, aumentando la ricombinazione, fenomeno per ora riscontrato solo nelle piante.

Scenari futuri

Ma se è tollerabile il rischio per un farmaco che garantisce la guarigione da una malattia, quale rischio si può tollerare per un cibo? Ad oggi sono stati modificati principalmente soia e mais, che insieme costituiscono più del 90% di tutte le coltivazioni transgeniche degli USA, a questi vanno aggiunti la colza e due colture non alimentari, il tabacco ed il cotone.

Dal punto di vista legislativo in Europa è stata sottoscritta una Convenzione che prevede il principio di precauzione, in base al quale di fronte ad un processo tecnologico si stabilisce la necessità di valutare se i rischi connessi sono prevedibili e, una volta previsti, se è possibile controllare e minimizzare gli eventuali inconvenienti. Questo principio è l'oggetto della disputa attualmente in corso. Ma il principio non è riconosciuto negli USA, che infatti non hanno sottoscritto la Convenzione sulla Biodiversità del '92. Succede così che dal 1996 arrivano sulle nostre sponde soia mista, sia naturale sia transgenica, e dal 1997 anche il mais. Gli USA infatti non hanno intenzione di separare le due filiere della produzione, quella ogm da quella non ogm. Ultimamente peraltro, come confermano le recenti vicende, l'Europa comincia a far valere le proprie ragioni in merito al principio di precauzione. Una possibile "salvezza" oltre che nell'affermazione del principio risiede nel ricorso all'etichettatura dei cibi transgenici, ormai diventata legge, un modo per rendere il consumatore informato e in grado di scegliere.

Marco Malagutti



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