22 aprile 2005
Aggiornamenti e focus
Polmoniti che insidiano il cuore
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La polmonite è una malattia piuttosto frequente, dovuta a batteri e virus diversi e che, in alcuni casi, si rivela meno facilmente trattabile che in passato. Nel caso delle infezioni sostenute dalla Chlamydia pneumoniae, sembra addirittura che possa esserci un effetto negativo sul rischio cardiovascolare, in particolare sull'infarto acuto. La Chlamydia è uno degli agenti "particolari" della polmonite, detti anche intracellulari perché si sviluppano all'interno delle cellule, come fanno i virus. Anche per questo si rivelano spesso abbastanza ostici da trattare con molti degli antibiotici di prima scelta per le infezioni respiratorie.Il sospetto che l'infezione da C. pneumoniae possa aumentare le possibilità di infarto esce rafforzato da uno studio statunitense, che ha riguardato 300 militari (età da 30 a 50 anni) che avevano subito l'infarto e per i quali erano disponibili risultati di test sierologici precedenti. Questo campione era stato poi controllato rispetto ad altrettante persone di caratteristiche omogenee ma senza precedenti di infarto.
In questi soggetti sono stati valutati i titoli degli anticorpi IgG e IgA contro il batterio (segni inequivocabili che c'è stata un'infezione) e si è visto che in chi ha titoli anticorpali elevati il rischio di infarto aumenta del 78% (igG) e del 74% (IgA) rispetto a chi ha titoli anticorpali molto bassi o addirittura risulta negativo al test. L'aumento massimo del rischio si aveva nelle persone che avevano riportato risultati elevati per le IgA in un periodo compreso tra 1 e 5 anni prima dell'infarto. Inoltre l'associazione tra Chlamydia e infarto era più forte nei soggetti da 40 a 50 anni di età che nel gruppo più giovane.
Questo significa che le infezioni acute possono predisporre all'infarto? Non è esattamente così. Secondo i ricercatori è più probabile che sia l'infezione cronica, la colonizzazione da parte del batterio delle arterie coronarie a far precipitare la situazione. Infatti si pensa che la C. pneumoniae, promuovendo reazioni infiammatorie nelle arterie coronariche possa sia far progredire l'aterosclerosi sia far precipitare gli eventi (formazione del trombo). Il tema è però ancora oggetto di dibattito, visto che alcuni studi precedenti non avevano confermato l'associazione. Peraltro, gli stessi sospetti si appuntano anche sul Cytomegalovirus e sull'Herpesvirus 1. Le implicazioni pratiche comunque ci sono. In caso di infezione delle vie aeree in soggetti di mezza età e con fattori di rischio cardiovascolare preesistenti sarebbe utile accertare con le colture se è presente la Chlamydia. Questo per mirare la terapia antibiotica e scongiurare il rischio che il batterio resti cronicamente presente nell'organismo.
Maurizio Imperiali
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Valutare la quantità di anticorpi
In questi soggetti sono stati valutati i titoli degli anticorpi IgG e IgA contro il batterio (segni inequivocabili che c'è stata un'infezione) e si è visto che in chi ha titoli anticorpali elevati il rischio di infarto aumenta del 78% (igG) e del 74% (IgA) rispetto a chi ha titoli anticorpali molto bassi o addirittura risulta negativo al test. L'aumento massimo del rischio si aveva nelle persone che avevano riportato risultati elevati per le IgA in un periodo compreso tra 1 e 5 anni prima dell'infarto. Inoltre l'associazione tra Chlamydia e infarto era più forte nei soggetti da 40 a 50 anni di età che nel gruppo più giovane.
Più croniche che acute
Questo significa che le infezioni acute possono predisporre all'infarto? Non è esattamente così. Secondo i ricercatori è più probabile che sia l'infezione cronica, la colonizzazione da parte del batterio delle arterie coronarie a far precipitare la situazione. Infatti si pensa che la C. pneumoniae, promuovendo reazioni infiammatorie nelle arterie coronariche possa sia far progredire l'aterosclerosi sia far precipitare gli eventi (formazione del trombo). Il tema è però ancora oggetto di dibattito, visto che alcuni studi precedenti non avevano confermato l'associazione. Peraltro, gli stessi sospetti si appuntano anche sul Cytomegalovirus e sull'Herpesvirus 1. Le implicazioni pratiche comunque ci sono. In caso di infezione delle vie aeree in soggetti di mezza età e con fattori di rischio cardiovascolare preesistenti sarebbe utile accertare con le colture se è presente la Chlamydia. Questo per mirare la terapia antibiotica e scongiurare il rischio che il batterio resti cronicamente presente nell'organismo.
Maurizio Imperiali
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