Per lo scompenso terapia ribaltata

18 novembre 2005
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Per lo scompenso terapia ribaltata



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Parola di esperti, la vera pandemia del XXI secolo è lo scompenso cardiaco. Si stima, infatti, che nel mondo ne soffrano 22 milioni di persone, con oltre 1 milione di nuovi casi all'anno, di cui 87 mila in Italia. Nei soggetti affetti da tale patologia, il 3-5% degli under 65 e il 10-12% degli over 65, aumenta di cinque volte il rischio di morte improvvisa e la mortalità a 3 anni dalla diagnosi varia, a seconda della gravità dei sintomi, dal 40% all' 82%. "In termini di sopravvivenza a 5 anni dalla prognosi, lo scompenso è più letale di quasi tutti i tumori maligni (ad eccezione di quello al polmone) e, per quanto riguarda i costi, supera di tre volte quelli relativi alle neoplasie e di quattro quelli dell'infarto, rappresentando, nelle nazioni occidentali industrializzate, circa il 3% delle spese sanitarie complessive". A ricordarlo è Livio Dei Cas, professore di cardiologia dell'Università di Brescia e direttore del Dipartimento cardiotoracico e della Divisione di cardiologia dell'ospedale di Brescia, durante una conferenza stampa svoltasi il 10 novembre a Milano. "L'incidenza è in continua crescita - continua Dei Cas - e le cause sono l'invecchiamento della popolazione, le vere e proprie epidemie di diabete e obesità ma anche, paradossalmente, i progressi medici. Infatti, si è notevolmente abbassata la percentuale di coloro che in passato morivano in seguito a coronaropatia, ipertensione, deformità valvolare, diabete e cardiomiopatia; ora i pazienti sopravvivono, ma rimangono soggetti a rischio per lo scompenso cardiaco".

Prima l'ACE inibitore...


L'introduzione dei beta-bloccanti rappresenta uno dei più importanti progressi nel trattamento dell'insufficienza cardiaca cronica, infatti, insieme agli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone (ACE inibitori), questi farmaci rappresentano il cardine della terapia e il loro utilizzo (ACE inibitori seguiti da beta-bloccanti) è raccomandato dalle linee guida, sia europee sia americane. Gli studi finora condotti avevano mostrato che l'ACE inibitore ha una maggiore probabilità di raggiungere la dose ottimale, mentre il beta bloccante viene spesso utilizzato a dosi sub-ottimali e ciò ne limita di fatto l'azione terapeutica, se addirittura non la rende impossibile. Diversamente dagli studi precedenti, focalizzati sul trattamento cronico dei pazienti con scompenso, lo studio CIBIS III, presentato al congresso della Società europea di cardiologia, del settembre 2005, e pubblicato sulla rivista Circulation, sottolinea l'importanza di come iniziare la terapia, e propone l'inversione dello schema di trattamento finora seguito. Infatti, durante le prime fasi dello scompenso cardiaco, un numero significativo di pazienti va incontro a morte improvvisa, pertanto, lo scopo principale della terapia è quello di aumentare la sopravvivenza. Negli stadi successivi, l'obiettivo primario dell'intervento terapeutico è la prevenzione della progressione della patologia, per favorire la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita del paziente. "I beta bloccanti - ricorda Dei Cas - rallentano efficacemente la progressione della malattia, in quanto inibiscono l'attivazione del sistema nervoso simpatico, che è coinvolto in una fase più precoce rispetto al sistema renina-angiotensina-aldosterone" sul quale invece agisce l'ACE-inibitore.

...o il beta bloccante?


A presentare i risultati dello studio a Milano è stato Emilio Vanoli, professore di cardiologia all'Università di Pavia, il quale ne sottolinea l'importanza in quanto si è focalizzato sulla popolazione a più alto rischio di scompenso cardiaco, cioè gli over 65. "Lo studio - spiega Vanoli - ha confrontato gli effetti su mortalità e ospedalizzazioni per cause cardiache di uno schema che prevedeva monoterapia iniziale per 6 mesi con bisoprololo a cui veniva aggiunto un ACE inibitore, l'enalapril". E i risultati hanno dato esito positivo in quanto hanno indicato un possibile beneficio sulla sopravvivenza, con una riduzione della mortalità del 28% durante la fase di somministrazione del solo bisoprololo e del 31% durante il primo anno di trattamento. "CIBIS III ha superato l'assioma dell'ACE inibitore prima di tutto - dice Vanoli - dimostrando che il bisoprololo può essere somministrato ai pazienti con scompenso cardiaco anche in assenza di concomitante terapia con enalapril. In tali condizioni è stato possibile somministrare dosi più elevate di beta bloccante ottenendo un effetto massimale sul rischio di morte improvvisa". E il futuro? "CIBIS III - conclude Vanoli - getta, forse, le basi per le nuove linee guida, proponendo nuove regole per la terapia dello scompenso e la prevenzione della morte improvvisa".

Ombretta Bandi



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