Cibo che cura in pillole

12 febbraio 2010
Aggiornamenti e focus

Cibo che cura in pillole



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di Simona Zazzetta

Pesce grasso, cioccolato, lupini, soia, papaia e yogurt potrebbero essere le voci di una normale spesa al supermercato, e invece sono le fonti di sostanze che non solo contribuiscono al benessere generale, ma hanno anche effetti ben noti alla pratica clinica, di cui in alcuni casi, sono ormai parte integrante. A occuparsene è una scienza, la nutraceutica, che ha visto crescere esponenzialmente l'interesse generale. E se i fatturati parlano chiaro, forse sono meno chiare le tematiche che ruotano attorno a questa scienza. Ne sono convinti gli esperti in materia che si sono incontrati in occasione del 1° Congresso nazionale sulla nutraceutica, promosso dalla Società Italiana di Nutraceutica, (SINut): "Nutraceutico è un termine piuttosto ampio sotto il quale vengono compresi i cibi funzionali, gli integratori alimentari, i probiotici e i prebiotici" spiega Cesare Sirtori, presidente della SINut a margine dell'evento. Le distinzioni tra queste categorie sono molto nette. «Il cibo funzionale o functional food - specifica Sirtori - apporta calorie ed energia e contiene elementi che migliorano la salute». Di particolare interesse e oggetto di studio sono la soia, il lupino e il cacao. I primi due sono noti per le proteine che contengono che hanno dimostrato di contribuire alla riduzione dei livelli di colesterolo del 10-15% se aggiunti alla dieta come alimenti o derivati. Sono oggi noti gli effetti positivi del cacao sulla pressione e sulle coronarie, il tutto grazie alle epicatechine tuttora in studio.

Da molti alimenti di origine vegetale si posso estrarre i composti attivi, in genere non singole molecole (come accade per i farmaci di sintesi), ma complessi che contengono un principio attivo che svolge la sua azione se assunto in dosi concentrate come, per l'appunto integratori alimentari: «Sono nutraceutici che si assumono per via orale - puntualizza Sirtori - non forniscono calorie ma possono avere funzioni terapeutiche importanti in una dieta povera di determinate sostanze». Gli esempi sono molteplici, tra i più interessanti nel panorama clinico c'è glucosamina un derivato del glucosio, estratto da sostanze naturali che ha dimostrato un buon profilo di sicurezza ed efficacia nella terapia dell'artrosi poiché è la principale molecola utilizzata per la sintesi dell'acido ialuronico e degli altri componenti della cartilagine delle articolazioni. E poi, i ben noti omega-3: acidi grassi estratti dal tessuto adiposo dei pesci grassi, vengono poi concentrati in capsule e usati per prassi nei regimi terapeutici per la prevenzione secondaria cardiovascolare, vale a dire in persone che hanno già avuto l'esperienza di un infarto. Sempre per l'ipercolesterolemia, è ora nota l'azione della monacolina K estratta dal riso rosso, che ha un'azione simile alle statine nel ridurre i livelli di colesterolo. Molti integratori hanno anche una funzione antiossidante, potenziata rispetto all'alimento da cui vengono estratti. Ne è esempio la tanto discussa papaia fermentata: l'estratto, oltre a vitamine A e C, contiene i beta-glucani che riducono l'assorbimento di zuccheri e grassi, contribuendo quindi al controllo del peso e delle patologie metaboliche e hanno un'attività antiossidante. «Molte malattie gravi, degenerative o croniche, hanno un elemento in comune: lo stress ossidativo - sostiene Luc Montagnier, Premio Nobel per la medicina, presente al congresso - intervenire per contrastarlo contribuisce a prevenirle e a migliorare la risposta alle terapie con i farmaci». Infine ci sono nutraceutici che agiscono sulla flora batterica intestinale: i probiotici, colture di batteri che svolgono l'importante funzione di colonizzare l'intestino, migliorandone la funzionalità e i prebiotici, prodotti che contengono sostanze in grado di favorire la crescita di batteri probiotici.

1° Congresso nazionale sulla nutraceutica, promosso dalla Società Italiana di Nutraceutica, (SINut)



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