Le dislipidemie

15 febbraio 2010
Aggiornamenti e focus

Le dislipidemie



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Il termine dislipidemia richiama l'attenzione alla presenza di uno o più valori alterati degli esami che esprimono la concentrazione di colesterolo e trigliceridi nel sangue.

La definizione di iper- o dislipidemia è stata, negli ultimi 20 anni oggetto di numerose discussioni in ambito scientifico. Le linee guida più recenti prevedono che:
  • i valori normali di trigliceridi e colesterolo sono da considerarsi inferiori a 200 mg/dl (180 mg/dl al di sotto dei 18-20 anni)
  • per una colesterolemia tra 200-250 mg/dl è opportuna una terapia dietetica
  • per una colesterolemia superiore a 250 mg/dl è opportuna l'associazione di una terapia farmacologica.
La determinazione di valori limite più ristretti rispetto a quelli di tempo fa è motivata dai rilievi epidemiologici, che hanno dimostrato una stretta correlazione tra valori di colesterolemia e rischio di eventi cardiovascolari.
Colesterolo e trigliceridi alti sono un elemento che spesso caratterizza le popolazioni dei paesi industrializzati, al punto che si stima che circa il 50 per cento degli assistiti adulti di un medico di famiglia abbia dei valori superiori alla norma e possa essere quindi considerato dislipidemico. L'alimentazione è uno dei fattori spesso alla base di tale condizione, ma spesso diete "fai da te" o un'errati pregiudizi inducono alcuni a operare scelte scorrette. Oggi l'approccio ritenuto più efficace è quello che prendere in considerazione la globalità del paziente e non più il singolo fattore di rischio. Per questa ragione la terapia dietetica e farmacologica, pur mantenendo il proprio ruolo centrale, non sono più ritenute da sole sufficienti a raggiungere un obiettivo se non vengono affiancate da una modificazione dello stile di vita, in particolare da un aumento dell'attività fisica, dalla riduzione delle bevande alcoliche dalla sospensione del fumo nei soggetti succubi di questo vizio.

Per quanto riguarda il colesterolo, due sono le cause principali del suo eventuale aumento:
  • la presenza di una predisposizione ereditaria, che costituisce la base delle dislipidemie ereditarie (vedi tabella sottostane), cioè di un alterato profilo, geneticamente determinato, delle lipoproteine, che trasportano colesterolo e trigliceridi; in questo caso l'anomalia si rende manifesta sin dall'età pediatrica;
  • una dieta troppo ricca di cibi ad alto contenuto di colesterolo, che sono tra l'altro ricchi anche di grassi saturi (più dannosi per le arterie), come il tuorlo dell'uovo e le interiora, come fegato e polmoni. La quantità di colesterolo introdotto con la dieta non dovrebbe superare i 300 mg al giorno.
A questo si deve però aggiungere il fatto che la colesterolemia tende ad aumentare con l'età non tanto per ragioni alimentari quanto perchè probabilmente si attenua il sistema di controllo che blocca la produzione che ha luogo di per sé nel fegato di ciascun individuo.

Il ruolo dei trigliceridi

I trigliceridi sono un altro tipo di grasso presente nel sangue, e sono la forma principale in cui i grassi compaiono in natura. Derivano dal cibo e sono in parte formati all'interno dell'organismo. Rappresentano un'importante fonte di energia per tutto l'organismo.

I trigliceridi possono essere elevati a causa di una predisposizione ereditaria. Un'altra causa è rappresentata da una dieta ricca di grassi e, in alcuni casi, di alcool.

I trigliceridi alti, a differenza del colesterolo, non favoriscono direttamente la formazione delle placche aterosclerotiche. Essi, però, sono spesso associati ad elevati valori di colesterolo totale e LDL, e a bassi livelli di colesterolo HDL. In ogni caso, valori elevati di trigliceridi rappresentano un importante fattore di rischio per malattie cardiache, diabete, obesità
I chilomicroni sono le prime particelle lipoproteiche che si formano a seguito dell'assorbimento intestinale dei grassi, e vengono detti "remnant" dopo un primo passaggio epatico, in cui cedono parte del proprio contenuto lipidico. Il loro destino è quello di una progressiva perdita del contenuto in grassi (a cui consegue un progressivo aumento del peso molecolare), dalle VLDL (lipoproteine a densità molto bassa) alle IDL (lipoproteine intermedie), dalle LDL (lipoproteine a bassa densità) alle HDL (lipoproteine ad alta densità).

Piercarlo Salari



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