Prescrizioni a tutta prova

09 gennaio 2004
Aggiornamenti e focus

Prescrizioni a tutta prova



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E' in fatto di prescrizioni di farmaci che si verifica il maggior numero di errori medici. E' un fenomeno mondiale anche se, va precisato, a volte il fatto che aumentino le percentuali (come segnalato per gli Stati Uniti) può essere dovuto anche soltanto a un maggiore controllo, e quindi all'aumento delle segnalazioni. Comunque è un fenomeno che è stato analizzato abbastanza a fondo, giungendo a una classificazione dei diversi tipi di prescrizione sbagliata e potenzialmente pericolosa.
  • In linea generale si distingue tra errori veri e propri e lapsus. I primi sono causati da tre diverse circostanze. L'ignoranza: per esempio il medico prescrive della penicillina a un paziente che è allergico e non si èpreoccupato di stabilire se l'allergia c'era o meno.
  • Si applica una regola giusta nella situazione sbagliata: per esempio si fa un'iniezione di un certo farmaco nell'esterno della coscia (che è il punto più comodo per il medico) anche quando la sostanza è meglio venga iniettata nel gluteo
  • Si applica una regola sbagliata, per esempio un dosaggio troppo elevato rispetto alla circostanza
I lapsus sono per certi versi più insidiosi ecco qualche esempio tratto da uno studio britannico:decidere di prescrivere la clorpropamide, ma poi scrivere effettivamente sulla cartella clorpèromazina perché è più famigliare, o al contrario vedere scritto il farmaco giusto e leggere il nome sbagliato perché simile. Oppure avere in mente il farmaco giusto ma poi prendere dall'armadietto quello sbagliato. Ci sono poi le banali dimenticanze: per esempio si scorda che il paziente è allergico alla penicillina.

Al di là di quelli dovuti all'ignoranza, spesso questi errori sono dovuti a circostanze ambientali: il carico di lavoro, il fatto di avere a che fare con pazienti che non si conoscono (per esempio perché si sostituisce un collega nel turno di guardia). Molto spesso hanno anche a che fare con il modo con cui si compilano le cartelle cliniche e con la necessità di copiare annotazioni a mano, di cancellarne altre e così via.

La situazione italiana


Sbagliare è umano, perseverare è diabolico; esordiva così un convegno milanese che affronta la problematica degli errori che si commettono negli ospedali nella somministrazione dei farmaci. I dati italiani in merito scarseggiano in quanto non esiste una reale consapevolezza del problema. Inoltre, il forte timore della perseguibilità penale della responsabilità individuale ha messo in secondo piano l'analisi dell'organizzazione che ruota attorno al farmaco in ospedale.
Un'organizzazione complicata e farraginosa è la principale fonte di errore.
Risulta che ogni anno su 8 milioni di ricoveri il 4% dei pazienti esce riportando danni o malattie attribuibili a errori o disservizi; il Tribunale per i Diritti del Malato, in base alle richieste di intervento, ha registrato dallo scorso anno una crescita del 14%.
Un esame condotto presso un reparto di un ospedale piemontese ha sottolineato che i principali motivi di errore sono la trascrizione della terapia, la mancanza del farmaco in reparto, la scarsa comunicazione tra il personale che opera nel reparto, il calcolo della dose (in particolare per le terapie pediatriche) e l'eliminazione della confezione del farmaco su cui è impressa la data di scadenza. In una catena di eventi che ha inizio dalla prescrizione e termina con la somministrazione, è importante il flusso di informazione tra le principali figure operanti: medico, farmacista e infermiere; ed è importante che avvenga in modo corretto.

Computer in corsia


L'automatizzazione delle operazioni e del flusso di informazioni è la soluzione proposta da un'azienda italiana, la Exper Automation: introducendo nel sistema ospedaliero la robotizzazione e l'informatizzazione dei processi si abbassano le probabilità di rischio attribuite all'errore umano. Il protagonista si chiama Homerus, un sistema costituito da software e robot che preparano il farmaco prescritto in dose singola e assicurano che venga recapitato al paziente giusto.
Il circuito di informazioni ha inizio in corsia: nel giro visite il medico ha a disposizione un software, supportato da un hardware wireless (palmare, PC portatile) su cui inserisce la prescrizione; ha anche la possibilità di consultare un prontuario farmaceutico per verificare indicazioni, interazioni e effetti collaterali.
L'informazione raggiunge, grazie a una rete interna, la farmacia dell'ospedale dotata di macchine Homerus che in base alla prescrizione preparano la terapia in dose unitaria, contrassegnandola con un codice a barre corrispondente al paziente per il quale è stata richiesta. Il farmacista che controlla queste operazioni automatiche può intervenire sull'appropriatezza del farmaco prescritto ed eventualmente segnalare interazioni, effetti collaterali e aggiornamenti.
Le confezioni sigillate e contrassegnate vengono trasferite nell'armadio di reparto, a cui accedono infermieri autorizzati che verificano mediante il software, la correttezza della terapia, gli orari e individuano il paziente con il codice a barre e infine registrano l'avvenuta somministrazione.
I numeri attualmente a disposizione riguardano la sperimentazione del sistema Homerus presso l'Ospedale di Nizza Monferrato, in provincia di Asti, e sono piuttosto convincenti: la percentuale di errore è passata dal 4,4 del 1998 allo 0,12% del 2001, con una riduzione di spesa per i farmaci del 12% e del tempo che gli infermieri devono dedicare ai farmaci di 20 ore alla settimana per reparto.
La preparazione delle dosi singole risolve anche il problema di tenere le scorte di farmaci negli armadi di reparto, con una riduzione del 70%. Inoltre, eliminando operazioni di controllo (scadenza, scorte), di trascrizione e di preparazione del carrello, il numero di passaggi delle informazioni scende da 10 a 5. E meno passaggi ci sono, meno informazioni si perdono...

Simona Zazzetta



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