Più sicuro prescrivere al computer

03 novembre 2006
Aggiornamenti e focus

Più sicuro prescrivere al computer



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Quanti errori si fanno in ospedale? Moltissimi, esattamente come in qualsiasi organizzazione. La differenza è che in questo, come in altri casi, i risultati possono essere molto gravi. Negli Stati Uniti, dove questo genere di indagini è condotto da lungo tempo, si calcola che ogni anno muoiano almeno 400000 persone a causa di questi errori. Se poi ci si limita agli errori legati al farmaco (nella prescrizione, nell’erogazione e nella somministrazione) il bilancio sarebbe di 7000 decessi anno, dentro e fuori degli ospedali. Non in tutti i reparti, a proposito di uso dei medicinali, la percentuale di errori è uguale, anzi nelle unità di terapie intensiva la frequenza è più o meno doppia, non perché gli “intensivisti” siano meno bravi ma per ragioni ambientali. Nelle terapie intensive si usano molti più farmaci, sono somministrati prevalentemente per infusione (flebo e simili) e i pazienti presentano spesso insufficienza renale o epatica, tutti fattori che favoriscono l’errore.

Leggere e trascrivere


Alcune esperienze passate hanno mostrato che i sistemi di prescrizione informatizzati potrebbero ridurre questo genere di errori. Intanto, non dovendo scrivere a mano, si taglia corto con le ricette illeggibili, o con quelle che mancano di questo o quell’elemento (il dosaggio, o la frequenza delle somministrazioni). Inoltre, i sistemi più recenti hanno anche dei sistemi di aiuto alla decisione, cioè ricordano al medico possibili soluzioni sulla base delle condizioni del paziente. Per esempio, selezionando un certo farmaco, comunicano i dosaggi standard ma anche gli eventuali aggiustamenti in funzione della capacità di smaltirlo dei reni o del fegato del paziente. Un gruppo di ricerca belga, dell’Ospedale universitario di Ghent, ha avuto l’opportunità di valutare numero e gravità degli errori di prescrizione paragonando tre unità di terapia intensiva, due ancora basate sui sistemi cartacei (cartella clinica scritta a mano) e una dotata di uno di questi sistemi informatizzati. Dato interessante, le stesse équipe operavano a turno sulle tre unità, eliminando quindi la possibilità che eventuali differenze fossero dovute alla diversa abilità del personale. E’ la prima volta che veniva condotto uno studio di questo tipo.

Quello zero ballerino


I risultati, che si basano su un totale di oltre 2500 prescrizioni, equamente divise tra l’unità “computerizzata” e le due con sistema cartaceo, mostrano innanzitutto che si sono avute 375 prescrizioni sbagliate. C’è un sostanziale vantaggio della nuova procedura, che totalizzato 44 errori intercettati contro i 330 del sistema su carta. Però il dato va spiegato: a sparire completamente dall’unità informatizzata sono stati gli errori riconducibili alla scrittura (ricette illeggibili, per esempio), così come si sono ridotti notevolmente gli sbagli nei dosaggi dei pazienti con insufficienza renale. In linea generale quindi i sistemi di prescrizione al computer funzionano. Salvo quando introducono loro stessi degli errori: è stato il caso delle doppie prescrizioni, dovute a un vizio del programma e non a errore umano. In alcuni casi si è anche avuto “l’errore dello zero”, nel senso che è capitato che 0,3 mg diventassero 3 mg. E in effetti, gli errori di dosaggio, in entrambe le situazioni, erano l’incidente più frequente. Un altro dato positivo è che mentre nelle unità organizzate tradizionalmente il numero degli errori cresceva con il numero di farmaci destinato al paziente, in quella informatizzata questo fenomeno non c’era.
Le prescrizioni al computer sono dunque la soluzione? Sono una soluzione, ma non la sola. Tutto dipende anche da come viene realizzato il programma, ed è esperienza abbastanza frequente che i programmatori pensino più spesso alla razionalità del loro sistema che non al fatto che serva a chi lo userà. Intanto c’è di buono che l’errore diminuisce.

Maurizio Imperiali



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