05 settembre 2003
Aggiornamenti e focus
Sono tanti e tanto soli
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Fragili, malati, spesso soli, con queste premesse non c'è da stupirsi che i vecchi siano stati le prime vittime del caldo feroce che ha caratterizzato quest'anno l'Italia e gran parte d'Europa. Nelle grandi città italiane ed europee il numero dei morti nella prima parte di agosto ha superato, con percentuali impressionanti, la media riscontrata in analoghi periodi degli anni precedenti. Ma se il caldo eccezionale e il conseguente aumento dei decessi di ultraottantenni è stato solo l'aspetto più eclatante ci sono altri problemi come povertà e solitudine che sono veri tutto l'anno. Ed i numeri sono molto preoccupanti.
La cronaca dell'ultimo mese è stata tutto un susseguirsi di aggiornamenti su nuovi decessi. Numeri impressionanti anche se in Italia non si è raggiunta la cifra record di decessi della Francia, dove le prime stime ufficiali, diffuse il 29 agosto, parlano di oltre undicimila morti riconducibili all'eccezionale ondata di caldo. I primi dati del nostro paese dicono che sono morti molti più anziani dell'anno scorso. Il 20% di sepolture in più a Roma, Milano e Torino; il 27% in più a Bolzano. A Genova, nel periodo di luglio-agosto, si è arrivati addirittura alla cifra di 693 morti, tanto che l'amministrazione comunale ha aperto un'inchiesta. Per il bilancio nazionale, invece, sembra in dirittura d'arrivo l'indagine che il ministro Sirchia ha affidato all'Istituto Superiore di Sanità per conoscere il numero dei decessi di persone anziane avvenuti a causa del caldo. Il lavoro dell'ISS è atteso per i primi giorni di settembre e riguarderà i dati raccolti nelle 21 anagrafi comunali delle città capoluogo. Fino ad oggi le uniche cifre disponibili sui decessi perciò arrivano dalle singole amministrazioni comunali. Si va dalla cifra più eclatante, quella genovese, ai 528 decessi di Torino, 527 di Roma, 460 di Milano (20% in più rispetto al 2002), 157 di Napoli, 41 di Bolzano. Le morti di anziani sono state più numerose al nord e nelle grandi città, nonostante il caldo e le tante difficoltà socio-economiche del sud. Come a dire che accanto alla grande vulnerabilità dei soggetti anziani, dovuta a ragioni fisiologiche che hanno portato al drastico aumento della mortalità per malattie cardiocircolatorie, il caldo ha fatto esplodere problemi più profondi e l'abbandono può essere considerato il vero motivo di molti decessi.
Nel nostro paese dal 1982 al 2001 - come segnalato in un recente editoriale su Repubblica da Ilvo Diamanti - il peso sulla popolazione di coloro che hanno più di 65 anni è salito dal 13,2% al 18,2%; mentre la quota di coloro che hanno meno di 15 anni è scesa dal 21,3% al 14,4%. Con l'esito che l'indice di invecchiamento degli italiani da 62 su 100, negli ultimi vent'anni, è più che raddoppiato, salendo a 127. In altre parole i "vecchi" sono il 27% in più dei giovanissimi. Come non bastasse se agli inizi degli anni settanta in Italia soltanto un ultra65enne su cinque viveva da solo, nel 1990 erano uno su tre, oggi sono solo uno su due. Negli ultimi trent'anni gli ultraottantacinquenni, cioè i più a rischio di non autosufficienza, sono triplicati. E l'assistenza? Sia quella pubblica domiciliare sia quella residenziale sono rimaste ai livelli più bassi in Europa: attorno al 2-3%, mentre nei paesi scandinavi è superiore al 20%, in Gran Bretagna si è attorno al 15%, in Germania al 10%.
Sempre più poveri
Eloquenti anche i dati economici. Secondo la Confesercenti a ogni anziano per le ferie, rimangono esattamente 17 euro al mese, perché dalle loro modeste pensioni il 22% viene assorbito dagli alimenti; il 33% dall'abitazione; il 9% dalle spese fisse; il 7% dalla sanità, rimanendo un misero 1,8% per i loro "svaghi". Come conseguenza il 13,3% degli anziani che vivono soli si colloca al di sotto della soglia di povertà; tra i vacanzieri, solo l'8% ha un'età superiore ai 65 anni. 150mila nuclei familiari con un capofamiglia ultra 65enne vivono con 559,63 euro, soglia di povertà assoluta. In Italia, inoltre, l'incidenza di coloro che affermano di avere ricevuto favori e sostegno dalla cerchia dei familiari stretti è del 50% fra le persone oltre 75 anni che vivono da sole, mentre nella popolazione sale al 66%. Più che raddoppiate così le chiamate alle associazioni che si occupano di terza età, associazioni che peraltro si contano sulle dita di una mano.
Quali soluzioni?
Che fare perciò? Visto il quadro dipinto dai numeri, "invocare il Padreterno" come ha fatto il sindaco di Milano perché facesse diminuire la temperatura, potrebbe non bastare. L'Italia, infatti, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, invecchia più velocemente di qualsiasi altro paese. Nel 2030 gli ultrasessantacinquenni saranno oltre il 26%, addirittura un terzo della popolazione nel 2040, per tutta risposta gli specialisti in geriatria sono al terz'ultimo posto tra tutte le categorie di medici, secondo Pier Ugo Carbonin dell'Università Cattolica. Inoltre l'Italia è all'ultimo posto in Europa per livelli di assistenza domiciliare. Il ricercatore milanese, responsabile di un progetto strategico del Cnr sull'invecchiamento, auspica una modifica radicale degli investimenti, maggiore coordinamento tra servizio sanitario e servizi sociali nonché equipe con geriatri, infermieri, assistenti sociali e terapisti della riabilitazione. Un inguaribile ottimista?
Marco Malagutti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Abbandono, la prima causa
La cronaca dell'ultimo mese è stata tutto un susseguirsi di aggiornamenti su nuovi decessi. Numeri impressionanti anche se in Italia non si è raggiunta la cifra record di decessi della Francia, dove le prime stime ufficiali, diffuse il 29 agosto, parlano di oltre undicimila morti riconducibili all'eccezionale ondata di caldo. I primi dati del nostro paese dicono che sono morti molti più anziani dell'anno scorso. Il 20% di sepolture in più a Roma, Milano e Torino; il 27% in più a Bolzano. A Genova, nel periodo di luglio-agosto, si è arrivati addirittura alla cifra di 693 morti, tanto che l'amministrazione comunale ha aperto un'inchiesta. Per il bilancio nazionale, invece, sembra in dirittura d'arrivo l'indagine che il ministro Sirchia ha affidato all'Istituto Superiore di Sanità per conoscere il numero dei decessi di persone anziane avvenuti a causa del caldo. Il lavoro dell'ISS è atteso per i primi giorni di settembre e riguarderà i dati raccolti nelle 21 anagrafi comunali delle città capoluogo. Fino ad oggi le uniche cifre disponibili sui decessi perciò arrivano dalle singole amministrazioni comunali. Si va dalla cifra più eclatante, quella genovese, ai 528 decessi di Torino, 527 di Roma, 460 di Milano (20% in più rispetto al 2002), 157 di Napoli, 41 di Bolzano. Le morti di anziani sono state più numerose al nord e nelle grandi città, nonostante il caldo e le tante difficoltà socio-economiche del sud. Come a dire che accanto alla grande vulnerabilità dei soggetti anziani, dovuta a ragioni fisiologiche che hanno portato al drastico aumento della mortalità per malattie cardiocircolatorie, il caldo ha fatto esplodere problemi più profondi e l'abbandono può essere considerato il vero motivo di molti decessi.
Sempre più anziani
Nel nostro paese dal 1982 al 2001 - come segnalato in un recente editoriale su Repubblica da Ilvo Diamanti - il peso sulla popolazione di coloro che hanno più di 65 anni è salito dal 13,2% al 18,2%; mentre la quota di coloro che hanno meno di 15 anni è scesa dal 21,3% al 14,4%. Con l'esito che l'indice di invecchiamento degli italiani da 62 su 100, negli ultimi vent'anni, è più che raddoppiato, salendo a 127. In altre parole i "vecchi" sono il 27% in più dei giovanissimi. Come non bastasse se agli inizi degli anni settanta in Italia soltanto un ultra65enne su cinque viveva da solo, nel 1990 erano uno su tre, oggi sono solo uno su due. Negli ultimi trent'anni gli ultraottantacinquenni, cioè i più a rischio di non autosufficienza, sono triplicati. E l'assistenza? Sia quella pubblica domiciliare sia quella residenziale sono rimaste ai livelli più bassi in Europa: attorno al 2-3%, mentre nei paesi scandinavi è superiore al 20%, in Gran Bretagna si è attorno al 15%, in Germania al 10%.
Sempre più poveri
Eloquenti anche i dati economici. Secondo la Confesercenti a ogni anziano per le ferie, rimangono esattamente 17 euro al mese, perché dalle loro modeste pensioni il 22% viene assorbito dagli alimenti; il 33% dall'abitazione; il 9% dalle spese fisse; il 7% dalla sanità, rimanendo un misero 1,8% per i loro "svaghi". Come conseguenza il 13,3% degli anziani che vivono soli si colloca al di sotto della soglia di povertà; tra i vacanzieri, solo l'8% ha un'età superiore ai 65 anni. 150mila nuclei familiari con un capofamiglia ultra 65enne vivono con 559,63 euro, soglia di povertà assoluta. In Italia, inoltre, l'incidenza di coloro che affermano di avere ricevuto favori e sostegno dalla cerchia dei familiari stretti è del 50% fra le persone oltre 75 anni che vivono da sole, mentre nella popolazione sale al 66%. Più che raddoppiate così le chiamate alle associazioni che si occupano di terza età, associazioni che peraltro si contano sulle dita di una mano.
Quali soluzioni?
Che fare perciò? Visto il quadro dipinto dai numeri, "invocare il Padreterno" come ha fatto il sindaco di Milano perché facesse diminuire la temperatura, potrebbe non bastare. L'Italia, infatti, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, invecchia più velocemente di qualsiasi altro paese. Nel 2030 gli ultrasessantacinquenni saranno oltre il 26%, addirittura un terzo della popolazione nel 2040, per tutta risposta gli specialisti in geriatria sono al terz'ultimo posto tra tutte le categorie di medici, secondo Pier Ugo Carbonin dell'Università Cattolica. Inoltre l'Italia è all'ultimo posto in Europa per livelli di assistenza domiciliare. Il ricercatore milanese, responsabile di un progetto strategico del Cnr sull'invecchiamento, auspica una modifica radicale degli investimenti, maggiore coordinamento tra servizio sanitario e servizi sociali nonché equipe con geriatri, infermieri, assistenti sociali e terapisti della riabilitazione. Un inguaribile ottimista?
Marco Malagutti
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