04 novembre 2005
Aggiornamenti e focus
L'italiano sa invecchiare?
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"Odio invecchiare, sentire il tempo che passa ogni giorno", una frase sintomatica della frequente attitudine della popolazione verso l'invecchiamento. Già, come ha spiegato brillantemente Enrico Finzi, Presidente Astra Ricerche-Doxa, il problema dei vecchi non è tanto la salute, complessivamente anzi parecchio migliorata negli anni, quanto gli adulti o i giovani che vivono accanto a loro (i vecchi) e che dell'invecchiamento hanno paura. L'occasione per una ricerca, che Astra ha effettuato per determinare i profondi cambiamenti avvenuti nel mondo della terza età, sono i 50 anni di attività della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG). Il congresso della società si sta, infatti, per svolgere in un contesto sociale che è profondamente cambiato nel corso dei 50 anni. Ma di che cosa si parlerà al congresso?
Come siamo cambiati? Stiamo meglio? Più curati o meno rispettati? Sono solo alcuni degli argomenti in discussione al congresso, ha spiegato Marco Trabucchi, presidente della SIGG. Un fatto è chiaro. In 50 anni i cambiamenti avvenuti sono moltissimi. Per cominciare, la vita media si è allungata significativamente, un tempo di molte malattie anche banali si poteva morire, ben difficilmente il paziente anziano veniva portato in reparti di cure intensive, non esistevano servizi. Anche nel caso della demenza, di fronte alla quale fino a poco tempo fa si era completamente impotenti (spesso non la si riconosceva come tale), oggi vi sono farmaci che permettono di rallentare la storia naturale della malattia e altri che controllano i disturbi comportamentali. E gli esempi potrebbero essere molti altri, con un approccio geriatrico che è sempre più multidisciplinare. L'altra faccia della medaglia, citata spesso e spesso in modo retorico, è che un tempo c'era più umanità. Ma c'era anche più povertà e si moriva di più, sottolinea Trabucchi. Che cosa è meglio? Ma a capire meglio come si è evoluto il mondo della terza età contribuisce la ricerca illustrata da Finzi. La premessa non è di poco conto: l'italiano sa invecchiare?
I numeri sono particolarmente indicativi. Il campione esaminato è rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su, che conta 49,7 milioni di persone. Un italiano su tre è infelice per come sta invecchiando o è invecchiato; e il 42% si dice impaurito della vecchiaia e vive un'ansia profonda, e oltre il 30% parla, addirittura, di insofferenza e aggressività. Ma tra i sentimenti evocati dagli intervistati vengono citate addirittura l'ostilità, il disprezzo e il ribrezzo, pensando alla vecchiaia. Risulta lampante che nel rapportarsi alla terza età i problemi non sono pochi. Ma non finisce qui. Secondo l'indagine, la metà dei nostri connazionali è consapevole che i vecchi in Italia hanno via via attraversato profondi cambiamenti in 50 anni: l'esser più sani e meglio curati (79%), l'aver meno figli e nipoti (76%), l'essere ora meno ignoranti (76%), l'aver viaggiato (70%). In più, nell'immaginario collettivo i vecchi risultano più soli e abbandonati, meno rispettati e onorati, più pessimisti e depressi. L'altra faccia della medaglia di cui parlava anche Trabucchi. Ma quello che rimane è il senso di disagio verso la terza età. Si dichiarano sereni solo il 40% degli intervistati, in prevalenza 25-44enni, però, perciò ancora distanti dall'età geriatrica. La SIGG ha anche stilato il decalogo del buon invecchiamento, ma al di là dei decaloghi, quello che conta più di tutto e l'impegno comune perché la vecchiaia sia il più possibile un periodo sereno. Vecchio non è necessariamente così tremendo.
Marco Malagutti
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50 anni di geriatria
Come siamo cambiati? Stiamo meglio? Più curati o meno rispettati? Sono solo alcuni degli argomenti in discussione al congresso, ha spiegato Marco Trabucchi, presidente della SIGG. Un fatto è chiaro. In 50 anni i cambiamenti avvenuti sono moltissimi. Per cominciare, la vita media si è allungata significativamente, un tempo di molte malattie anche banali si poteva morire, ben difficilmente il paziente anziano veniva portato in reparti di cure intensive, non esistevano servizi. Anche nel caso della demenza, di fronte alla quale fino a poco tempo fa si era completamente impotenti (spesso non la si riconosceva come tale), oggi vi sono farmaci che permettono di rallentare la storia naturale della malattia e altri che controllano i disturbi comportamentali. E gli esempi potrebbero essere molti altri, con un approccio geriatrico che è sempre più multidisciplinare. L'altra faccia della medaglia, citata spesso e spesso in modo retorico, è che un tempo c'era più umanità. Ma c'era anche più povertà e si moriva di più, sottolinea Trabucchi. Che cosa è meglio? Ma a capire meglio come si è evoluto il mondo della terza età contribuisce la ricerca illustrata da Finzi. La premessa non è di poco conto: l'italiano sa invecchiare?
La paura di invecchiare
I numeri sono particolarmente indicativi. Il campione esaminato è rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su, che conta 49,7 milioni di persone. Un italiano su tre è infelice per come sta invecchiando o è invecchiato; e il 42% si dice impaurito della vecchiaia e vive un'ansia profonda, e oltre il 30% parla, addirittura, di insofferenza e aggressività. Ma tra i sentimenti evocati dagli intervistati vengono citate addirittura l'ostilità, il disprezzo e il ribrezzo, pensando alla vecchiaia. Risulta lampante che nel rapportarsi alla terza età i problemi non sono pochi. Ma non finisce qui. Secondo l'indagine, la metà dei nostri connazionali è consapevole che i vecchi in Italia hanno via via attraversato profondi cambiamenti in 50 anni: l'esser più sani e meglio curati (79%), l'aver meno figli e nipoti (76%), l'essere ora meno ignoranti (76%), l'aver viaggiato (70%). In più, nell'immaginario collettivo i vecchi risultano più soli e abbandonati, meno rispettati e onorati, più pessimisti e depressi. L'altra faccia della medaglia di cui parlava anche Trabucchi. Ma quello che rimane è il senso di disagio verso la terza età. Si dichiarano sereni solo il 40% degli intervistati, in prevalenza 25-44enni, però, perciò ancora distanti dall'età geriatrica. La SIGG ha anche stilato il decalogo del buon invecchiamento, ma al di là dei decaloghi, quello che conta più di tutto e l'impegno comune perché la vecchiaia sia il più possibile un periodo sereno. Vecchio non è necessariamente così tremendo.
Marco Malagutti
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