10 novembre 2006
Aggiornamenti e focus
Cuore anziano, diabetico e trascurato
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Di rischio cardiovascolare si parla ormai molto spesso e i fattori che lo determinano sono sorvegliati e corretti tempestivamente in uomini, donne e perfino giovanissimi. C'è però una categoria in cui sono meno controllati e trattati in maniera poco aggressiva, e paradossalmente si tratta di quella che potrebbe essere a maggiore rischio: gli anziani diabetici. È risaputo che il diabete è associato a numerose complicazioni; i malati in età adulta sono soggetti a un rischio di infarto da 2 a 3 volte maggiore rispetto ai sani, e sembra che le donne siano più predisposte degli uomini. L'associazione tra diabete e malattie cardiovascolari però è molto meno chiara nei pazienti geriatrici e, in generale, per questi pazienti si sceglie di tenere sotto controllo i fattori di rischio con un trattamento meno aggressivo che nei giovani.Si è però recentemente concluso un studio su più di 5000 persone con più di 65 anni che aveva lo scopo di identificare le cause di decesso negli anziani con diabete e i cui risultati suggeriscono che la patologia raddoppi le probabilità di morte per infarto nei soggetti non più giovani.
"Il diabete mellito costituisce senza ombra di dubbio uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di gravi malattie quali la cardiopatia ischemica, la vasculopatia cerebrale acuta e cronica, l'aterosclerosi, l'insufficienza renale, la retinopatia e la neuropatia periferica" conferma Luigi Bergamaschini, dell'unità geriatrica dell'ospedale Maggiore-policlinico di Milano, che precisa anche come queste malattie frequenti nell'anziano richiedano decenni per svilupparsi, e siano quindi il risultato della storia clinica degli ultimi 15-20 anni del paziente.Se è vero che gli anziani sono quelli che corrono più pericoli, viene spontaneo chiedersi come mai a questo non corrisponda una maggiore attenzione: "Non solo per i fattori di rischio cardiovascolare, ma per molte alte patologie c'è una sorta di rassegnazione del medico che è portato a rinunciare a trattare farmacologicamente l'anziano con lo stesso impegno che pone nei confronti degli adulti" afferma il geriatra "Questo è in parte dovuto alla mancanza di linee guida tarate sull'anziano: a tutt'oggi non sappiamo con sicurezza quali debbano essere i valori massimi ottimali di glicemia, ma anche di pressione arteriosa e di molti altri parametri, per soggetti di età superiore ai 65-70 anni".
La situazione si complica ulteriormente se si pensa che negli anziani spesso coesistono più malattie croniche che a loro volta richiedono un trattamento farmacologico e che è sempre più frequente il dover fronteggiare problemi dovuti alla somministrazione di più farmaci.
Nel caso specifico, ancora non si sa se la terapia ipoglicemizzante con insulina comporti più rischi o benefici rispetto ai problemi cardiovascolari e, tra gli studi clinici in corso, solo in uno sono stati inclusi anche pazienti ottantenni.
Alla luce di queste considerazioni, identificare le patologie a cui un anziano può essere maggiormente soggetto e suggerire maggiore tempestività nel trattarle sembra non essere sufficiente.
Quello che emerge è che - in una società che sta invecchiando - si investe ancora troppo poco su chi ha superato i 65 anni: gli anziani sono spesso esclusi dagli studi clinici e quelli eseguiti specificamente per i problemi geriatrici sono rari, con la diretta conseguenza che le linee guida e i protocolli in materia sono tuttora scarni.
Raffaella Bergottini
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Medici rassegnati
"Il diabete mellito costituisce senza ombra di dubbio uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di gravi malattie quali la cardiopatia ischemica, la vasculopatia cerebrale acuta e cronica, l'aterosclerosi, l'insufficienza renale, la retinopatia e la neuropatia periferica" conferma Luigi Bergamaschini, dell'unità geriatrica dell'ospedale Maggiore-policlinico di Milano, che precisa anche come queste malattie frequenti nell'anziano richiedano decenni per svilupparsi, e siano quindi il risultato della storia clinica degli ultimi 15-20 anni del paziente.Se è vero che gli anziani sono quelli che corrono più pericoli, viene spontaneo chiedersi come mai a questo non corrisponda una maggiore attenzione: "Non solo per i fattori di rischio cardiovascolare, ma per molte alte patologie c'è una sorta di rassegnazione del medico che è portato a rinunciare a trattare farmacologicamente l'anziano con lo stesso impegno che pone nei confronti degli adulti" afferma il geriatra "Questo è in parte dovuto alla mancanza di linee guida tarate sull'anziano: a tutt'oggi non sappiamo con sicurezza quali debbano essere i valori massimi ottimali di glicemia, ma anche di pressione arteriosa e di molti altri parametri, per soggetti di età superiore ai 65-70 anni".
Studi insufficienti
La situazione si complica ulteriormente se si pensa che negli anziani spesso coesistono più malattie croniche che a loro volta richiedono un trattamento farmacologico e che è sempre più frequente il dover fronteggiare problemi dovuti alla somministrazione di più farmaci.
Nel caso specifico, ancora non si sa se la terapia ipoglicemizzante con insulina comporti più rischi o benefici rispetto ai problemi cardiovascolari e, tra gli studi clinici in corso, solo in uno sono stati inclusi anche pazienti ottantenni.
Alla luce di queste considerazioni, identificare le patologie a cui un anziano può essere maggiormente soggetto e suggerire maggiore tempestività nel trattarle sembra non essere sufficiente.
Quello che emerge è che - in una società che sta invecchiando - si investe ancora troppo poco su chi ha superato i 65 anni: gli anziani sono spesso esclusi dagli studi clinici e quelli eseguiti specificamente per i problemi geriatrici sono rari, con la diretta conseguenza che le linee guida e i protocolli in materia sono tuttora scarni.
Raffaella Bergottini
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