24 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
Prestazioni ringiovanite
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Tra i fattori identificati modificabili che favoriscono il declino cognitivo legato all'invecchiamento si ritiene ci sia anche un livello scarso di acido folico, o vitamina B9. Come dice il suo nome il micronutriente è fornito soprattutto da vegetali a foglia verde così come da lievito di birra, germe di grano, broccoli e altri ortaggi, legumi, oltre che dalle frattaglie, e gli apporti maggiori si hanno quindi nelle popolazioni con dieta tipo quella mediterranea; l'intake varia con appartenenza etnica, abitudini alimentari, fattori socioeconomici ed età. Assunzioni insufficienti si sono registrate in diversi paesi, con stati di carenza marginale osservati anche in Italia per esempio in certe quote di anziani. Ed è in soggetti di età compresa tra 50 e 70 anni che uno studio di coorte olandese mostra che una supplementazione di acido folico prolungata, per tre anni, ha effetti benefici sulla funzione cognitiva, consentendo miglioramenti significativi in particolare a livello della memoria e dell'elaborazione delle informazioni.
In effetti diversi studi hanno indagato questa possibile associazione, con risultati divergenti ma con differenze metodologiche notevoli (per numerosità, selezione dei partecipanti, dosaggi, test utilizzati). La nuova ricerca ha riguardato 50-70enni, sia uomini sia donne in post-menopausa, partecipanti al trial non ancora pubblicato Folic Acid and Carotid Intima-media Tickness (FACIT) che studia gli effetti protettivi della vitamina rispetto alla progressione dell'aterosclerosi, misurata attraverso lo spessore delle pareti delle arterie carotidee. Si sono selezionate persone con aumentata omocisteina plasmatica (in assenza di fattori di incremento quali deficit di vitamina B12 o malattia renale o tiroidea), a maggior rischio di malattie cardiovascolari, che possono trarre maggior beneficio dall'effetto abbassa-omocisteina dell'acido folico. La sostanza infatti si forma nell'organismo dopo assunzione soprattutto di alimenti animali e viene trasformata con l'intervento delle vitamine B6, B12 e acido folico, ma se queste sono carenti si accumula nel sangue e danneggia i vasi, favorendo l'aterosclerosi e quindi il rischio di ictus e infarto miocardico.
Gli 818 partecipanti al trial randomizzato e in doppio cieco hanno ricevuto per tre anni un'integrazione di 800 microgrammi al giorno del folato oppure placebo, e sono stati valutati per le prestazioni cognitive con test molto sensibili. Al termine dello studio i livelli plasmatici di folato erano nettamente maggiori, e quelli di omocisteina erano inferiori, nel gruppo supplementazione rispetto al placebo. Nei trattati le performance erano significativamente migliori, e dopo gli aggiustamenti statistici sono risultate equivalenti a quelle di soggetti più giovani di 4,7 anni per la memoria, di 1,7 anni per la velocità sensorimotoria, di 2,1 per la velocità di elaborazione delle informazioni e di 1,5 per la funzione cognitiva globale; per il penultimo parametro i miglioramenti più marcati riguardavano chi aveva livelli iniziali più alti di omocisteina. L'effetto della supplementazione di acido folico, commentano gli autori, potrebbe essere limitato ad aspetti di base della velocità dell'elaborazione delle informazioni, piuttosto che al "processing" di alto grado. A fronte del miglioramento delle funzioni cognitive che tendono a declinare con l'età, altri studi dovranno poi accertare se ci possa essere un beneficio nel deterioramento cognitivo (Mild cognitive impairment, MCI) o nell'Alzheimer. Nell'editoriale di commento allo studio ci si domanda comunque se il consumo di acido folico nella popolazione non sia subottimale per le funzioni fisiologiche, in parte anche perché restano da stabilire i livelli ottimali; negli Usa sono raccomandati 400 mcg al giorno, gli esperti CEE ne indicano 200 e 400 in gravidanza (nel nostro continente i consumi medi varierebbero dai 300 e più mcg al giorno del Sud Europa ai 200 del Nord, ma con variazioni tra le popolazioni e al loro interno).
Elettra Vecchia
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Acido folico abbassa-omocisteina
In effetti diversi studi hanno indagato questa possibile associazione, con risultati divergenti ma con differenze metodologiche notevoli (per numerosità, selezione dei partecipanti, dosaggi, test utilizzati). La nuova ricerca ha riguardato 50-70enni, sia uomini sia donne in post-menopausa, partecipanti al trial non ancora pubblicato Folic Acid and Carotid Intima-media Tickness (FACIT) che studia gli effetti protettivi della vitamina rispetto alla progressione dell'aterosclerosi, misurata attraverso lo spessore delle pareti delle arterie carotidee. Si sono selezionate persone con aumentata omocisteina plasmatica (in assenza di fattori di incremento quali deficit di vitamina B12 o malattia renale o tiroidea), a maggior rischio di malattie cardiovascolari, che possono trarre maggior beneficio dall'effetto abbassa-omocisteina dell'acido folico. La sostanza infatti si forma nell'organismo dopo assunzione soprattutto di alimenti animali e viene trasformata con l'intervento delle vitamine B6, B12 e acido folico, ma se queste sono carenti si accumula nel sangue e danneggia i vasi, favorendo l'aterosclerosi e quindi il rischio di ictus e infarto miocardico.
L'effetto della supplementazione
Gli 818 partecipanti al trial randomizzato e in doppio cieco hanno ricevuto per tre anni un'integrazione di 800 microgrammi al giorno del folato oppure placebo, e sono stati valutati per le prestazioni cognitive con test molto sensibili. Al termine dello studio i livelli plasmatici di folato erano nettamente maggiori, e quelli di omocisteina erano inferiori, nel gruppo supplementazione rispetto al placebo. Nei trattati le performance erano significativamente migliori, e dopo gli aggiustamenti statistici sono risultate equivalenti a quelle di soggetti più giovani di 4,7 anni per la memoria, di 1,7 anni per la velocità sensorimotoria, di 2,1 per la velocità di elaborazione delle informazioni e di 1,5 per la funzione cognitiva globale; per il penultimo parametro i miglioramenti più marcati riguardavano chi aveva livelli iniziali più alti di omocisteina. L'effetto della supplementazione di acido folico, commentano gli autori, potrebbe essere limitato ad aspetti di base della velocità dell'elaborazione delle informazioni, piuttosto che al "processing" di alto grado. A fronte del miglioramento delle funzioni cognitive che tendono a declinare con l'età, altri studi dovranno poi accertare se ci possa essere un beneficio nel deterioramento cognitivo (Mild cognitive impairment, MCI) o nell'Alzheimer. Nell'editoriale di commento allo studio ci si domanda comunque se il consumo di acido folico nella popolazione non sia subottimale per le funzioni fisiologiche, in parte anche perché restano da stabilire i livelli ottimali; negli Usa sono raccomandati 400 mcg al giorno, gli esperti CEE ne indicano 200 e 400 in gravidanza (nel nostro continente i consumi medi varierebbero dai 300 e più mcg al giorno del Sud Europa ai 200 del Nord, ma con variazioni tra le popolazioni e al loro interno).
Elettra Vecchia
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