Stadi europei non sicuri per il cuore
di Nicola Miglino
Gli stadi di calcio europei sono ancora scarsamente attrezzati per far fronte a un'emergenza cardiaca. Defibrillatori spesso assenti, anche negli impianti a maggiore distanza dal più vicino ospedale, carenza di personale qualificato e mancanza di programmi di emergenza codificati sono infatti le principali criticità emerse da un'indagine pubblicata sull'European heart journal, condotta su 187 stadi di 10 diverse nazioni europee, Italia compresa, nella stagione calcistica 2005-2006. I risultati evidenziano come quasi il 30% degli stadi non abbia defibrillatori, mentre il 36% dei club non ha piani di azione scritti per fronteggiare eventuali emergenze. Mancano programmi di training per la rianimazione cardiopolmonare nel 35% dei casi e un club su 4 non ha procedure di formazione specifiche per il personale. Addirittura, tra gli stadi a una distanza dall'ospedale più vicino superiore ai 5 minuti, il 25% non ha un defibrillatore. A livello europeo, va ricordato, la responsabilità dei club è rilevante, giacché in molti casi sono loro stessi i proprietari degli impianti. Nell'intera stagione presa in esame, nessun giocatore è stato vittima di infarto, mentre 77 casi si sono verificati tra gli spettatori, per un'incidenza pari a (1/589.000). «La nostra indagine evidenzia come a chi va allo stadio debba essere garantita un' organizzazione adeguata in grado di gestire un'emergenza, quale per esempio un attacco cardiaco, evenienza non rara in contesti altamente emotivi come quelli di una partita di calcio. Il nostro sospetto, purtroppo, è che la situazione sia ancora più grave in altri sport, meno popolari e meno ricchi».
European heart journal
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