Programmare il parto non serve

02 marzo 2005
Aggiornamenti e focus

Programmare il parto non serve



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Inizia con piccole crisi di pianto, poi ansia, fragilità, senso di inadeguatezza verso il nuovo arrivato. E' la depressione post-parto, un fenomeno molto comune tra le neo mamme, che nel 10-20% dei casi si trasforma in depressione vera e propria e in circa due su mille in psicosi, con deliri, allucinazioni e possibile infanticidio (un caso su 50 mila). Si tratta di una forma depressiva del tutto simile a quella più comune, ma con un potenziale rischio in più: gli effetti a lungo termine sulla prole e sul suo sviluppo. Sembra, infatti, che i figli di madri depresse abbiano più difficoltà nella vita di tutti i giorni e che anche il legame con le madri sia piuttosto instabile. Ed esistono anche studi che hanno documentato un deficit intellettuale a 4 anni di età, disturbi del comportamento a 5 e, infine, la necessità di un supporto educativo speciale attorno a 11 anni. Risulta evidente, perciò, che non si tratta di un fenomeno senza conseguenze. Ma conta la modalità del parto? E' quello che si sono chiesti dei ricercatori britannici sul British Medical Journal.

Il legame non c'è


I risultati delle recenti ricerche sulla questione sono stati alterni. Più d'uno però accennava a un possibile rapporto tra il parto cesareo programmato e il rischio ridotto di soffrire di depressione post-parto. I ricercatori hanno così preso in esame oltre 14 mila donne tenendo come riferimento la cosiddetta scala di Edimburgo, una unità di misura per la depressione post-natale. Sono state, così, messe a confronto donne sottoposte a un parto cesareo programmato con altre che hanno avuto un parto naturale, considerando in questo gruppo anche pazienti sottoposte a un cesareo d'emergenza o comunque assistito. I risultati? Inequivocabili. Non esiste un legame diretto e significativo tra la modalità del parto e la depressione successiva. Nonostante gli ampi intervalli di confidenza considerati, infatti, non è stata trovata alcuna evidenza significativa che il parto programmato alteri in qualche modo il tasso di depressione post-natale. Nemmeno se come riferimento si considerano gli interventi cesarei d'emergenza e quindi presumibilmente più a rischio. La percentuale di donne che soffre di depressione dopo la nascita del bebè è pari al 15%, si tratti di parto naturale o di cesareo. Ed è tra l'altro un dato assolutamente in linea anche con la percentuale di popolazione colpita da sindrome depressiva - spiegano i ricercatori del British Medical Journal. Non esiste alcuna ragione, perciò, per scegliere particolari modalità di parto se si è sofferto di depressione in passato o si è, comunque, ad alto rischio. Piuttosto a fare la differenza - concludono - sono i servizi e l'assistenza alle neomamme, sin dai primi giorni dopo la nascita del figlio. La salute mentale della donna, infatti, dicono gli esperti, è stata molto sottovalutata, benché i numeri dimostrino che i disturbi psichici, e la depressione in particolare, colpiscano il sesso femminile il doppio o il triplo rispetto a quello maschile. Motivo in più per fare attenzione.

Marco Malagutti



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