21 dicembre 2005
Aggiornamenti e focus
Era meglio vaccinarsi
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Il virus dell’influenza vera e propria non è ancora arrivato, ma, stando alle ultime stime, è atteso tra Natale e Capodanno. Sembra, infatti, che nel nord Europa siano stati segnalati i primi episodi sporadici, segno evidente che l’influenza doc sta per arrivare. Nell’attesa uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine si è occupato delle conseguenze determinate dal virus influenzale, in particolare quando la copertura vaccinale non è sufficiente. I risultati sono preoccupanti. Di influenza, infatti, si può morire.
Le stime dei CDC del resto parlano chiaro: oltre 200.000 ospedalizzazioni e 36.000 morti attribuibili all’influenza si verificano, annualmente, negli Stati Uniti. La maggior parte, è vero, si verificano tra persone anziane ma, dice il New England, il tasso di ospedalizzazione tra i bambini è simile a quello degli anziani. Ogni anno si stima una media di 92 morti per influenza tra i cittadini statunitensi con meno di cinque anni. I dettagli, però, mancano. Per questo i CDC nel novembre 2003 hanno richiesto che tutti i dipartimenti per la salute riportassero gli eventuali decessi, con conferma di laboratorio, verificatisi tra i residenti negli Stati Uniti con meno di 18 anni d’età. I ricercatori hanno poi rivisto le descrizioni dei casi, le cartelle cliniche e i referti autoptici, mentre gli isolati di virus influenzale sono stati analizzati presso i CDC. I risultati sono sorprendenti. Centocinquantatre decessi associati a influenza tra bambini sono stati riportati da 40 dipartimenti. E la situazione è resa ancora più grave dal fatto che solo il 16% erano stati preventivamente vaccinati. Una mortalità, commentano i ricercatori, superiore a quella di qualsiasi altra malattia prevenibile con la vaccinazione. Ma i numeri non finiscono qui. L’età media dei bambini era di tre anni, e 96 di essi (63%) avevano meno di cinque anni. Il 31% erano deceduti fuori dall’ospedale e il 29% erano deceduti entro tre giorni dall’esordio della malattia. Patologie croniche neurologiche e neuromuscolari erano presenti in un terzo dei casi. I dati evidenziano, poi, come nel 33% degli eventi fatali ci fossero, per di più, condizioni per le quali il vaccino era richiesto. Inoltre prima dei sei mesi di età, quando la vaccinazione non è approvata, si ha la casistica peggiore. Risulta evidente, concludono i ricercatori, oltre al fatto che il virus influenzale non è da sottovalutare, che si dovrebbe dare alta priorità al miglioramento della copertura vaccinale e al miglioramento della diagnosi e del trattamento dell'influenza. Solo così si ridurrà il rischio di mortalità infantile.
Marco Malagutti
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Lo studio del New England
Le stime dei CDC del resto parlano chiaro: oltre 200.000 ospedalizzazioni e 36.000 morti attribuibili all’influenza si verificano, annualmente, negli Stati Uniti. La maggior parte, è vero, si verificano tra persone anziane ma, dice il New England, il tasso di ospedalizzazione tra i bambini è simile a quello degli anziani. Ogni anno si stima una media di 92 morti per influenza tra i cittadini statunitensi con meno di cinque anni. I dettagli, però, mancano. Per questo i CDC nel novembre 2003 hanno richiesto che tutti i dipartimenti per la salute riportassero gli eventuali decessi, con conferma di laboratorio, verificatisi tra i residenti negli Stati Uniti con meno di 18 anni d’età. I ricercatori hanno poi rivisto le descrizioni dei casi, le cartelle cliniche e i referti autoptici, mentre gli isolati di virus influenzale sono stati analizzati presso i CDC. I risultati sono sorprendenti. Centocinquantatre decessi associati a influenza tra bambini sono stati riportati da 40 dipartimenti. E la situazione è resa ancora più grave dal fatto che solo il 16% erano stati preventivamente vaccinati. Una mortalità, commentano i ricercatori, superiore a quella di qualsiasi altra malattia prevenibile con la vaccinazione. Ma i numeri non finiscono qui. L’età media dei bambini era di tre anni, e 96 di essi (63%) avevano meno di cinque anni. Il 31% erano deceduti fuori dall’ospedale e il 29% erano deceduti entro tre giorni dall’esordio della malattia. Patologie croniche neurologiche e neuromuscolari erano presenti in un terzo dei casi. I dati evidenziano, poi, come nel 33% degli eventi fatali ci fossero, per di più, condizioni per le quali il vaccino era richiesto. Inoltre prima dei sei mesi di età, quando la vaccinazione non è approvata, si ha la casistica peggiore. Risulta evidente, concludono i ricercatori, oltre al fatto che il virus influenzale non è da sottovalutare, che si dovrebbe dare alta priorità al miglioramento della copertura vaccinale e al miglioramento della diagnosi e del trattamento dell'influenza. Solo così si ridurrà il rischio di mortalità infantile.
Marco Malagutti
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