Virus o para-virus?

28 febbraio 2007
Aggiornamenti e focus

Virus o para-virus?



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L'influenza stagionale preferisce il clima rigido e infatti, come spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano, "grazie alle temperature non particolarmente fredde il virus dell'influenza non fa sentire troppo i suoi effetti mentre gli italiani devono piuttosto fare i conti con i virus parainfluenzali che, al contrario, prediligono gli sbalzi di temperature". Le previsioni iniziali per la stagione influenzale 2006-2007 vanno corrette al ribasso, ma ora che la colonnina di mercurio sta scendendo, precisa lo specialista, "assisteremo sicuramente a un'impennata dei casi di influenza e di infezioni cugine". "Il picco dell'epidemia potrebbe anche scivolare a marzo, - ha aggiunto Pregliasco - ma tutto dipende da quanto durerà l'ondata di gelo. È plausibile che l'influenza colpirà complessivamente 3-4 milioni di connazionali, invece dei 4-6 milioni calcolati in principio".Insomma mancano poche settimane alla primavera ma ancora non si può dichiarare lo scampato pericolo. In molti sono a rischio, perché la campagna vaccinale non ha riscosso troppo successo e, d'altra parte, questi virus si trasmettono facilmente per via aerea.

Pare influenza, invece...


In crescita rispetto alle rilevazioni della stagione 2005/2006 i disturbi da para-influenza.''I dati più recenti - avverte Pregliasco - fanno registrare un incremento del 33% dei casi segnalati alla seconda settimana di gennaio''. I virus cugini della classica influenza invernale hanno colpito oltre 5 milioni di italiani. "La simil-influenza - continua il virologo - si presenta con sintomi meno intensi che però si trascinano per parecchio tempo, fino a due settimane. Esordisce spesso con la congestione nasale, che è uno dei sintomi più fastidiosi, e causa febbre moderata, cefalea, perdita di attenzione, senso di spossatezza. Insomma, non stiamo male abbastanza da essere costretti a letto, ma rendiamo meno sul lavoro e perdiamo energia e voglia di fare". E proprio negli ambienti chiusi "non è facile evitare il contagio perché, com'è noto, avviene per via aerea: attraverso le goccioline disperse che tutti emettiamo respirando" spiega l'esperto, anche se "un normale atto respiratorio ha un raggio d'azione di circa 50 cm, quindi il rischio di entrare in contatto con il virus è reale quando ci si trova in ambienti sovraffollati, oppure sui mezzi pubblici o su altri mezzi di trasporto".

Colleghi da tenere a distanza


Nemmeno in ufficio però si può stare tranquilli anzi. Infatti continua l'esperto "se ancora non ci sono sintomi, mezzo metro è una giusta distanza di sicurezza; con uno starnuto però le particelle virali vengono espulse fino a 1,5 metri e con i colpi di tosse si arriva sino a 3 metri, infettando potenzialmente persone e cose. E questo è vero anche per i virus parainfluenzali, tuttavia non si deve pensare che ogni luogo si trasformi in un incubatore virale: i virus, infatti, sopravvivono nell'ambiente solo pochi minuti".Prese le debite distanze, quindi, conviene non farsi cogliere impreparati. "Il virus può restare in incubazione anche per due giorni, - continua il virologo - per poi mostrarsi all'improvviso, scatenando bruscamente i suoi sintomi classici, come i brividi della febbre, spossatezza, disturbi respiratori, tosse, dolori muscoloscheletrici". Chi non si è vaccinato dovrebbe almeno affidarsi ai rimedi classici, come proteggere naso e bocca con una sciarpa quando esce. Più che le temperature rigide, dice Pregliasco "sono da temere gli sbalzi termici, che si subiscono passando da un ambiente caldo a uno più freddo. Questi paralizzano momentaneamente il movimento delle ciglia che rivestono l'interno delle vie aeree. Il movimento di queste ciglia serve a mantenere costante il flusso di muco all'interno di trachea e bronchi, muco che è la nostra prima difesa, perché cattura i virus e li espelle".

Elisabetta Lucchesini



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