Batterio in volo con insetto

15 giugno 2007
Aggiornamenti e focus

Batterio in volo con insetto



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Sedici giorni dopo una vacanza di tre settimane in Perù, i ricordi di un'americana 43enne sono stati rattristati da un insieme di fastidiosi sintomi, come febbre fino a 39°C, insonnia, nausea, mal di testa, tosse. La possibilità di disturbi vari è da mettere in conto nei viaggi esotici ma quella turista non poteva certo immaginare di diventare la protagonista di una scoperta clinica, ora annunciata sul New England Medical Journal. O meglio la protagonista in questo caso è la nuova specie del batterio Bartonella che è stata identificata e che avrebbe infettato la donna attraverso un insetto tra quelli che l'avevano ripetutamente punta soprattutto su gambe e piedi. La natura del vettore è ancora da chiarire, forse una pulce, cioè uno di quelli coinvolti insieme a pidocchi e flebotomi (i pappataci) per il genere Bartonella, che annovera 19 specie ufficialmente riconosciute e alcune sottospecie: una categoria batterica con addirittura un appartenente collegato alla Prima Guerra Mondiale.

Storia connessa con uomini e gatti


Nella Grande Guerra infatti la Bartonella quintana era stata identificata come un agente causale, veicolato dai pidocchi, di batteriemia ricorrente nei soldati colpiti dalla cosiddetta febbre delle trincee, che avrebbe ucciso più delle armi; nelle Ande è endemica la B. bacilliformis, che provoca una batteriemia emolitica detta febbre di Oroya e una forma cutanea angioproliferativa definita verruca peruviana. La prima, riscontrata anche in senzatetto americani malati di Aids, e la seconda sono le due sole specie note di Bartonella che hanno l'uomo come serbatoio. Per arrivare al caso attuale, bisogna citare ancora la B. henselae, scoperta nel 1990 come causa occasionale di batteriemia e angiomatosi in malati di Aids, ma più nota come responsabile, sembra con la B. claridgeiae, della malattia da graffio di gatto (Cat Scratch Disease o CST), trasmesse all'uomo da quest'animale che ne è il serbatoio. Quanto alla turista americana, a parte gli esami clinici che hanno mostrato anche un ingrossamento della milza e una leggera anemia e la terapia antibiotica che ha risolto la sintomatologia dopo cinque giorni, escluso il contatto con gatti durante il viaggio o a casa, con il test colturale ematico si è potuto individuare un bacillo Gram-positivo con caratteristiche che l'hanno fatto presuntivamente attribuire al tipo B.bacilliformis, in base alle evidenze cliniche ed epidemiologiche (permanenza in regioni del Perù dove è endemica). L'analisi genetica successiva, con la caratterizzazione molecolare, ha però evidenziato che si trattava di una Bartonella che presentava maggiori somiglianze con la specie claridgeiae, piuttosto che con la bacilliformis.

Forse una pulce in zona andina


Si trattava insomma di una specie distinta da entrambe, mai individuata in precedenza, siglata BMGH. Quanto al vettore, le Bartonelle in genere vengono trasmesse ai mammiferi (si riscontrano per esempio oltre che nei gatti nel bestiame d'allevamento, in piccoli roditori, coyote, cervi) dagli artropodi, ai quali appartengono gli insetti, come pulci, pidocchi, flebotomi coinvolti in questo caso. La paziente americana presentava varie punture d'insetto e utilizzando il test genetico della PCR si sono trovate sequenze di un tipo di pulce che si era individuato tra abitanti di Cuzco, in Perù: questo potrebbe essere stato dunque il vettore del caso della turista. Ora si tratta di chiarire se esista un serbatoio animale e il meccanismo con il quale l'uomo si infetta, di determinare la prevalenza della nuova specie nella popolazione andina e stabilire se possa causare una forma d'infezione simile alla verruca peruviana, cioè quella cronica provocata dalla B.bacilliformis, tutto questo per meglio diagnosticare e curare la patologia da Bartonella nell'uomo e ancora più importante, arrivare a prevenirla.

Elettra Vecchia



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