La Chlamydia da snidare

12 dicembre 2007
Aggiornamenti e focus

La Chlamydia da snidare



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L'Olanda ha annunciato l'avvio dello screening sistematico su larga scala tra i giovani per l'infezione da Chlamydia trachomatis, la più comune tra quelle a trasmissione sessuale. Si inizierà con l'anno nuovo con un programma pilota su oltre 300 mila giovani, che durerà tre anni. L'iniziativa trae giustificazione dalla diffusione di questa come di altre infezioni sessuali (MST), in ripresa in vari paesi occidentali: compresa l'Italia, come ha ricordato anche di recente il Ministero della Salute in seguito alla giornata mondiale dell'AIDS. Le strategie di screening per la Chlamydia sono diverse, negli Stati Uniti per esempio viene proposto occasionalmente a pazienti visitate per altri motivi, in Gran Bretagna invece nel 2003 è iniziato un programma nazionale per i giovani sotto i 25 anni che nel 2008 dovrebbe estendersi a tutto il paese: ritenendo che uno screening non sistematico sia scarsamente efficace, in Olanda si è optato per l'individuazione su larga scala. Lo riferisce il BMJ, nello stesso numero in cui si illustrano i positivi risultati di uno studio di valutazione sull'efficacia del test rapido per la Chlamydia per poter instaurare subito il trattamento, quale alternativa semplice e affidabile a quello genetico.

Ripresa generale da fine anni Novanta


Nel programma pilota olandese 315 mila giovani tra 16 e 29 anni di Amsterdam e Rotterdam, dove l'infezione è particolarmente diffusa, e di una località minore a scopo di confronto, potranno richiedere via web e ricevere il kit per l'esame, con il coordinamento di un centro indipendente contro l'AIDS e le MST. I test, tamponi vaginali o campioni di urina, verranno esaminati dal centro nazionale di controllo sulle malattie infettive e i casi di possibile infezione riceveranno la terapia antibiotica. Una ricerca del 2003 tra 8000 giovani aveva accertato che il 2,3% di quelli sessualmente attivi avevano contratto la Chlamydia e che nelle aree urbane la quota saliva al 3,2%; cinque maschi infetti su dieci e sette femmine su dieci non ne erano consapevoli. E per questa come per altre MST in cinque anni c'è stato un forte aumento di diagnosi, anche se in parte può legarsi a ciò a miglioramento nello screening. Ma com'è la situazione italiana? La stima è di oltre mezzo milione di casi di MST all'anno, a parte l'infezione da HIV, con un forte incremento registrato dal 2000. Un dato che oltretutto si ritiene sottostimato e sul quale il ministero ha appena richiamato l'attenzione: infezioni quali sifilide, gonorrea, papillomavirus, chlamidya, herpes genitalis, hanno spiegato, sono riemerse anche per la diminuzione della paura e delle precauzioni per l'HIV da fine anni Novanta. I fattori sono riduzione dell'uso del profilattico, calo della percezione del rischio specie tra i più esposti, minore informazione tra i più giovani, mancato ricorso alle strutture di diagnosi (anche per vergogna). Riguardo alla Chlamydia, per esempio, contratta con rapporti sessuali non protetti, è causa di diffuse uretriti e cerviciti, le prime spesso asintomatiche nell'uomo così come le seconde nella donna: ma per questo capaci di provocare, se non trattate, infezioni pelviche che possono interessare le ovaie e causare sterilità.

Un test adatto per paesi in via di sviluppo


In assenza di effettivi programmi di screening l'infezione da Chlamydia rischia di non essere individuata, essendo asintomatica nella maggior parte dei casi. Programmi di questo genere sono pressoché inesistenti nei paesi in via di sviluppo dove inoltre i test rapidi comunemente usati non sono utilizzabili con i tamponi vaginali e sono meno efficaci di quello dell'amplificazione genica, la PCR, che è però costosa e non dà risultato immediato. Un nuovo test rapido, pensato per la diagnosi e come strumento di screening utilizzabile con i tamponi vaginali in contesti di risorse limitate, è stato confrontato con la PCR in uno studio britannico su 1.350 donne tra 16 e 54 anni. La performance del test rapido saggiato sui tamponi vaginali auto-raccolti dalle partecipanti sono apparse decisamente positive, con sensibilità, specificità e predittività molto elevate. La disponibilità dei risultati entro mezz'ora permette poi un trattamento immediato e una tracciabilità che potenzialmente riduce il rischio d'infezione persistente e di ulteriore trasmissione. Il metodo sembra essere quindi un'alternativa semplice e affidabile alla PCR adatto per realtà disagiate.

Elettra Vecchia



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