17 settembre 2004
Aggiornamenti e focus
Ereditaria e mortale
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"La fibrosi cistica è una malattia grande di cui c'è una consapevolezza piccola" così in una recente conferenza stampa sull'argomento si è espresso il filosofo e professore di etica sociale e della comunicazione Paolo Del Debbio. Si tratta, del resto, della malattia genetica più grave nella razza bianca, che colpisce in ugual misura donne e uomini abbassando l'aspettativa di vita a 40 anni in media. La malattia colpisce un bambino su 2500 nati con danni gravi, potenzialmente letali, ai principali organi interni. In Italia i malati sono almeno 4000 (i 3889 censiti dal Registro nazionale più i pazienti non ancora diagnosticati) e i portatori sani 3 milioni: una persona ogni 26. Ma di che cosa si tratta esattamente?
La malattia è dovuta all'alterazione di un gene che ordina la sintesi della proteina CFTR. Questa ha il compito di controllare il passaggio di acqua e sali all'interno delle cellule di tutte le strutture di rivestimento (epiteli) che producono secrezioni. Il risultato è la formazione di uno spesso strato di muco appiccicoso sulla superficie di diversi organi, tra cui polmoni e pancreas. Ma le conseguenze più serie sono causate dalla composizione del muco. In una persona sana, infatti, lo strato mucoso protettivo che riveste i polmoni è fluido e viene periodicamente rimosso, insieme a batteri e altre impurità, dalle ciglia di cui sono dotate le cellule che rivestono la superficie dei polmoni. Nella fibrosi cistica il muco è troppo denso e pesante per venire rimosso, perciò, si accumula e ristagna creando un ambiente favorevole per i germi. Con quello che ne consegue: difficoltà di respiro, polmoniti ma anche difficoltà digestive visto che lo strato di muco ostacola anche l'attività del pancreas. La patologia può manifestarsi più o meno precocemente e con gravità diversa. Si diagnostica mediante test del sudore, che nei malati è più ricco di sale, ma è importante diffondere i test genetici di diagnosi precoce, in età neonatale o con villocentesi alla 12-14esima settimana di gravidanza. Come ricordano gli esperti, infatti, la diagnosi genetica (prenatale o neonatale) permette di riconoscere almeno l'85% dei portatori, sani o malati, dell'alterazione genetica responsabile della malattia. E proprio la diagnosi prenatale è l'argomento controverso in materia di fecondazione assistita. Al punto che Gerardo Tricarico (vicepresidente Lega Italiana Fibrosi Cistica) ha recentemente dichiarato che "questa legge vietando la diagnosi pre-impianto entra nel campo delle malattie geneticamente trasmesse come una deflagrazione". Ma quali sono gli aspetti genetici della fibrosi cistica?
Le caratteristiche ereditarie di ogni individuo, come il colore degli occhi e il gruppo sanguigno, sono determinate dal proprio corredo genetico, cioè dall'insieme di geni trasmessi dai genitori. Quando avviene un cambiamento nelle sequenze di DNA che costituiscono il gene, questo può funzionare non correttamente per effetto della mutazione verificatasi. Nel caso della fibrosi cistica chiunque possieda nel proprio corredo genetico sia una copia mutata che una normalmente funzionante del gene che regola la sintesi della proteina CFTR, è detto portatore. Una condizione che, grazie alla copia funzionante del gene, non dà alcun sintomo di fibrosi. Chi è malato, infatti, ha nel proprio corredo due geni mutati. Ad ogni gravidanza, a seconda della diversa combinazione dei geni che essi trasmettono, una coppia di portatori ha 1 probabilità su 4 che il figlio sia malato, 1 probabilità su 4 che non sia né malato né portatore, 2 probabilità su 4 che sia portatore. I numeri italiani parlano di circa una coppia ogni 700 a rischio del 25% a ogni gravidanza di generare un figlio malato. La probabilità di essere portatore aumenta però per chi appartiene a una famiglia che comprenda un parente diretto malato di fibrosi cistica o portatore, ed è tanto più alta quanto più è stretto il rapporto di parentela. Le mutazioni che il gene può presentare in caso di malattia sono numerosissime, alcune rare o sconosciute, e la loro frequenza relativa può variare in aree geografiche diverse, tanto che i test genetici non sono in grado di individuarle tutte. Per questo in caso di malattia è opportuno analizzare il DNA del malato e dei suoi genitori, in seguito i parenti interessati potranno sottoporsi al test genetico per accertare se sono portatori della mutazione familiare. Se il parente non risulta avere la mutazione familiare, né nessuna della altre che il test è in grado di riconoscere, la sua possibilità di essere portatore sarà estremamente bassa. Il sogno è quello in un prossimo futuro di riuscire a sostituire il gene difettoso con uno sano (terapia genica) o di identificare nuovi farmaci attivi sui meccanismi della malattia. Mentre i ricercatori si prodigano, la tanto discussa legge 40 sulla fecondazione assistita impone il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie portatrici di una malattia genetica, come la fibrosi cistica. Quella che potrebbe essere, cioè, una modalità concreta di procreazione senza rischi rimane fortemente a rischio. Legge da rivedere?
Marco Malagutti
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...e inoltre su Dica33:
Che cos'è la fibrosi cistica
La malattia è dovuta all'alterazione di un gene che ordina la sintesi della proteina CFTR. Questa ha il compito di controllare il passaggio di acqua e sali all'interno delle cellule di tutte le strutture di rivestimento (epiteli) che producono secrezioni. Il risultato è la formazione di uno spesso strato di muco appiccicoso sulla superficie di diversi organi, tra cui polmoni e pancreas. Ma le conseguenze più serie sono causate dalla composizione del muco. In una persona sana, infatti, lo strato mucoso protettivo che riveste i polmoni è fluido e viene periodicamente rimosso, insieme a batteri e altre impurità, dalle ciglia di cui sono dotate le cellule che rivestono la superficie dei polmoni. Nella fibrosi cistica il muco è troppo denso e pesante per venire rimosso, perciò, si accumula e ristagna creando un ambiente favorevole per i germi. Con quello che ne consegue: difficoltà di respiro, polmoniti ma anche difficoltà digestive visto che lo strato di muco ostacola anche l'attività del pancreas. La patologia può manifestarsi più o meno precocemente e con gravità diversa. Si diagnostica mediante test del sudore, che nei malati è più ricco di sale, ma è importante diffondere i test genetici di diagnosi precoce, in età neonatale o con villocentesi alla 12-14esima settimana di gravidanza. Come ricordano gli esperti, infatti, la diagnosi genetica (prenatale o neonatale) permette di riconoscere almeno l'85% dei portatori, sani o malati, dell'alterazione genetica responsabile della malattia. E proprio la diagnosi prenatale è l'argomento controverso in materia di fecondazione assistita. Al punto che Gerardo Tricarico (vicepresidente Lega Italiana Fibrosi Cistica) ha recentemente dichiarato che "questa legge vietando la diagnosi pre-impianto entra nel campo delle malattie geneticamente trasmesse come una deflagrazione". Ma quali sono gli aspetti genetici della fibrosi cistica?
Gli aspetti genetici
Le caratteristiche ereditarie di ogni individuo, come il colore degli occhi e il gruppo sanguigno, sono determinate dal proprio corredo genetico, cioè dall'insieme di geni trasmessi dai genitori. Quando avviene un cambiamento nelle sequenze di DNA che costituiscono il gene, questo può funzionare non correttamente per effetto della mutazione verificatasi. Nel caso della fibrosi cistica chiunque possieda nel proprio corredo genetico sia una copia mutata che una normalmente funzionante del gene che regola la sintesi della proteina CFTR, è detto portatore. Una condizione che, grazie alla copia funzionante del gene, non dà alcun sintomo di fibrosi. Chi è malato, infatti, ha nel proprio corredo due geni mutati. Ad ogni gravidanza, a seconda della diversa combinazione dei geni che essi trasmettono, una coppia di portatori ha 1 probabilità su 4 che il figlio sia malato, 1 probabilità su 4 che non sia né malato né portatore, 2 probabilità su 4 che sia portatore. I numeri italiani parlano di circa una coppia ogni 700 a rischio del 25% a ogni gravidanza di generare un figlio malato. La probabilità di essere portatore aumenta però per chi appartiene a una famiglia che comprenda un parente diretto malato di fibrosi cistica o portatore, ed è tanto più alta quanto più è stretto il rapporto di parentela. Le mutazioni che il gene può presentare in caso di malattia sono numerosissime, alcune rare o sconosciute, e la loro frequenza relativa può variare in aree geografiche diverse, tanto che i test genetici non sono in grado di individuarle tutte. Per questo in caso di malattia è opportuno analizzare il DNA del malato e dei suoi genitori, in seguito i parenti interessati potranno sottoporsi al test genetico per accertare se sono portatori della mutazione familiare. Se il parente non risulta avere la mutazione familiare, né nessuna della altre che il test è in grado di riconoscere, la sua possibilità di essere portatore sarà estremamente bassa. Il sogno è quello in un prossimo futuro di riuscire a sostituire il gene difettoso con uno sano (terapia genica) o di identificare nuovi farmaci attivi sui meccanismi della malattia. Mentre i ricercatori si prodigano, la tanto discussa legge 40 sulla fecondazione assistita impone il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie portatrici di una malattia genetica, come la fibrosi cistica. Quella che potrebbe essere, cioè, una modalità concreta di procreazione senza rischi rimane fortemente a rischio. Legge da rivedere?
Marco Malagutti
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