13 marzo 2009
Aggiornamenti e focus
Garanzie per il donatore
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In tema di donazione d'organi, l'attenzione è maggiormente rivolta a chi ne ha bisogno, alla difficile e lunga ricerca di un donatore compatibile, alla disponibilità di organi. L'attesa di organi da donatori deceduti rischia però di dimostrarsi troppo lunga e incompatibile con l'aspettativa di vita del paziente. Per alcune patologie, come l'insufficienza renale allo stadio terminale (ESRD, end-stage renal disease) tuttavia si può ricorrere a un donatore vivente, ma questo fa diventare due i protagonisti, che dopo il trapianto, devono andare incontro, in un caso, a un miglioramento della sopravvivenza, nell'altro a un non peggioramento. E al di là del gesto di generosità, spesso fatto dal coniuge o da un parente, la medicina deve poter garantire sicurezza e salute, nel lungo termine a chi dovrà fare a meno di un rene.
Valutazioni del genere sono state fatte su piccoli campioni e nel breve termine, oppure su modelli animali, o su soggetti che per altri motivi vivevano con un solo rene. In tutti i casi non si era osservato un aumento del tasso di mortalità, anche se in soggetti di mezz'età o anziani, sottoposti a nefrectomia per carcinoma renale, è stata documentata la progressione verso lo stadio terminale dell'insufficienza renale.Tuttavia, sono stati resi noti di recente i dati raccolti negli Stati Uniti riguardanti molti donatori seguiti per più di 20-30 anni, che indicano che la sopravvivenza e il rischio di ESRD sono sovrapponibili a quelli della popolazione generale. Infatti, su circa 3700 donatori di rene che tra il 1963 e il 2007 hanno donato un rene, l'ESRD si è presentata in 11 casi, dato che equivale a un tasso di 180 casi per milione di persone per anno. Un'incidenza persino inferiore a quella della popolazione generale che si attesta a 268 casi per milione di persone per anno. Inoltre, tra il 2003 e il 2007 sono stati rilevati il tasso di filtrazione glomerulare (GFR), l'escrezione urinaria di albumina, unitamente all'accertamento della prevalenza di ipertensione, dello stato generale di salute e della qualità della vita di 255 donatori. Nella maggior parte dei casi i valori non erano alterati e albuminuria e ipertensione avevano prevalenza simile rispetto a un gruppo controllo omogeneo.
Inoltre, gli autori dell'analisi fanno notare che la rimozione di un rene comporta un aumento compensatorio della filtrazione glomerulare del 70% circa rispetto ai valori precedenti l'intervento. Nei casi osservati l'aumento era più elevato nei donatori che erano più giovani al momento dell'espianto, ma questo poteva dipendere anche dai controlli assidui per malattie renali, a cui vengono sottoposti, in prospettiva, i donatori. Infatti, in questo senso, si orientano anche i commenti di alcuni medici che invitano a un cauto ottimismo dal momento che non dovrebbe sorprendere che chi viene candidato per essere donatore di un rene deve superare stringenti valutazioni prima della donazione. Queste considerazioni comunque non indeboliscono il dato, cioè il non eccesso di rischio di ESRD nei donatori, semplicemente non ne permettono l'estensione alla popolazione generale. Ma restando nei confini dei criteri di elezione a donatore, la donazione resta un gesto amorevole ma anche sicuro.
Simona Zazzetta
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Reni salvi anche da soli
Valutazioni del genere sono state fatte su piccoli campioni e nel breve termine, oppure su modelli animali, o su soggetti che per altri motivi vivevano con un solo rene. In tutti i casi non si era osservato un aumento del tasso di mortalità, anche se in soggetti di mezz'età o anziani, sottoposti a nefrectomia per carcinoma renale, è stata documentata la progressione verso lo stadio terminale dell'insufficienza renale.Tuttavia, sono stati resi noti di recente i dati raccolti negli Stati Uniti riguardanti molti donatori seguiti per più di 20-30 anni, che indicano che la sopravvivenza e il rischio di ESRD sono sovrapponibili a quelli della popolazione generale. Infatti, su circa 3700 donatori di rene che tra il 1963 e il 2007 hanno donato un rene, l'ESRD si è presentata in 11 casi, dato che equivale a un tasso di 180 casi per milione di persone per anno. Un'incidenza persino inferiore a quella della popolazione generale che si attesta a 268 casi per milione di persone per anno. Inoltre, tra il 2003 e il 2007 sono stati rilevati il tasso di filtrazione glomerulare (GFR), l'escrezione urinaria di albumina, unitamente all'accertamento della prevalenza di ipertensione, dello stato generale di salute e della qualità della vita di 255 donatori. Nella maggior parte dei casi i valori non erano alterati e albuminuria e ipertensione avevano prevalenza simile rispetto a un gruppo controllo omogeneo.
Popolazione protetta dal rischio
Inoltre, gli autori dell'analisi fanno notare che la rimozione di un rene comporta un aumento compensatorio della filtrazione glomerulare del 70% circa rispetto ai valori precedenti l'intervento. Nei casi osservati l'aumento era più elevato nei donatori che erano più giovani al momento dell'espianto, ma questo poteva dipendere anche dai controlli assidui per malattie renali, a cui vengono sottoposti, in prospettiva, i donatori. Infatti, in questo senso, si orientano anche i commenti di alcuni medici che invitano a un cauto ottimismo dal momento che non dovrebbe sorprendere che chi viene candidato per essere donatore di un rene deve superare stringenti valutazioni prima della donazione. Queste considerazioni comunque non indeboliscono il dato, cioè il non eccesso di rischio di ESRD nei donatori, semplicemente non ne permettono l'estensione alla popolazione generale. Ma restando nei confini dei criteri di elezione a donatore, la donazione resta un gesto amorevole ma anche sicuro.
Simona Zazzetta
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