12 maggio 2006
Aggiornamenti e focus
Vincere la presbiopia?
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Il fenomeno è noto a tutti. Con il passare degli anni il cristallino, cioè la lente presente nell'occhio che modifica la propria curvatura permettendo di mettere a fuoco gli oggetti, si arrugginisce un po'. Si comincia così ad avere difficoltà a leggere da vicino e a mettere a fuoco gli oggetti, un fenomeno noto come presbiopia, che riguarda 30 milioni di italiani. Le soluzioni? A oggi quella più immediata è il ricorso agli occhiali ma, secondo le più recenti ricerche, una buona parte dei soggetti nella fascia d'età oltre i 40 anni non porta gli occhiali e dà alla presbiopia un'accezione negativa. Per tutte queste persone potrebbe essere provvidenziale una nuova tecnica chirurgica, presentata in conferenza stampa a Milano, che promette di liberare i pazienti dalla schiavitù dell'occhiale da vicino. Per capirne di più abbiamo parlato con uno dei suoi principali artefici, Stefano Pintucci, direttore dell'associazione Oftalma Onlus di Roma. Per cominciare che cosa si intende per presbiopia?
"E'un fenomeno fisiologico" risponde Pintucci "come lo è la menopausa, che limita la qualità della vita delle persone perché si inizia a perdere la capacità di vedere da vicino. E nel mondo moderno con l'allungamento della carriera professionale subentra una maggiore necessità di vedere da vicino, dal display del telefonino a quello del computer, e anche l'attività manuale è ancora necessaria". Quindi un problema da risolvere? "Assolutamente sì" conferma l'oculista romano. "Se si considera la salute come lo stato di perfetto agio nello svolgimento delle proprie funzioni, la presbiopia è un limite. Certo gli occhiali risolvono, ma non del tutto e non sono sicuramente ergonomici". Ma perché si diventa presbiti? "L'evidenza clinica" spiega Pintucci "ci dice che il cristallino cresce per tutta la vita, con un ritmo di circa 0,02 mm l'anno. Ma la crescita non corrisponde a un miglior funzionamento. Il problema è che la sclera, che riveste il globo oculare, non cresce altrettanto. Così si arriva a un punto in cui si "incastra" e il meccanismo di autofocus dell'occhio si blocca per mancanza di spazio. Ma la nostra tecnica aggira il problema". E in che cosa consiste?
"Una premessa importante" risponde l'oculista. "Parliamo di un sistema approvato dalla comunità europea sia per quel che riguarda la tecnica sia per lo strumento. E in questo modo sono stati operati migliaia di occhi. In pratica, non potendo rimpicciolire il cristallino possiamo espandere il guscio sclerale ripristinando lo spazio che è venuto meno. Si utilizza un laser ad Erbio con il quale si effettuano ablazioni senza toccare cornea e cristallino, ma semplicemente ampliando lo strato esterno del globo oculare. Una tecnica che, come tutte quelle sclerali, non dà traumi, infiammazioni e complicanze degli interventi classici". E non esiste una casistica negativa? "No, nella maniera più assoluta" risponde convinto Pintucci. "I dati dell'Fda non parlano di effetti negativi ed è una tecnica sicura perché non tocca la cornea. Certo un margine di rischio esiste sempre, ma esiste in tutte le azioni umane". Ma in quante strutture viene utilizzata? "L'ultimo rilievo parlava di 50 strutture nel mondo ma si sta diffondendo anche in Italia. Basti pensare a quante persone vedo nei corsi". E il post operatorio? "L'intervento è indolore, dura circa 40 minuti e si effettua in ambulatorio su entrambi gli occhi contemporaneamente, resi insensibili da alcune gocce di collirio anestetico. Il recupero è immediato e i pazienti devono semplicemente per una settimana fare una breve terapia con collirio antibiotico". Ma chi si può sottoporre all'intervento? "Pazienti presbiti ma sani" spiega Pintucci, "quindi senza patologie infiammatorie all'occhio. Se invece preesistono miopia o astigmatismo è necessario prima risolverli. Chiaro che poi, dopo l'operazione, è necessario allenare la vista, per esempio con la lettura, altrimenti cosa si è fatto l'intervento a fare?" In chiusura come commenta le dichiarazioni della Soi (Società oftalmologica italiana) che ha parlato di tecnica ancora sperimentale e limitata a un numero ristrettissimo di pazienti estremamente selezionati? "Sono dichiarazioni fatte" risponde Pintucci "senza essere al corrente della legittimazione arrivata sia dalla comunità europea sia dall'Fda. Né il presidente Soi è mai venuto ad assistere a un intervento benché ripetutamente invitato. Ma ho ricevuto le sue scuse...". E la Soi è servita, in attesa della smentita ufficiale...
Marco Malagutti
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Presbiopia cioè?
"E'un fenomeno fisiologico" risponde Pintucci "come lo è la menopausa, che limita la qualità della vita delle persone perché si inizia a perdere la capacità di vedere da vicino. E nel mondo moderno con l'allungamento della carriera professionale subentra una maggiore necessità di vedere da vicino, dal display del telefonino a quello del computer, e anche l'attività manuale è ancora necessaria". Quindi un problema da risolvere? "Assolutamente sì" conferma l'oculista romano. "Se si considera la salute come lo stato di perfetto agio nello svolgimento delle proprie funzioni, la presbiopia è un limite. Certo gli occhiali risolvono, ma non del tutto e non sono sicuramente ergonomici". Ma perché si diventa presbiti? "L'evidenza clinica" spiega Pintucci "ci dice che il cristallino cresce per tutta la vita, con un ritmo di circa 0,02 mm l'anno. Ma la crescita non corrisponde a un miglior funzionamento. Il problema è che la sclera, che riveste il globo oculare, non cresce altrettanto. Così si arriva a un punto in cui si "incastra" e il meccanismo di autofocus dell'occhio si blocca per mancanza di spazio. Ma la nostra tecnica aggira il problema". E in che cosa consiste?
La tecnica LAPR
"Una premessa importante" risponde l'oculista. "Parliamo di un sistema approvato dalla comunità europea sia per quel che riguarda la tecnica sia per lo strumento. E in questo modo sono stati operati migliaia di occhi. In pratica, non potendo rimpicciolire il cristallino possiamo espandere il guscio sclerale ripristinando lo spazio che è venuto meno. Si utilizza un laser ad Erbio con il quale si effettuano ablazioni senza toccare cornea e cristallino, ma semplicemente ampliando lo strato esterno del globo oculare. Una tecnica che, come tutte quelle sclerali, non dà traumi, infiammazioni e complicanze degli interventi classici". E non esiste una casistica negativa? "No, nella maniera più assoluta" risponde convinto Pintucci. "I dati dell'Fda non parlano di effetti negativi ed è una tecnica sicura perché non tocca la cornea. Certo un margine di rischio esiste sempre, ma esiste in tutte le azioni umane". Ma in quante strutture viene utilizzata? "L'ultimo rilievo parlava di 50 strutture nel mondo ma si sta diffondendo anche in Italia. Basti pensare a quante persone vedo nei corsi". E il post operatorio? "L'intervento è indolore, dura circa 40 minuti e si effettua in ambulatorio su entrambi gli occhi contemporaneamente, resi insensibili da alcune gocce di collirio anestetico. Il recupero è immediato e i pazienti devono semplicemente per una settimana fare una breve terapia con collirio antibiotico". Ma chi si può sottoporre all'intervento? "Pazienti presbiti ma sani" spiega Pintucci, "quindi senza patologie infiammatorie all'occhio. Se invece preesistono miopia o astigmatismo è necessario prima risolverli. Chiaro che poi, dopo l'operazione, è necessario allenare la vista, per esempio con la lettura, altrimenti cosa si è fatto l'intervento a fare?" In chiusura come commenta le dichiarazioni della Soi (Società oftalmologica italiana) che ha parlato di tecnica ancora sperimentale e limitata a un numero ristrettissimo di pazienti estremamente selezionati? "Sono dichiarazioni fatte" risponde Pintucci "senza essere al corrente della legittimazione arrivata sia dalla comunità europea sia dall'Fda. Né il presidente Soi è mai venuto ad assistere a un intervento benché ripetutamente invitato. Ma ho ricevuto le sue scuse...". E la Soi è servita, in attesa della smentita ufficiale...
Marco Malagutti
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