Mettere a fuoco

13 dicembre 2002
Aggiornamenti e focus

Mettere a fuoco



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In senso metaforico può avere molti significati, in senso medico, invece, rimanda immediatamente alla vista. Più precisamente al cristallino, la lente presente nell'occhio capace di modificare la propria curvatura, per consentirci appunto di mettere a fuoco oggetti vicini e lontani.
Con il passare degli anni però, questa struttura sofisticata si "arrugginisce" un po', diventa difficoltoso guardare cose molto vicine, si fa fatica a leggere insomma. Questo difetto si chiama presbiopia e si può facilmente correggere con delle lenti calibrate.

Ricorrere agli occhiali, però, non è così semplice, almeno a quanto risulta da un questionario utilizzato da ACNielsen lo scorso mese di settembre. Le interviste, effettuate per via telematica, hanno raggiunto 2658 italiani, dai 40 anni in su, distribuiti in 450 comuni in tutte le 20 regioni.
Il 41% del campione riconosce di essere presbite, ma di questi il 14,6% non porta gli occhiali e sono soprattutto i soggetti tra i 40 e i 44 anni. Quasi la metà degli intervistati associa la presbiopia alla vecchiaia, attribuendole quindi una connotazione negativa.
Le motivazioni per cui si sceglie di continuare a non vederci chiaro riguardano soprattutto l'assenza di conseguenze gravi. Il 47,5% degli intervistati non considera la presbiopia un grosso problema, il 27,5% non trova il tempo per sottoporsi a una visita, il16,1% (tra i più anziani) teme il costo degli occhiali, il 13,1% trova fastidioso indossare degli occhiali da vista.
In sostanza si preferisce rimandare la scelta dell'occhiale da lettura.

Il professor Rosario Brancato, oftalmologo dell'ospedale San Raffaele di Milano, sottolinea come l'insorgere della presbiopia potrebbe, e dovrebbe, essere un ottimo incentivo per effettuare una visita oculistica completa. Dopo i 40 anni infatti è possibile individuare precocemente alcuni segnali che, trascurati, porterebbero all'insorgenza di gravi patologie, come il glaucoma o la retinopatia diabetica. Questo suggerimento, d'altra parte, è ampiamente confermato dalla letteratura scientifica.
Il dottor Ottavio Rosati, psicanalista, sostiene a sua volta la necessità di correggere la presbiopia, anche se con motivazioni meno scientifiche ma più profonde. Ignorare questo difetto visivo rappresenta il classico meccanismo di difesa nei confronti di qualcosa di sgradito: la negazione. Negando la presbiopia si può continuare a credere di essere ancora giovani e perfettamente efficienti. Atteggiamento, questo, favorito da una cultura di massa edonistica e giovanilistica che premia l'apparire. Un vero paradosso: una società in cui la vita media cresce progressivamente ha la presunzione di cancellare la senescenza. Un atteggiamento sciocco e improduttivo anche. Perché privarsi, infatti, della possibilità di leggere, approfondire, cogliere i piccoli particolari della realtà che ricirconda? In una parola, mettere a fuoco aiuta a crescere, a diventare più saggi, ma bisogna avere il coraggio di non uniformarsi alla superficialità collettiva.

Elisa Lucchesini

Fonte


Conferenza Stampa Commissione Difesa Vista
Milano 9 ottobre 2002



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