21 settembre 2007
Aggiornamenti e focus
Ipovisioni evitabili
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Nei paesi in via di sviluppo si concentra il 90% dei casi di cecità, anche se in calo specie per le cause infettive; nelle nazioni industrializzate sono in forte aumento le ipovisioni, cioè quelle con visus inferiore a 3/10: e in Italia la cecità, a differenza di altre disabilità, tende ad aumentare. Cambiano le cause e le persone colpite, ma il problema è presente con andamenti diversi nel mondo povero e in quello ricco. E l'OMS, che valuta in 37 milioni i ciechi (7 milioni in più ogni anno) e 124 milioni gli ipovedenti gravi, stigmatizza che il 75% dei casi mondiali di cecità negli adulti potrebbe essere efficacemente prevenuto o curato. Per questo il programma Vision 2020-Diritto alla vista, dell'OMS con CBM (Christian Blind Mission) e altre associazioni, ha lanciato la sfida dell'eliminazione della cecità evitabile entro quella data. E su questo come sulle patologie oculari vuole richiamare l'attenzione la Giornata mondiale della vista 2007, indetta per l'11 ottobre dall'IAPB (Agenzia Internazionale Prevenzione Cecità) con le onlus CBM Italia e Vision+ (Rotary Club). Un'edizione dedicata in particolare ai bambini, nei quali in materia di difetti visivi la prevenzione è insufficiente anche nel nostro paese.
La cataratta resta la prima causa mondiale di cecità (non nei paesi industrializzati) e il glaucoma la seconda; nelle nazioni in via di sviluppo sono calate le cause infettive, come il tracoma, e i ciechi in generale, scesi nei primi anni Duemila grazie a Vision 2020 da 50 a 37 milioni. Nei paesi ricchi invece il problema si lega al continuo aumento delle malattie oculari degenerative, come degenerazione maculare senile (prima causa), retinopatia diabetica, glaucoma, dovuto soprattutto al generale invecchiamento. Per l'Italia, nella stima del 2005 dell'Istat i ciechi sono il 6,2 per mille della popolazione; nel 1983 erano il 4,3 e c'era una frequenza crescente da Nord a Sud che ora si è ridotta. Il 40% riguarda ultra 65enni (specie dopo i 75) ma, dato inatteso, c'è anche un 23% tra 45 e 64 anni e un 20% tra 15 e 44 (minimi i casi di bambini ipovedenti/ciechi).
Interessanti alcune rilevazioni, come quelle per il riconoscimento d'invalidità per cecità nelle province di Catania e Viterbo, che attestano rispettivamente la cataratta e la maculopatia come prime cause di ipovisione, seguite da glaucoma e miopia. Altri responsabili di cecità e ipovisione, nei paesi industrializzati e non, sono infatti i difetti di rifrazione, come miopia, ipermetropia e astigmatismo elevati: con quelli non corretti con occhiali o altro si aggiungono 153 milioni di persone al bilancio mondiale del grave handicap visivo.
Il punto è che si tratta di patologie e difetti in parte prevenibili o risolvibili. La cataratta ha un intervento di routine - e l'Italia è tra i primi al mondo, ne esegue 8.000 per milione di persone, contro i 5.000 Usa - ma da sola causa metà delle cecità mondiali evitabili; la retinopatia diabetica ha trattamenti profilattici, il glaucoma ha l'arma migliore nella diagnosi precoce e terapie, la maculopatia è più problematica ma trattabile. Contribuisce alla salute degli occhi anche proteggerli dagli ultravioletti, non fumare, avere una dieta antiossidante (frutta e verdura) e con pochi grassi, ovviamente farsi visitare con regolarità. Sono evidenti le possibilità d'intervenire contro i vizi rifrattivi, e qui l'accento va posto sulla scarsa prevenzione in età pediatrica: eppure difetti di questo genere interessano già il 20% dei bambini di prima elementare, quota che oggi porta gli occhiali grazie a una migliorata cultura della correzione. E' emerso dai questionari scolastici della campagna Vediamoci chiaro, che mostra però che solo un terzo dei piccoli ha avuto una visita oculistica alla nascita e un quarto nei primi anni (gli esperti la consigliano almeno a 3-4 anni): ma in alcune regioni del Sud si arriva al 35-49% di bambini mai esaminati per la vista. Un problema è l'eliminazione da qualche anno del medico scolastico, mentre l'80% delle visite viene richiesto dai genitori e quindi solo il restante 20% dal pediatra. Eppure si tratta di bambini più fortunati di quelli dei paesi in via di sviluppo, dove il deficit di vitamina A è la prima causa di cecità infantile, che ne colpisce già un milione e mezzo: e basterebbero tre euro per tre capsule salva-vista. In queste realtà disagiate operano attivamente CBM, con il contributo di Salmoiraghi & Vigano, e Rotary Club, partecipanti alla Giornata della vista.
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Oftalmopatie degenerative e vizi refrattivi
La cataratta resta la prima causa mondiale di cecità (non nei paesi industrializzati) e il glaucoma la seconda; nelle nazioni in via di sviluppo sono calate le cause infettive, come il tracoma, e i ciechi in generale, scesi nei primi anni Duemila grazie a Vision 2020 da 50 a 37 milioni. Nei paesi ricchi invece il problema si lega al continuo aumento delle malattie oculari degenerative, come degenerazione maculare senile (prima causa), retinopatia diabetica, glaucoma, dovuto soprattutto al generale invecchiamento. Per l'Italia, nella stima del 2005 dell'Istat i ciechi sono il 6,2 per mille della popolazione; nel 1983 erano il 4,3 e c'era una frequenza crescente da Nord a Sud che ora si è ridotta. Il 40% riguarda ultra 65enni (specie dopo i 75) ma, dato inatteso, c'è anche un 23% tra 45 e 64 anni e un 20% tra 15 e 44 (minimi i casi di bambini ipovedenti/ciechi).
Interessanti alcune rilevazioni, come quelle per il riconoscimento d'invalidità per cecità nelle province di Catania e Viterbo, che attestano rispettivamente la cataratta e la maculopatia come prime cause di ipovisione, seguite da glaucoma e miopia. Altri responsabili di cecità e ipovisione, nei paesi industrializzati e non, sono infatti i difetti di rifrazione, come miopia, ipermetropia e astigmatismo elevati: con quelli non corretti con occhiali o altro si aggiungono 153 milioni di persone al bilancio mondiale del grave handicap visivo.
Prevenzione, a partire dai bambini
Il punto è che si tratta di patologie e difetti in parte prevenibili o risolvibili. La cataratta ha un intervento di routine - e l'Italia è tra i primi al mondo, ne esegue 8.000 per milione di persone, contro i 5.000 Usa - ma da sola causa metà delle cecità mondiali evitabili; la retinopatia diabetica ha trattamenti profilattici, il glaucoma ha l'arma migliore nella diagnosi precoce e terapie, la maculopatia è più problematica ma trattabile. Contribuisce alla salute degli occhi anche proteggerli dagli ultravioletti, non fumare, avere una dieta antiossidante (frutta e verdura) e con pochi grassi, ovviamente farsi visitare con regolarità. Sono evidenti le possibilità d'intervenire contro i vizi rifrattivi, e qui l'accento va posto sulla scarsa prevenzione in età pediatrica: eppure difetti di questo genere interessano già il 20% dei bambini di prima elementare, quota che oggi porta gli occhiali grazie a una migliorata cultura della correzione. E' emerso dai questionari scolastici della campagna Vediamoci chiaro, che mostra però che solo un terzo dei piccoli ha avuto una visita oculistica alla nascita e un quarto nei primi anni (gli esperti la consigliano almeno a 3-4 anni): ma in alcune regioni del Sud si arriva al 35-49% di bambini mai esaminati per la vista. Un problema è l'eliminazione da qualche anno del medico scolastico, mentre l'80% delle visite viene richiesto dai genitori e quindi solo il restante 20% dal pediatra. Eppure si tratta di bambini più fortunati di quelli dei paesi in via di sviluppo, dove il deficit di vitamina A è la prima causa di cecità infantile, che ne colpisce già un milione e mezzo: e basterebbero tre euro per tre capsule salva-vista. In queste realtà disagiate operano attivamente CBM, con il contributo di Salmoiraghi & Vigano, e Rotary Club, partecipanti alla Giornata della vista.
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