21 settembre 2007
Aggiornamenti e focus
Cheratiti a contatto?
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Le lenti a contatto sono ormai un presidio irrinunciabile per moltissime persone che presentano un difetto di rifrazione (miopia in primo luogo, ma anche astigmatismo, presbiopia, miopia e presbiopia associate). C'è anche una grandissima possibilità di scelta, oggi, e si va dalle ormai vecchie gas permeabili o semirigide alle molte varietà di lenti morbide. Varietà che non solo riguardano i materiali e la durata (giornaliere, mensili eccetera), ma anche la possibilità o meno di portarle durante la notte, ovvero dormendo.
Come sempre, quando un dispositivo o un farmaco sono usati da milioni di persone, cominciano ad apparire gli effetti indesiderati o comunque possibili inconvenienti. Per le lenti a contatto, dunque, da tempo si segnala che il loro uso è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di cheratiti microbiche, cioè infezioni della cornea sostenute da batteri o da lieviti (per esempio la candida). Trattare un'infezione dell'occhio non è mai semplicissimo e, effettivamente, il prodursi a seguito dell'infezione di ulcere può anche comportare la perdita o la menomazione della vista, magari con la necessità di ricorrere al trapianto. Infatti molti studi riportano che tra i batteri più spesso coinvolti ci sono Serratia marcescens e Pseudomonas aeruginosa, piuttosto coriacei anche per antibiotici potenti, e con una spiccata tendenza a sviluppare resistenza. Ovviamente, l'uso delle lenti non è il solo fattore di rischio per la malattia: anzi, in parecchie casistiche, peraltro sempre abbastanza piccole, viene superato per importanza dai traumi oculari.
Comunque, il rischio c'è e diversi studi hanno cercato di valutare se esistessero variazioni in funzione del tipo di lente a contatto. E in effetti è così. I rischi maggiori si corrono con le lenti a contatto morbide rispetto a quelle gas permeabili; si corrono più rischi con quelle mensili e settimanali che non con quelle giornaliere usa e getta e, soprattutto, la possibilità di un'infezione è maggiore se si sceglie di indossarle anche durante la notte e il rischio aumenta con la frequenza con cui si indossano durante il sonno. Tra l'altro, si è anche osservato che gli idrogel più sicuri sono quelli siliconici. Ma anche questo non basta: in quanto fa la sua parte anche il rispetto delle regole di uso e manutenzione, in primo luogo la pulizia. Un recente studio australiano ha infatti sottolineato come l'uso dei detergenti enzimatici, quelli che rimuovono la patina proteica che si deposita sulla lente possa ridurre l'adesione dei microrganismi patogeni alla lente. Tuttavia non si può nemmeno trascurare la disinfezione di accessori come i contenitori delle lenti, che molto spesso risultano contaminati. In definitiva, la soluzione più sicura è usare le lenti giornaliere ed evitare comunque di tenere le lenti indosso anche la notte.
Un aspetto curioso della letteratura in materia è che i dati sono molto numerosi quando si tratta di stabilire quanti siano i portatori di lenti a contatto tra coloro che sviluppano la cheratite microbica, ma mancano stime dell'incidenza della malattia nella vasta platea dei portatori di lenti. Tra le non moltissime eccezioni c'è uno studio della fine del 2005 che ha preso in esame, per un periodo di 12 mesi, poco meno di 5000 persone che usavano le lenti a contatto per porto prolungato (notte e giorno). L'80% di questo campione le portava continuamente per almeno tre settimane di seguito (per poi sostituirle). Teoricamente, dunque, il tipo di utente in cui il rischio è maggiore. L'analisi dei dato ha concluso che complessivamente l'incidenza di cheratiti microbiche si attestava sui 18 casi l'anno su 10.000; se invece ci si limitava ai casi in cui c'è un danno permanente della vista si scende a 3,6 casi su 10.000 l'anno. Quindi, conclude lo studio, un'incidenza bassa. Lecito supporre che se poi si portano le lenti usa e getta e solo di giorno il dato si abbassi ulteriormente.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Come sempre, quando un dispositivo o un farmaco sono usati da milioni di persone, cominciano ad apparire gli effetti indesiderati o comunque possibili inconvenienti. Per le lenti a contatto, dunque, da tempo si segnala che il loro uso è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di cheratiti microbiche, cioè infezioni della cornea sostenute da batteri o da lieviti (per esempio la candida). Trattare un'infezione dell'occhio non è mai semplicissimo e, effettivamente, il prodursi a seguito dell'infezione di ulcere può anche comportare la perdita o la menomazione della vista, magari con la necessità di ricorrere al trapianto. Infatti molti studi riportano che tra i batteri più spesso coinvolti ci sono Serratia marcescens e Pseudomonas aeruginosa, piuttosto coriacei anche per antibiotici potenti, e con una spiccata tendenza a sviluppare resistenza. Ovviamente, l'uso delle lenti non è il solo fattore di rischio per la malattia: anzi, in parecchie casistiche, peraltro sempre abbastanza piccole, viene superato per importanza dai traumi oculari.
Chi rischia di più
Comunque, il rischio c'è e diversi studi hanno cercato di valutare se esistessero variazioni in funzione del tipo di lente a contatto. E in effetti è così. I rischi maggiori si corrono con le lenti a contatto morbide rispetto a quelle gas permeabili; si corrono più rischi con quelle mensili e settimanali che non con quelle giornaliere usa e getta e, soprattutto, la possibilità di un'infezione è maggiore se si sceglie di indossarle anche durante la notte e il rischio aumenta con la frequenza con cui si indossano durante il sonno. Tra l'altro, si è anche osservato che gli idrogel più sicuri sono quelli siliconici. Ma anche questo non basta: in quanto fa la sua parte anche il rispetto delle regole di uso e manutenzione, in primo luogo la pulizia. Un recente studio australiano ha infatti sottolineato come l'uso dei detergenti enzimatici, quelli che rimuovono la patina proteica che si deposita sulla lente possa ridurre l'adesione dei microrganismi patogeni alla lente. Tuttavia non si può nemmeno trascurare la disinfezione di accessori come i contenitori delle lenti, che molto spesso risultano contaminati. In definitiva, la soluzione più sicura è usare le lenti giornaliere ed evitare comunque di tenere le lenti indosso anche la notte.
Ma l'incidenza resta bassa
Un aspetto curioso della letteratura in materia è che i dati sono molto numerosi quando si tratta di stabilire quanti siano i portatori di lenti a contatto tra coloro che sviluppano la cheratite microbica, ma mancano stime dell'incidenza della malattia nella vasta platea dei portatori di lenti. Tra le non moltissime eccezioni c'è uno studio della fine del 2005 che ha preso in esame, per un periodo di 12 mesi, poco meno di 5000 persone che usavano le lenti a contatto per porto prolungato (notte e giorno). L'80% di questo campione le portava continuamente per almeno tre settimane di seguito (per poi sostituirle). Teoricamente, dunque, il tipo di utente in cui il rischio è maggiore. L'analisi dei dato ha concluso che complessivamente l'incidenza di cheratiti microbiche si attestava sui 18 casi l'anno su 10.000; se invece ci si limitava ai casi in cui c'è un danno permanente della vista si scende a 3,6 casi su 10.000 l'anno. Quindi, conclude lo studio, un'incidenza bassa. Lecito supporre che se poi si portano le lenti usa e getta e solo di giorno il dato si abbassi ulteriormente.
Maurizio Imperiali
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