21 settembre 2007
Aggiornamenti e focus
Dieta preventiva
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Sono sempre più numerosi gli studi che affermano come la dieta, il consumo di frutta in particolare, aiutino a prevenire la degenerazione maculare senile, la principale causa di perdita della vista nell'età adulta. Gli ultimi dati sul fronte italiano parlano di un italiano su quattro sopra i 60 anni ipovedente a causa della malattia, 1 su 6 cieco. E nonostante questi numeri rimane una malattia poco conosciuta, persino nella fascia di popolazione più colpita, ossia gli anziani. Gli studi si diceva. Prima uno degli Archives of Ophtalmology si è soffermato sugli effetti del consumo di vitamine e carotenoidi contenute in frutta e verdura, quindi uno studio di Jama ha valutato il consumo di cibi ricchi di beta-carotene, vitamine C ed E e zinco. In entrambi i casi il rischio di maculopatia si è ridotto con la dieta e senza bisogno di ricorrere a integratori. Ora l'ennesima conferma arriva da un gruppo di studio dedicato alla malattia i cui risultati sono stati pubblicati sugli Archives of Ophtalmology. Al centro dell'attenzione nuovamente carotenoidi e vitamine (A, E e C).
I numeri innanzitutto. La degenerazione maculare senile è la principale causa di perdita della vista irreversibile negli anziani di ceppo europeo. The Eye Diseases Prevalence Research Group stima che 1,22 milioni di cittadini statunitensi soffrono di maculopatia neovascolare, 970000 di atrofia geografica neovascolare in almeno un occhio e 3,6 milioni hanno drusen bilaterali, dove per drusen si intendono le lesioni caratteristiche nell'area centrale della retina. Numeri già significativi che ci si aspetta in crescita almeno del 50% nei prossimi venti'anni. La patogenesi e la progressione della malattia, dicono i ricercatori, sono fortemente condizionate da alterazioni metaboliche e strutturali a livello della retina che si manifestano con l'età. Ma anche fattori ambientali fanno la loro parte. E in particolare una serie di composti assunti con l'alimentazione sono in grado di attivare un meccanismo protettivo, riparando sistemi che operano in difesa dallo stress ossidativo e all'infiammazione. Luteina, zeaxantina, carotenoidi-provitamina A, vitamina A, retinolo, alfa-tocoferolo (una forma di vitamina E) e vitamina C sono i composti in questione. Il gruppo di ricerca si è quindi soffermato sull'effetto di alte dosi di questi composti sul tasso di progressione della malattia e su eventuali modifiche dell'acuità visiva. I risultati sono decisamente incoraggianti.
Lo studio è stato condotto su 4519 soggetti di età compresa tra i 60 e gli 80 anni. In particolare i partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi di gravità della maculopatia e in un gruppo controllo ulteriore, con meno di 15 piccoli drusen. L'assunzione dei nutrienti è stata stimata con un questionario, dopodiché è stata determinata la relazione tra dieta e malattia degli occhi attraverso un metodo statistico. I risultati? Esiste un'associazione inversa tra i nutrienti presi in esame e la degenerazione maculare nelle tre forme prevalenti prese in esame, un discorso che vale in particolare per luteina e zeaxantina. Per gli altri nutrienti, invece, non è stata identificata una relazione diretta. Il risultato è l'ennesima conferma sul ruolo della dieta. Una conferma particolarmente rilevante per una malattia per la quale non si dispone di molti trattamenti, anzi. Un fattore come la dieta, perciò, deve acquisire un ruolo centrale nel combattere questo disturbo visivo.
Marco Malagutti
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Malattia in crescita
I numeri innanzitutto. La degenerazione maculare senile è la principale causa di perdita della vista irreversibile negli anziani di ceppo europeo. The Eye Diseases Prevalence Research Group stima che 1,22 milioni di cittadini statunitensi soffrono di maculopatia neovascolare, 970000 di atrofia geografica neovascolare in almeno un occhio e 3,6 milioni hanno drusen bilaterali, dove per drusen si intendono le lesioni caratteristiche nell'area centrale della retina. Numeri già significativi che ci si aspetta in crescita almeno del 50% nei prossimi venti'anni. La patogenesi e la progressione della malattia, dicono i ricercatori, sono fortemente condizionate da alterazioni metaboliche e strutturali a livello della retina che si manifestano con l'età. Ma anche fattori ambientali fanno la loro parte. E in particolare una serie di composti assunti con l'alimentazione sono in grado di attivare un meccanismo protettivo, riparando sistemi che operano in difesa dallo stress ossidativo e all'infiammazione. Luteina, zeaxantina, carotenoidi-provitamina A, vitamina A, retinolo, alfa-tocoferolo (una forma di vitamina E) e vitamina C sono i composti in questione. Il gruppo di ricerca si è quindi soffermato sull'effetto di alte dosi di questi composti sul tasso di progressione della malattia e su eventuali modifiche dell'acuità visiva. I risultati sono decisamente incoraggianti.
Il ruolo della dieta
Lo studio è stato condotto su 4519 soggetti di età compresa tra i 60 e gli 80 anni. In particolare i partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi di gravità della maculopatia e in un gruppo controllo ulteriore, con meno di 15 piccoli drusen. L'assunzione dei nutrienti è stata stimata con un questionario, dopodiché è stata determinata la relazione tra dieta e malattia degli occhi attraverso un metodo statistico. I risultati? Esiste un'associazione inversa tra i nutrienti presi in esame e la degenerazione maculare nelle tre forme prevalenti prese in esame, un discorso che vale in particolare per luteina e zeaxantina. Per gli altri nutrienti, invece, non è stata identificata una relazione diretta. Il risultato è l'ennesima conferma sul ruolo della dieta. Una conferma particolarmente rilevante per una malattia per la quale non si dispone di molti trattamenti, anzi. Un fattore come la dieta, perciò, deve acquisire un ruolo centrale nel combattere questo disturbo visivo.
Marco Malagutti
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