04 maggio 2005
Aggiornamenti e focus
Il bisturi pesa troppo sulla spalla
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Cuffia rotatoria o cuffia dei rotatori, la dottrina è al riguardo divisa, è il nome con cui si indica la struttura articolare della spalla, nonché i muscoli periarticolari e i relativi tendini. In sostanza, la chiave del movimento del braccio rispetto al tronco. E' una struttura delicata, come ben sanno gli sportivi che praticano sport come le arti marziali, il sollevamento pesi, ma anche il tennis e il motociclismo. Molto spesso, i disturbi della spalla sono attribuibili o favoriti proprio dalla debolezza della parte muscolare della cuffia dei rotatori. In particolare le lussazioni o il cosiddetto confitto tra acromion e omero, cioè la situazione nella quale si crea un attrito eccessivo tra le estremità di omero e scapola (acromion) impegnate nell'articolazione.
In tempi relativamente recenti, per questo disturbo si è andato diffondendo il ricorso a un intervento chirurgico mini invasivo, chiamato decompressione artroscopica. Si tratta di eliminare una parte del bordo anteriore dell'acromion, così da stabilire un certo "gioco" tra le parti e diminuire l'interferenza. Secondo un gruppo di ricercatori danesi, però, il ricorso al bisturi, o meglio all'artroscopia, per quanto diffuso non ha ancora dimostrato la sua superiorità rispetto a un approccio fisioterapico. Alla conclusione sono giunti al termine di una ricerca che ha interessato 84 pazienti, 41 trattati chirurgicamente e 43 sottoposti a fisioterapia graduale. Tutto il campione è stato poi controllato per un anno.Per cominciare è stata valutata la funzionalità di partenza della spalla, con una scala a punti chiamata Constant score. Nei pazienti avviati al chirurgo il punteggio medio era 33,7, in quelli avviati alla fisioterapia, 34,8: in pratica, avevano disturbi della stessa gravità. Al termine del periodo di osservazione, la situazione di parità si è riproposta: il punteggio medio saliva a 52,7 nel gruppo che era stato operato e a 57 nell'altro, una differenza che statisticamente non era significativa.
Ovviamente il dato medio non può essere l'ultima parola in materia. Infatti si potrebbero identificare situazioni particolari in cui il bisturi è comunque la scelta più confacente e al contrario, quali pazienti vanno invece avviati senza dubbio alla fisioterapia. Però, per procedere a questa analisi occorrono campioni molto più numerosi. Nel frattempo, concludono gli autori, occorre maggiore cautela nell'inviare al tavolo operatorio il paziente, sennò "l'espansione dell'industria dell'artroscopia" come scrivono testualmente, rischia di non avere fondamenti razionali.
Maurizio Imperiali
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Ridurre gli attriti
In tempi relativamente recenti, per questo disturbo si è andato diffondendo il ricorso a un intervento chirurgico mini invasivo, chiamato decompressione artroscopica. Si tratta di eliminare una parte del bordo anteriore dell'acromion, così da stabilire un certo "gioco" tra le parti e diminuire l'interferenza. Secondo un gruppo di ricercatori danesi, però, il ricorso al bisturi, o meglio all'artroscopia, per quanto diffuso non ha ancora dimostrato la sua superiorità rispetto a un approccio fisioterapico. Alla conclusione sono giunti al termine di una ricerca che ha interessato 84 pazienti, 41 trattati chirurgicamente e 43 sottoposti a fisioterapia graduale. Tutto il campione è stato poi controllato per un anno.Per cominciare è stata valutata la funzionalità di partenza della spalla, con una scala a punti chiamata Constant score. Nei pazienti avviati al chirurgo il punteggio medio era 33,7, in quelli avviati alla fisioterapia, 34,8: in pratica, avevano disturbi della stessa gravità. Al termine del periodo di osservazione, la situazione di parità si è riproposta: il punteggio medio saliva a 52,7 nel gruppo che era stato operato e a 57 nell'altro, una differenza che statisticamente non era significativa.
Scoprire a chi serve realmente
Ovviamente il dato medio non può essere l'ultima parola in materia. Infatti si potrebbero identificare situazioni particolari in cui il bisturi è comunque la scelta più confacente e al contrario, quali pazienti vanno invece avviati senza dubbio alla fisioterapia. Però, per procedere a questa analisi occorrono campioni molto più numerosi. Nel frattempo, concludono gli autori, occorre maggiore cautela nell'inviare al tavolo operatorio il paziente, sennò "l'espansione dell'industria dell'artroscopia" come scrivono testualmente, rischia di non avere fondamenti razionali.
Maurizio Imperiali
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