11 maggio 2005
Aggiornamenti e focus, Speciale Schiena in forma
Schiene da raddrizzare
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Il mal di schiena può essere una seccatura transitoria o un cruccio cronico. La medicina ha stabilito che si parla di cronicità se il dolore si mantiene per almeno 12 settimane che, effettivamente, non è poco. Spesso dovuto a cause non definibili, è tutt'altro che un disturbo trascurabile, visto che è anche all'origine di assenze dal lavoro e di obiettive limitazioni nella vita di tutti i giorni, con la circostanza aggravante che non è nemmeno facile indicare un rimedio superiore agli altri. Una metanalisi degli studi condotti sul tema, ha cercato di valutare una delle opzioni più praticate, cioè l'esercizio fisico. Le altre sono il ricorso agli antinfiammatori, il massaggio, la chiropratica, l'elettrostimolazione e altro ancora. I ricercatori hanno considerato tutte le ricerche disponibili in cui si era fatto ricorso a programmi mirati, diversi per tipo di esercizio praticato e per modalità di esecuzione (da soli o sotto la guida del terapista). In totale sono stati trovati 43 studi, per un totale di oltre 70 tipi di intervento con 31 gruppi di comparazione (cioè situazioni in cui una terapia veniva confrontata a un'altra oppure a nessun trattamento).
In totale, la somma dei partecipanti agli studi superava i seimila pazienti. Il risultato che il trattamento doveva fornire era la diminuzione del dolore, poi il miglioramento della funzionalità; l'entità del miglioramento in entrambi i casi è stata valutata con una scheda a punti. Il dato generale, era che l'esercizio consente di migliorare di 10 punti il dolore e poco meno di sei la funzionalità rispetto agli altri trattamenti conservativi. Cominciando dal tipo di esercizio, si è visto che i migliori risultati sul dolore li otteneva lo stretching, mentre per quanto riguarda la funzionalità i programmi che puntavano a rafforzare la muscolatura lombare avevano l'effetto più pronunciato: rispettivamente 18 e cinque punti. Il vantaggio era evidente non soltanto rispetto al non fare nulla, ma anche rispetto ad altre pratiche come la mobilizzazione articolare, gli esercizi di coordinazione eccetera. Però non è tutto qui: se si aggiunge all'esercizio anche un altro trattamento conservativo, come il massaggio, l'efficacia aumenta. Soprattutto, però, tra gli elementi di contorno pesano le modalità di esecuzione. Intanto è meglio che vi sia una certa intensità del lavoro fisico, poi che il programma sia tagliato sulle caratteristiche individuali, meglio ancora, poi se c'è la supervisione del medico, o almeno un controllo periodico.
Come sempre nella terapia fisica, insomma, la costanza vuol, dire molto e la presenza di un supervisore è un incentivo.Tra gli altri risultati messi in luce dalla revisione degli studi c'è anche una limitazione. Infatti, quando la lombalgia è subacuta, cioè dura da 6 a 12 settimane, l'effetto dell'esercizio è contenuto, ed è addirittura insignificante nelle forma acute (meno di 6 settimane). E i farmaci? Effettivamente gli antinfiammatori non steroidei, che alla fine sono la sola scelta possibile, da soli non hanno un effetto altrettanto marcato e altrettanto duraturo. Però, se aggiunti all'esercizio migliorano il quadro complessivo.
Maurizio Imperiali
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Meglio con una "guida"
In totale, la somma dei partecipanti agli studi superava i seimila pazienti. Il risultato che il trattamento doveva fornire era la diminuzione del dolore, poi il miglioramento della funzionalità; l'entità del miglioramento in entrambi i casi è stata valutata con una scheda a punti. Il dato generale, era che l'esercizio consente di migliorare di 10 punti il dolore e poco meno di sei la funzionalità rispetto agli altri trattamenti conservativi. Cominciando dal tipo di esercizio, si è visto che i migliori risultati sul dolore li otteneva lo stretching, mentre per quanto riguarda la funzionalità i programmi che puntavano a rafforzare la muscolatura lombare avevano l'effetto più pronunciato: rispettivamente 18 e cinque punti. Il vantaggio era evidente non soltanto rispetto al non fare nulla, ma anche rispetto ad altre pratiche come la mobilizzazione articolare, gli esercizi di coordinazione eccetera. Però non è tutto qui: se si aggiunge all'esercizio anche un altro trattamento conservativo, come il massaggio, l'efficacia aumenta. Soprattutto, però, tra gli elementi di contorno pesano le modalità di esecuzione. Intanto è meglio che vi sia una certa intensità del lavoro fisico, poi che il programma sia tagliato sulle caratteristiche individuali, meglio ancora, poi se c'è la supervisione del medico, o almeno un controllo periodico.
Il farmaco una mano la dà
Come sempre nella terapia fisica, insomma, la costanza vuol, dire molto e la presenza di un supervisore è un incentivo.Tra gli altri risultati messi in luce dalla revisione degli studi c'è anche una limitazione. Infatti, quando la lombalgia è subacuta, cioè dura da 6 a 12 settimane, l'effetto dell'esercizio è contenuto, ed è addirittura insignificante nelle forma acute (meno di 6 settimane). E i farmaci? Effettivamente gli antinfiammatori non steroidei, che alla fine sono la sola scelta possibile, da soli non hanno un effetto altrettanto marcato e altrettanto duraturo. Però, se aggiunti all'esercizio migliorano il quadro complessivo.
Maurizio Imperiali
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