Integrare ma con regolarità

28 aprile 2006
Aggiornamenti e focus

Integrare ma con regolarità



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Le donne italiane consumano poco calcio con l'alimentazione. Secondo le più recenti statistiche, fra i 41 e i 59 anni, la fascia d'età più a rischio osteoporosi, si bevono in media circa 100 millilitri al giorno di latte, ben al di sotto dei 250 ml raccomandati. E le cose non vanno meglio se si considera solo il calcio, la cui assunzione media giornaliera è 630 mg, meno della metà della quantità suggerita dai nutrizionisti. Male. Almeno stando a una ricerca statunitense, pubblicata sugli Archives of Internal Medicine, secondo la quale i supplementi di calcio nella dieta possono prevenire le fratture nelle donne anziane. L'importante è che siano assunti con regolarità. Da tempo, del resto, un aumentata assunzione di calcio nella dieta viene proposta come strumento di salute pubblica per la prevenzione dell'osteoporosi. Lo studio degli Archives dà alla questione un sigillo scientifico.

Lo studio statunitense


Le premesse dei ricercatori sono quelle note. Si sa, infatti, quanto contino gli estrogeni a livello fisiologico nel trasporto del calcio nella parete intestinale e nel tubulo renale. Va da sé che la riduzione degli estrogeni circolanti, che è tipica della menopausa, determini un sbilanciamento negativo nelle quantità di calcio presenti nell'organismo. Come aumentarlo? L'aumento di calcio nella dieta ha manifestato effetti benefici sulla densità ossea delle donne postmenopausali. Ma la questione, mai del tutto risolta, è se la quantità di calcio assunta incida sulla riduzione delle fratture. Ecco perché i ricercatori hanno intrapreso uno studio nel quale venisse presa in esame una popolazione, relativamente sana, sottoposta a una supplementazione di calcio. L'obiettivo era prendere in esame una popolazione di donne over 70 nel suo complesso, e non solo quelle con bassa densità ossea. In più, i ricercatori hanno cercato di esaminare gli effetti biochimici e strutturali di questa integrazione di calcio per capire quale sia il meccanismo della riduzione delle fratture. Le 1470 pazienti reclutate per lo studio erano così rappresentative di donne over 70 con un rischio prospettico di fratture, di lì a 5 anni, superiore al 15%. Metà delle pazienti ha così preso pasticche da 600 milligrammi di carbonato di calcio due volte al giorno, le altre un placebo per un ciclo di cinque anni. Alla fine del periodo di osservazione, 239 donne avevano subito almeno una frattura da osteoporosi. Ma l'osservazione più interessante riguarda il fatto che, a un primo esame, il trattamento non sembrava ridurre il pericolo di lesioni. Possibile? Si, dicono i ricercatori, ma il problema è essenzialmente legato alla compliance della terapia, ossia alla sua regolarità. Erano cioè le pazienti più attente a seguire il trattamento quelle più protette dal rischio fratture rispetto a quelle che avevano assunto placebo. Un'osservazione che ha portato i ricercatori a concludere che le pazienti cui venga prescritta l'integrazione con calcio hanno ricevono effettivamente una terapia sicura ed efficace per diminuire il rischio di fratture da osteoporosi. Purché la seguano.

Marco Malagutti



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