29 giugno 2007
Aggiornamenti e focus
Perdere l'udito
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Il 12 per cento della popolazione italiana, cioè circa sette milioni di persone, soffre di disturbi uditivi, più di mezzo milione sono le persone adulte con sordità grave invalidante e conseguente handicap di rilevanza sociale, oltre mille i bambini che nascono ogni anno con sordità congenita. Le ultime statistiche danno chiaramente il polso di una situazione preoccupante e per di più in peggioramento. L'incremento annuo dei disturbi uditivi si aggira, infatti, intorno ai due punti percentuali. Un trend che cresce con l'età: se, infatti, secondo i dati dell'Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità, nella fascia 0-3 anni sono 22000 i bambini colpiti, il picco viene raggiunto tra i 61 e gli 80 anni quando a soffrirne sono 2.800000 persone. Problemi aggravati dall'inadeguata prevenzione e dalla scarsa sensibilizzazione che contribuiscono ad aggravare la situazione. E anche gli operatori sanitari sono spesso toccati dalla scarsa informazione. Per ovviare a questi aspetti un gruppo di ricerca canadese ha pubblicato una review per identificare e valutare i trial randomizzati sul trattamento della perdita di udito sensineurale (SSHL). Lo studio
Si tratta, premettono i ricercatori, di una delle tematiche più controverse nella letteratura otorinolaringologica. La National Institute for Deafness and Communication Disorders statunitense, definisce l'SSHL una perdita idiopatica di udito, in base alla quale in tre successivi test di frequenza condotti in tre giorni consecutivi la perdita di udito è stata di almeno 30 decibel. Un valore considerevole per una patologia che incide da 5 a 20 per 100000 persone all'anno. Ma come si cura? I trattamenti disponibili variano molto e spesso anche a seconda della regione presa in considerazione. Si va dagli agenti antivirali a quelli di emodiluizione, da sostanze minerali, vitamine, prodotti fitoterapici a batroxobina e ossigeno iperbarico. Ce n'è per tutti i gusti e c'è anche chi tra i medici preferisce non trattarla affatto. Ma l'approccio più comune è quello con gli steroidi, considerati dalla maggior parte degli autori come il trattamento gold standard. Per identificare tra tutti i papabili quale sia il trattamento migliore sono stati effettuate molte ricerchee, alcune anche criticate per il poco rigore scientifico. La ricerca canadese effettua una review sistematica degli studi finora effettuati. Ma non arriva a risultati definitivi.
Risultati interlocutori
La ricerca ha identificato un totale di 21 trial randomizzati controllati, riguardanti trattamenti tra loro diversi. Le conclusioni non sono univoche anche se i trattamenti più efficaci risultano essere gli steroidi sistemici. Ma, puntualizzano i ricercatori, tutti gli studi giunti a un risultato positivo hanno qualche limitazione significativa. Le evidenze conclusive continuano a mancare e ulteriori ricerche si rendono necessarie per confermare i risultati di questo studio sistematico. Ancor prima però occorre arrivare a una definizione univoca della patologia e dei parametri clinici necessari a misurarla. Solo così gli otorinolaringoiatri potranno essere aiutati ad applicare le ricerche al contesto clinico.
Marco Malagutti
Fonti
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Si tratta, premettono i ricercatori, di una delle tematiche più controverse nella letteratura otorinolaringologica. La National Institute for Deafness and Communication Disorders statunitense, definisce l'SSHL una perdita idiopatica di udito, in base alla quale in tre successivi test di frequenza condotti in tre giorni consecutivi la perdita di udito è stata di almeno 30 decibel. Un valore considerevole per una patologia che incide da 5 a 20 per 100000 persone all'anno. Ma come si cura? I trattamenti disponibili variano molto e spesso anche a seconda della regione presa in considerazione. Si va dagli agenti antivirali a quelli di emodiluizione, da sostanze minerali, vitamine, prodotti fitoterapici a batroxobina e ossigeno iperbarico. Ce n'è per tutti i gusti e c'è anche chi tra i medici preferisce non trattarla affatto. Ma l'approccio più comune è quello con gli steroidi, considerati dalla maggior parte degli autori come il trattamento gold standard. Per identificare tra tutti i papabili quale sia il trattamento migliore sono stati effettuate molte ricerchee, alcune anche criticate per il poco rigore scientifico. La ricerca canadese effettua una review sistematica degli studi finora effettuati. Ma non arriva a risultati definitivi.
Risultati interlocutori
La ricerca ha identificato un totale di 21 trial randomizzati controllati, riguardanti trattamenti tra loro diversi. Le conclusioni non sono univoche anche se i trattamenti più efficaci risultano essere gli steroidi sistemici. Ma, puntualizzano i ricercatori, tutti gli studi giunti a un risultato positivo hanno qualche limitazione significativa. Le evidenze conclusive continuano a mancare e ulteriori ricerche si rendono necessarie per confermare i risultati di questo studio sistematico. Ancor prima però occorre arrivare a una definizione univoca della patologia e dei parametri clinici necessari a misurarla. Solo così gli otorinolaringoiatri potranno essere aiutati ad applicare le ricerche al contesto clinico.
Marco Malagutti
Fonti
- Conlin AE et al. Treatment of Sudden Sensorineural Hearing Loss. Arch Otolaryngol Head Neck Surg. 2007;133:573-581.
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