Raffreddore: cura e prevenzione

22 ottobre 2004
Aggiornamenti e focus

Raffreddore: cura e prevenzione



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E' senz'altro l'infezione delle vie respiratorie più comune e diffusa e, come l'influenza, è sostenuta principalmente dai rhinovirus, appartenenti alla più vasta alla famiglia dei picornavirus. Di norma, questi ultimi provocano infezioni più gravi, spesso localizzate all'intestino. Il rhinovirus, però, è un po' come la pecora nera del gruppo: si sviluppa a 33 gradi, ma già a 37 si blocca; questo gli impedisce di sopravvivere nell'intestino o, comunque, all'interno dell'organismo. Che questa sia anche la principale malattia da raffreddamento spiega perché le basse temperature aiutino il rhinovirus a installarsi all'interno della mucosa nasale. Quando si inspira aria fredda, le ciglia di cui sono dotate le cellule che tappezzano le vie aeree si bloccano, il muco ristagna e proprio lì il rhinovirus trova un ambiente su misura per moltiplicarsi, attaccare le cellule e provocare l'infiammazioni.

Come si manifesta


L'infiammazione da raffreddore provoca la dilatazione dei vasi sanguigni che irrorano la mucosa nasale. Si richiamano, così, liquidi nella zona stessa e si produce altro muco. Ecco, allora, comparire i tipici segnali da raffreddamento: sensazione di naso chiuso, scolo nasale, starnuti frequenti, abbondante lacrimazione; oltre a questi, in alcuni casi, possono presentarsi anche mal di gola, tosse, difficoltà nella respirazione e lieve aumento della temperatura corporea. Eventuali complicazioni (che fortunatamente avvengono piuttosto di rado) possono coinvolgere la trachea, l'orecchio e i bronchi.

Come avviene il contagio


Il raffreddore è un'infezione estremamente contagiosa. Basta uno starnuto o una semplice stretta di mano per diffondere il disturbo a chi ci sta vicino. Il contagio, quindi, può avvenire sia per via aerea, sia per contatto. Nel primo caso, il contagio avviene soprattutto attraverso lo starnuto che, emettendo goccioline di saliva, può diffondere il rhinovirus nell'ambiente. Essendo, però, questo virus molto fragile, una volta immesso nell'ambiente è soprattutto per contatto che avviene il passaggio da una persona all'altra. Naturalmente, vi sono persone e stati di salute che possono predisporre all'infezione. Tra i primi troviamo soprattutto i bambini, che non hanno ancora sviluppato una buona resistenza ai numerosi virus che causano il raffreddore (ne esistono più di 200 tipi diversi).

Vaccino impossibile

Proprio l'estrema variabilità del virus rende impossibile il ricorso al vaccino: sarebbe impossibile confezionarne uno con una copertura sufficiente di tutti i possibili agenti patogeni. Allo stesso modo è arduo dire se valga la pena curarlo. Le possibilità, anche teoriche, non sono poi molte. Esistono è vero dei farmaci antivirali, ma il loro impiego non si è rivelato poi così efficiente. Recentemente si è tentato un altro approccio, cioè rendere poco ospitale per i virus la mucosa. L'effetto si ottiene con un gel che ha consistenza e viscosità pari a quelle fisiologiche del muco ma che, a differenza di questo, ha un pH acido. I virus, infatti, vengono inattivati da un ambiente con queste caratteristiche. Inoltre il gel, che va applicato localmente fino a quattro volte al giorno, ha anche la proprietà di richiamare acqua favorendo l'espulsione dei patogeni "storditi". Le prime sperimentazioni paiono positive, chi è sano ha meno possibilità di infettarsi anche in presenza di raffreddati e chi, comunque ha subito l'attacco, vede ridurre sintomi e durata complessiva del disagio. E a questo proposito è il caso di ricordare che, comunque, si tratta di un disturbo passeggero. Fastidioso, d'accordo ma, insomma, se si è in buona salute, si può anche tollerare...

Maurizio Imperiali



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