12 dicembre 2008
Aggiornamenti e focus
Malattie da grandi
Tags:
Le malattie del benessere generalmente vengono attribuite a stili di vita scorretti adottati in un contesto socioeconomico tipicamente occidentale, ma possono diventare una scomoda eredità da tramandare a generazioni più giovani che uno stile lo devono ancora scegliere. E' il caso delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) la cui incidenza, nelle fasce di età infantili e giovanili, ha avuto un'impennata dagli anni '70 a oggi con una prevalenza che negli ultimi cinque anni è raddoppiata: da tre casi ogni 100mila abitanti a sei. In particolare, il Registro italiano delle MICI in età pediatrica, riporta un aumento dopo gli anni '80 e dal 1996 al 2003 ha rilevato 1576 nuove diagnosi con un incremento dell'incidenza nella popolazione sotto i 18 anni, dall'0,89 a 1,39.
L'emergenza del fenomeno non è passata inosservata agli occhi dei gastroenterologi della Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (SIGENP) che da sempre si occupano delle MICI nella fascia giovanile, riconoscendo, peraltro, una lacuna nella condivisione di linee guida e gestione delle malattie. Motivo che li ha spinti a elaborare un documento di consensus per unificare le modalità, finora troppo frammentate, di definizione, di diagnosi e di trattamento, innanzitutto con l'obiettivo di evitare i ritardi nella diagnosi. Si stima, infatti, che, attualmente, passino 5,8 mesi per riconoscere la colite ulcerosa, 9 mesi per la colite indeterminata e 10 mesi per il morbo di Crohn. Ritardi che sono causa di forme più gravi delle patologie nonché di complicanze, prima tra tutte, crescita e maturazione ritardate del bambino. Secondo gli autori del documento, che lo hanno presentato in conferenza stampa, una buona diffusione e comprensione delle linee guida condivise, permetterebbe di avere una diagnosi già in centri di I e II livello senza dover arrivare, purtroppo dopo mesi, al centro di riferimento specialistico.
Le MICI si presentano con un quadro clinico tipico, che include forti dolori addominali e sangue nelle feci ma anche sintomi extragastrointestinali, come ritardo della crescita e dello sviluppo, artrite, stanchezza, anemia, malattie della pelle degli occhi e del fegato, che potrebbero rendere non immediato il riconoscimento. In ogni caso, esercitano un forte impatto sulla vita sociale di bambini e adolescenti costretti a rinunciare ad attività scolastiche ed extrascolastiche a causa della sintomatologia acuta e delle continue visite nonché a vivere un disagio psicologico molto profondo nella fase adolescenziale. Esiste una predisposizione genetica (oltre a un effetto ambientale, che agisce però a livello di popolazione) che non può essere modificata dagli stili di vita impedendo quindi qualsiasi forma di prevenzione. L'unica prevenzione sostenuta dalla SIGENP è la diagnosi precoce che quanto meno limita la gravità del caso, dal momento che le MICI non si curano ma si possono controllare con diversi strumenti. Si tratta sostanzialmente di terapie immunodeprimenti, dal momento che sono malattie con patogenesi autoimmune, che comportano, tra i rischi maggiori quello neoplastico. Tuttavia, un ruolo importante lo hanno assunto recentemente i farmaci biologici, che agiscono in modo mirato sulle molecole coinvolte nel processo infiammatorio. E' stato riconosciuto un ruolo anche all'olio di pesce contenente omega-3, ma solo nei casi lievi di morbo di Crohn e ai probiotici, ma anche in questo caso solo nella colite ulcerosa. Infine, esiste una consensus anche sugli strumenti di monitoraggio dell'efficacia della terapia che va eseguita non soltanto sulla base della remissione dei sintomi clinici ma va comprovata per via endoscopica, per verificare lo stato delle lesioni. La combinazione di sedazione e anestesia locale (sedoanalgesia) è uno strumento fondamentale per rendere accettabile l'invasività e la frequenza di tali esami strumentali, in particolare per i bambini, ma anche per gli adulti.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Malattie emergenti
L'emergenza del fenomeno non è passata inosservata agli occhi dei gastroenterologi della Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (SIGENP) che da sempre si occupano delle MICI nella fascia giovanile, riconoscendo, peraltro, una lacuna nella condivisione di linee guida e gestione delle malattie. Motivo che li ha spinti a elaborare un documento di consensus per unificare le modalità, finora troppo frammentate, di definizione, di diagnosi e di trattamento, innanzitutto con l'obiettivo di evitare i ritardi nella diagnosi. Si stima, infatti, che, attualmente, passino 5,8 mesi per riconoscere la colite ulcerosa, 9 mesi per la colite indeterminata e 10 mesi per il morbo di Crohn. Ritardi che sono causa di forme più gravi delle patologie nonché di complicanze, prima tra tutte, crescita e maturazione ritardate del bambino. Secondo gli autori del documento, che lo hanno presentato in conferenza stampa, una buona diffusione e comprensione delle linee guida condivise, permetterebbe di avere una diagnosi già in centri di I e II livello senza dover arrivare, purtroppo dopo mesi, al centro di riferimento specialistico.
Impatto da prevenire
Le MICI si presentano con un quadro clinico tipico, che include forti dolori addominali e sangue nelle feci ma anche sintomi extragastrointestinali, come ritardo della crescita e dello sviluppo, artrite, stanchezza, anemia, malattie della pelle degli occhi e del fegato, che potrebbero rendere non immediato il riconoscimento. In ogni caso, esercitano un forte impatto sulla vita sociale di bambini e adolescenti costretti a rinunciare ad attività scolastiche ed extrascolastiche a causa della sintomatologia acuta e delle continue visite nonché a vivere un disagio psicologico molto profondo nella fase adolescenziale. Esiste una predisposizione genetica (oltre a un effetto ambientale, che agisce però a livello di popolazione) che non può essere modificata dagli stili di vita impedendo quindi qualsiasi forma di prevenzione. L'unica prevenzione sostenuta dalla SIGENP è la diagnosi precoce che quanto meno limita la gravità del caso, dal momento che le MICI non si curano ma si possono controllare con diversi strumenti. Si tratta sostanzialmente di terapie immunodeprimenti, dal momento che sono malattie con patogenesi autoimmune, che comportano, tra i rischi maggiori quello neoplastico. Tuttavia, un ruolo importante lo hanno assunto recentemente i farmaci biologici, che agiscono in modo mirato sulle molecole coinvolte nel processo infiammatorio. E' stato riconosciuto un ruolo anche all'olio di pesce contenente omega-3, ma solo nei casi lievi di morbo di Crohn e ai probiotici, ma anche in questo caso solo nella colite ulcerosa. Infine, esiste una consensus anche sugli strumenti di monitoraggio dell'efficacia della terapia che va eseguita non soltanto sulla base della remissione dei sintomi clinici ma va comprovata per via endoscopica, per verificare lo stato delle lesioni. La combinazione di sedazione e anestesia locale (sedoanalgesia) è uno strumento fondamentale per rendere accettabile l'invasività e la frequenza di tali esami strumentali, in particolare per i bambini, ma anche per gli adulti.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
- Notizie e aggiornamenti
- Libri e pubblicazioni
- Dalle aziende
- Appunti di salute
- Nutrire la salute
- Aperi-libri
- Allenati con noi
...e inoltre su Dica33: