08 giugno 2007
Aggiornamenti e focus
Infanzia maltrattata
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La cronaca e i casi eclatanti spesso portano alla ribalta la realtà dell'infanzia negata, maltrattata o violata, che non conosce barriere geografiche o sociali. Si verifica in tutti i paesi e in famiglie di tutte le etnie o gruppi religiosi, cambiano, però, la sensibilità rispetto al problema, le leggi che tutelano i minori e il sistema di assistenza che li accompagna nella crescita. Due ricercatori dei dipartimenti di pediatria di Baltimora (USA) e di Ottawa (Canada) hanno revisionato gli articoli sull'argomento pubblicati tra il 1966 e il 2005 verificando che i maltrattamenti sui bambini raramente dipendono da un unico fattore.
"Spesso - affermano nell'articolo pubblicato su Lancet - ci sono molti fattori di rischio che interagiscono. Una disabilità del bambino o un genitore in depressione predispongono i bambini al maltrattamento". All'interno della famiglia un partner violento è un fattore di rischio, come lo sono anche nella comunità, un vicinato per vari motivi pericoloso e la latenza di servizi ricreativi per l'infanzia. Rientrano nei fattori di rischio anche quelli sociali come la povertà, anche se casi di maltrattamento si verificano in tutte le classi sociali. Fanno da controparte i fattori protettivi: la capacità di riconoscere il problema da parte del genitore, la presenza di nonni partecipi, l'accesso a strutture per l'igiene mentale. E anche tutte le figure che ruotano intorno al bambino, in primo luogo il medico di famiglia e il pediatra. Il compito più complesso, ma di certo più efficace, è osservare e leggere i segni, ai medici, in particolare, spetta il dovere di costruire e mantenere la relazione con la famiglia per offrire l'occasione di sviluppare fiducia e conoscenza delle circostanze.
Gli autori hanno distinto tra due possibili azioni che il bambino può subire: l'abuso fisico e la negligenza. Le lesioni lasciate dall'abuso fisico possono essere evidenti, ma bisogna saperle leggere poiché in alcuni casi possono essere la semplice manifestazione di una patologia sottostante o di incidenti veri e propri. Tuttavia i ricercatori hanno individuato alcuni segni che con elevata probabilità dipendono da un'azione volontaria non accidentale da parte di un adulto. Inoltre, l'assenza di una spiegazione plausibile per il danno (coerente per esempio con l'età e le attività del bambino), o che varia di volta in volta depone a favore di un abuso.
I lividi sono la manifestazione più comune dell'abuso, ma è la loro localizzazione che fa la differenza. Nei bambini di pochi mesi che non camminano l'abuso ne è la causa più probabile, se si esclude la malattia, mentre quelli dovuti alle cadute si trovano di solito in punti esposti alle cadute stesse(stinchi, fronte). Lividi in zone più morbide come glutei, guance, cosce, come pure orecchie, collo e genitali, che raramente vengono coinvolti dalle attività del bambino, suggeriscono la possibilità di colpi non accidentali. Anche l'impronta di morsi sono un segnale importante, di solito accompagnata da lividi intorno; in questo caso va verificato se sono autoinflitti, se su aree accessibili come le mani, per esempio, o se l'autore è un animale, in questo caso il segno ad arco è più sottile e il morso è profondo. Un chiaro segno di una situazione a rischio sono le ustioni, sia se inflitte sia se accidentali. L'ustione uniformemente diffusa su mani o piedi può indicare l'immersione in acqua troppo calda; nelle bruciature con forme definite si possono riconoscere l'eventuale oggetto con cui sono state causate. Un bimbo trascurato o lasciato solo in casa è maggiormente esposto a liquidi bollenti, fornelli accesi o arroventati, prese elettriche. In ogni caso le bruciature non vanno confuse con patologie, per esempio, infezioni come l'impetigo si manifestano con lesioni simili a bruciature di sigarette.Il secondo segnale più comune dopo i lividi, sono le fratture ossee, in particolare sotto l'anno di età. Sono sospette se interessano la parte lunga delle ossa, le costole, che difficilmente si rompono per traumi accidentali, e i lati del cranio.
Diritti negati
In realtà, negli Stati Uniti in particolare, la forma di maltrattamento più diffusa, resta la negligenza cioè l'omissione di cure, la malnutrizione, la mancata istruzione scolastica. Un bambino poco seguito per esempio non aderisce completamente alle terapie in corso oppure non fa controlli dal dentista, dall'oculista o non riceve le cure necessarie quando servono. Se manca una supervisione adeguata capita più spesso che il bimbo si faccia male o che ingerisca oggetti, o che sia più esposto a farmaci o ai pericoli della casa, infine, può esserci poca attenzione ai bisogni emotivi e cognitivi.
In condizioni di povertà o al limite della povertà può accadere che i bambini non siano ben coperti durante l'inverno o non ricevano un'alimentazione sbilanciata o verso la denutrizione o verso l'obesità. Ma le motivazioni possono anche essere altre per esempio le condizioni mentali di uno o di entrambi i genitori (dalla malattia mentale al consumo di droghe).
In molti paesi, non in tutti purtroppo, esistono servizi sociali a cui è possibile segnalare casi e chiedere di intervenire, anche con strumenti legali. Qualsiasi siano le caratteristiche o la natura di queste problematiche rimane comunque difficile intervenire, richiede competenze specifiche, multidisciplinarietà e una grande discrezione per non invadere un mondo intimo come quello familiare, se quello è lo scenario, e non turbare ulteriormente il bambino. Ma è necessario che ci sia chiarezza che non sempre si ottiene, perchè in questo caso, non è affatto semplice chiedere alla vittima come si sono svolti i fatti.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Bilancio rischio-protezione
"Spesso - affermano nell'articolo pubblicato su Lancet - ci sono molti fattori di rischio che interagiscono. Una disabilità del bambino o un genitore in depressione predispongono i bambini al maltrattamento". All'interno della famiglia un partner violento è un fattore di rischio, come lo sono anche nella comunità, un vicinato per vari motivi pericoloso e la latenza di servizi ricreativi per l'infanzia. Rientrano nei fattori di rischio anche quelli sociali come la povertà, anche se casi di maltrattamento si verificano in tutte le classi sociali. Fanno da controparte i fattori protettivi: la capacità di riconoscere il problema da parte del genitore, la presenza di nonni partecipi, l'accesso a strutture per l'igiene mentale. E anche tutte le figure che ruotano intorno al bambino, in primo luogo il medico di famiglia e il pediatra. Il compito più complesso, ma di certo più efficace, è osservare e leggere i segni, ai medici, in particolare, spetta il dovere di costruire e mantenere la relazione con la famiglia per offrire l'occasione di sviluppare fiducia e conoscenza delle circostanze.
Leggere i segni
Gli autori hanno distinto tra due possibili azioni che il bambino può subire: l'abuso fisico e la negligenza. Le lesioni lasciate dall'abuso fisico possono essere evidenti, ma bisogna saperle leggere poiché in alcuni casi possono essere la semplice manifestazione di una patologia sottostante o di incidenti veri e propri. Tuttavia i ricercatori hanno individuato alcuni segni che con elevata probabilità dipendono da un'azione volontaria non accidentale da parte di un adulto. Inoltre, l'assenza di una spiegazione plausibile per il danno (coerente per esempio con l'età e le attività del bambino), o che varia di volta in volta depone a favore di un abuso.
I lividi sono la manifestazione più comune dell'abuso, ma è la loro localizzazione che fa la differenza. Nei bambini di pochi mesi che non camminano l'abuso ne è la causa più probabile, se si esclude la malattia, mentre quelli dovuti alle cadute si trovano di solito in punti esposti alle cadute stesse(stinchi, fronte). Lividi in zone più morbide come glutei, guance, cosce, come pure orecchie, collo e genitali, che raramente vengono coinvolti dalle attività del bambino, suggeriscono la possibilità di colpi non accidentali. Anche l'impronta di morsi sono un segnale importante, di solito accompagnata da lividi intorno; in questo caso va verificato se sono autoinflitti, se su aree accessibili come le mani, per esempio, o se l'autore è un animale, in questo caso il segno ad arco è più sottile e il morso è profondo. Un chiaro segno di una situazione a rischio sono le ustioni, sia se inflitte sia se accidentali. L'ustione uniformemente diffusa su mani o piedi può indicare l'immersione in acqua troppo calda; nelle bruciature con forme definite si possono riconoscere l'eventuale oggetto con cui sono state causate. Un bimbo trascurato o lasciato solo in casa è maggiormente esposto a liquidi bollenti, fornelli accesi o arroventati, prese elettriche. In ogni caso le bruciature non vanno confuse con patologie, per esempio, infezioni come l'impetigo si manifestano con lesioni simili a bruciature di sigarette.Il secondo segnale più comune dopo i lividi, sono le fratture ossee, in particolare sotto l'anno di età. Sono sospette se interessano la parte lunga delle ossa, le costole, che difficilmente si rompono per traumi accidentali, e i lati del cranio.
Diritti negati
In realtà, negli Stati Uniti in particolare, la forma di maltrattamento più diffusa, resta la negligenza cioè l'omissione di cure, la malnutrizione, la mancata istruzione scolastica. Un bambino poco seguito per esempio non aderisce completamente alle terapie in corso oppure non fa controlli dal dentista, dall'oculista o non riceve le cure necessarie quando servono. Se manca una supervisione adeguata capita più spesso che il bimbo si faccia male o che ingerisca oggetti, o che sia più esposto a farmaci o ai pericoli della casa, infine, può esserci poca attenzione ai bisogni emotivi e cognitivi.
In condizioni di povertà o al limite della povertà può accadere che i bambini non siano ben coperti durante l'inverno o non ricevano un'alimentazione sbilanciata o verso la denutrizione o verso l'obesità. Ma le motivazioni possono anche essere altre per esempio le condizioni mentali di uno o di entrambi i genitori (dalla malattia mentale al consumo di droghe).
In molti paesi, non in tutti purtroppo, esistono servizi sociali a cui è possibile segnalare casi e chiedere di intervenire, anche con strumenti legali. Qualsiasi siano le caratteristiche o la natura di queste problematiche rimane comunque difficile intervenire, richiede competenze specifiche, multidisciplinarietà e una grande discrezione per non invadere un mondo intimo come quello familiare, se quello è lo scenario, e non turbare ulteriormente il bambino. Ma è necessario che ci sia chiarezza che non sempre si ottiene, perchè in questo caso, non è affatto semplice chiedere alla vittima come si sono svolti i fatti.
Simona Zazzetta
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