16 gennaio 2009
Aggiornamenti e focus
Il morbillo imperversa
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Secondo gli obiettivi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l'Europa dovrebbe raggiungere l'eradicazione del virus del morbillo nel 2010. Peraltro la vaccinazione contro il virus è parte integrante delle campagne vaccinali pediatriche di routine da circa 20 anni, eppure continuano a emergere nuovi focolai. Per chiarirne i motivi la Commissione Europea ha voluto delineare l'andamento epidemiologico recente dell'infezione, sulla base dei dati segnalati dai sistemi di sorveglianza nazionale di ciascun paese per gli anni 2006 e 2007.
I casi segnalati, raccolti da ben 32 nazioni, contengono informazioni su fascia d'età, conferma della diagnosi, status vaccinale, ricovero ospedaliero, presenza di encefalite acuta (la più temuta complicazione del morbillo), decessi; inoltre 30 paesi sono anche stati in grado di rilevare i casi di infezione importata e la provenienza del contagio.
La Commissione ha analizzato in dettaglio i casi che rientravano nei criteri richiesti per la sorveglianza nazionale, confermati cioè con prove sia cliniche che di laboratorio. Dal punto di vista epidemiologico, l'incidenza si classifica come: zero, bassa, moderata, elevata rispettivamente per un numero di casi per 100.000 abitanti/anno pari a zero; meno di 0,1, tra 0,1 e 1, e più di uno.
Le segnalazioni pervenute alla Commissione europea hanno riguardato, nel corso dei 2 anni di osservazione, un totale di 12.132 casi di morbillo, l'85% dei quali provenienti da 5 nazioni: Romania, Germania, Regno Unito, Svizzera e Italia. La maggioranza di questi episodi si sono verificati in bambini non vaccinati o che non avevano ricevuto tutte le dosi vaccinali, tuttavia un quinto delle infezioni ha riguardato persone adulte, d'età uguale o superiore ai 20 anni. Sono stati solo 7 i casi fatali mentre i casi segnalati come d'importazione sono stati 210: il 56% delle infezioni proveniva da un altro paese europeo e il 20% da un paese asiatico.
Da rilevare che i paesi europei con elevata incidenza di morbillo sono anche quelli con una copertura vaccinale non ottimale. E le differenze nell'incidenza tra una nazione e l'altra si spiegano effettivamente con il diverso grado di successo dei programmi nazionali di vaccinazione. Occorre raggiungere e mantenere la copertura vaccinale minima (del 95%) raccomandata dall'OMS, con la corretta somministrazione di 2 dosi, per eradicare l'infezione.Al contrario, dall'attuale e da precedenti rapporti risulta come i paesi con la maggiore incidenza di morbillo, nel 2006-2007, scontino ancora dei difetti nel programma di profilassi.In particolare per quel che riguarda l'Italia tra il 2001 e il 2003, il tasso di vaccinazione a 2 anni d'età non raggiungeva l'85% ed è poi salito a quasi il 90% nel triennio successivo (2004-2006), con ampie variazioni da una regione all'altra.
Infine occorre sottolineare come circa la metà dei casi di morbillo segnalati tra il 2006 e il 2007 abbia riguardato bambini e adolescenti, d'età compresa tra i 5 e i 19 anni. E ciò che è più grave è che l'80% di questi soggetti non era stato vaccinato, anche se alla nascita tutti potevano già usufruire della vaccinazione contro il morbillo. Per riuscire a vaccinare almeno il 95% dei i bambini entro i 2 anni d'età, si conclude l'analisi, è necessario scoprire le cause che ostacolano il ricorso alla vaccinazione, individuare nuove strategie per raggiungere la popolazione più vulnerabile ancora esclusa dalla profilassi di routine e rinforzare i sistemi di sorveglianza, onde evitare possibili sottostime della diffusione dell'infezione.
Elisabetta Lucchesini
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I dati che preoccupano
I casi segnalati, raccolti da ben 32 nazioni, contengono informazioni su fascia d'età, conferma della diagnosi, status vaccinale, ricovero ospedaliero, presenza di encefalite acuta (la più temuta complicazione del morbillo), decessi; inoltre 30 paesi sono anche stati in grado di rilevare i casi di infezione importata e la provenienza del contagio.
La Commissione ha analizzato in dettaglio i casi che rientravano nei criteri richiesti per la sorveglianza nazionale, confermati cioè con prove sia cliniche che di laboratorio. Dal punto di vista epidemiologico, l'incidenza si classifica come: zero, bassa, moderata, elevata rispettivamente per un numero di casi per 100.000 abitanti/anno pari a zero; meno di 0,1, tra 0,1 e 1, e più di uno.
Le segnalazioni pervenute alla Commissione europea hanno riguardato, nel corso dei 2 anni di osservazione, un totale di 12.132 casi di morbillo, l'85% dei quali provenienti da 5 nazioni: Romania, Germania, Regno Unito, Svizzera e Italia. La maggioranza di questi episodi si sono verificati in bambini non vaccinati o che non avevano ricevuto tutte le dosi vaccinali, tuttavia un quinto delle infezioni ha riguardato persone adulte, d'età uguale o superiore ai 20 anni. Sono stati solo 7 i casi fatali mentre i casi segnalati come d'importazione sono stati 210: il 56% delle infezioni proveniva da un altro paese europeo e il 20% da un paese asiatico.
I punti deboli
Da rilevare che i paesi europei con elevata incidenza di morbillo sono anche quelli con una copertura vaccinale non ottimale. E le differenze nell'incidenza tra una nazione e l'altra si spiegano effettivamente con il diverso grado di successo dei programmi nazionali di vaccinazione. Occorre raggiungere e mantenere la copertura vaccinale minima (del 95%) raccomandata dall'OMS, con la corretta somministrazione di 2 dosi, per eradicare l'infezione.Al contrario, dall'attuale e da precedenti rapporti risulta come i paesi con la maggiore incidenza di morbillo, nel 2006-2007, scontino ancora dei difetti nel programma di profilassi.In particolare per quel che riguarda l'Italia tra il 2001 e il 2003, il tasso di vaccinazione a 2 anni d'età non raggiungeva l'85% ed è poi salito a quasi il 90% nel triennio successivo (2004-2006), con ampie variazioni da una regione all'altra.
Infine occorre sottolineare come circa la metà dei casi di morbillo segnalati tra il 2006 e il 2007 abbia riguardato bambini e adolescenti, d'età compresa tra i 5 e i 19 anni. E ciò che è più grave è che l'80% di questi soggetti non era stato vaccinato, anche se alla nascita tutti potevano già usufruire della vaccinazione contro il morbillo. Per riuscire a vaccinare almeno il 95% dei i bambini entro i 2 anni d'età, si conclude l'analisi, è necessario scoprire le cause che ostacolano il ricorso alla vaccinazione, individuare nuove strategie per raggiungere la popolazione più vulnerabile ancora esclusa dalla profilassi di routine e rinforzare i sistemi di sorveglianza, onde evitare possibili sottostime della diffusione dell'infezione.
Elisabetta Lucchesini
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